Centrodestra e destra nella domenica elettorale dei tre Paesi, pur con sfumature e destini diversi, rappresentano una spia della crisi della socialdemocrazia europea, che non intercetta le esigenze dei cittadini e si trova in difficoltà a individuare soluzioni
Le elezioni in Polonia, Portogallo e Romania hanno portato alla ribalta diverse forme di destre, con sullo sfondo i temi stringenti legati a Ue e Nato da un lato e alle criticità più interne come immigrazione e inflazione dall’altro. Ballottaggio in Polonia dove Tusk è forte (con il Ppe), a Lisbona si impone un centrodestra classico ma con il balzo di Chaga, a Bucarest il liberal-centrista Dan scavalca a sorpresa Simion, ma con le accuse di brogli sui social. Un trend che va letto in filigrana rispetto alla fase di difficoltà in cui si trova la socialdemocrazia europea, che paga fio per il green deal, per politiche di accoglienza poco stringenti e per una generale mancanza di leadership.
Qui Polonia
Sul filo di lana vince il partito di Donald Tusk, guidato dal sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski al 31,2%, ma servirà il secondo turno per capire chi la spunterà tra il centrodestra e la destra di Karol Nawrocki, sostenuto dal partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS), giunto secondo al 29,7%. Dieci anni dopo la presidenza di Andrzej Duda, sostenuta dal PiS, ecco che il primo ministro Donald Tusk punta a sostenere un suo uomo contro altri pezzi delle destre polacche, come Sławomir Mentzen e Grzegorz Braun che, forti di quinto dei voti al primo turno, potrebbero convergere su Nawrocki per bloccare Tusk.
Il ruolo del presidente nel Paese è molto ambito, perché oltre a guidare le forze armate e la politica estera, può influenzare direttamente il processo legislativo attraverso il potere di veto che può essere annullato solo da un voto parlamentare. Le idee di Trzaskowski sono ampie e trasversali: allentamento delle leggi sull’aborto, più diritti della comunità LGBTIQ+, aumento della spesa per la difesa al 5% del pil e più rigidità contro l’immigrazione in una sorta di ampio programma al fine di pescare in un serbatoio di voti non solo di centrodestra, ma anche di centro, liberale e progressista. Se la dovrà vedere con la destra trumpiana di Nawrocki, che ha coniato lo slogan “Prima la Polonia, prima i polacchi”.
Qui Portogallo
Sorpresa Chega a Lisbona, che raggiunge il secondo posto tra i partiti più votati. Una novità per il Portogallo reduce dall’esperienza di Antonio Costa, passato al vertice del consiglio europeo. Prima classificata al 32% la coalizione di centro-destra Alleanza Democratica guidata da Luis Montenegro, seguita da Chega al 22,56% e dal Partito Socialista al 23%. In sostanza il bipolarismo lascia il posto ad un tripartitismo dove la destra guidata da André Ventura rappresenta una primizia stando agli ultimi 50 anni. Delusi i socialisti di Sérgio Sousa Pinto, dimissionario in queste ore, anche perché non ha saputo dare risposte su un tema centrale come l’immigrazione.
Nel mezzo i risvolti giudiziari che hanno investito il primo ministro portoghese con tre denunce riguardanti la sua attività di famiglia. Ma i partiti della sua coalizione hanno difeso davanti al capo dello Stato la decisione di indire le elezioni anticipate come soluzione alla crisi.
Qui Romania
Il sindaco Nicusor Dan ha vinto il ballottaggio alle presidenziali in Romania dopo che al primo turno aveva preso la metà dei voti di George Simion, conservatore e vicepresidente di Ecr. Ieri ha conquistato il 53,6% a sorpresa, visto che Simion era ampiamente favorito anche per via del voto della diaspora, con circa 1 milione di cittadini rumeni residenti all’estero (moltissimi in Italia). Dan è un ex attivista civico e la sua vittoria segue l’annullamento delle precedenti elezioni da parte della Corte Costituzionale, che aveva visto nella vittoria dell’outsider di estrema destra Calin Georgescu l’influenza russa. Dan dal 2020 è stato sindaco di Bucarest ed è stato eletto per un secondo mandato lo scorso anno.
Ma a fare da sfondo al ballottaggio di ieri c’è il giallo della polemica con il governo francese, dopo che Pavel Durov, fondatore di Telegram, aveva accusato un governo occidentale di avergli chiesto di bannare gli account rumeni filo-conservatori dalla piattaforma. “La Dgse respinge fermamente le accuse secondo cui in queste occasioni verrebbero state presentate richieste di bandire account legati a qualsiasi processo elettorale”, ha dichiarato la Direzione Generale per la Sicurezza Esterna in un comunicato. Il co-fondatore di Telegram, di origine russa, ha scritto ieri su X che Nicolas Lerner gli aveva chiesto questa primavera “di bandire le voci conservatrici in Romania prima delle elezioni”.
Durov ha quindi denunciato l’interferenza della Francia nelle elezioni rumene: “Un governo dell’Europa occidentale (indovinate quale) si e’ rivolto a Telegram, chiedendoci di mettere a tacere le voci conservatrici in Romania in vista delle elezioni presidenziali di oggi”, aveva scritto con l’icona di una baguette. Il ministero degli Esteri francese aveva respinto “categoricamente queste accuse”. Anche se Dan ha vinto, il partito di Simion è la seconda forza politica del Paese, in un parlamento composto per un terzo da partiti di destra.