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Il riordino del gioco fisico è ancora al guado. L’opinione di Pedrizzi

Sul gioco si stanno ancora fronteggiando, e da tanto tempo, due posizioni: quella degli operatori e quella delle Regioni e degli Enti locali che reclamano una propria autonomia e che premono giustamente sulla tutela della salute e dei giocatori. In mezzo c’è lo Stato. Il punto del senatore Riccardo Pedrizzi

Da mesi si parla di una bozza di decreto del riordino del gioco fisico, ma sono davvero in pochi ad averla vista. Anche perché, al di fuori dei tecnici che la stanno discutendo, una copia non è mai trapelata. Una riservatezza incomprensibile, quasi fosse un segreto di Stato. Si stanno ancora fronteggiando, e da tanto tempo, due posizioni: quella degli operatori e quella delle Regioni e degli Enti locali che reclamano una propria autonomia e che premono giustamente sulla tutela della salute e dei giocatori in generale ed in nome di questa, puntano però su regole fortemente limitative, prive di ogni fondamento scientifico.

In mezzo c’è lo Stato, che ha come obiettivo quello di combattere il gioco illegale e quello di assicurare un gettito all’Erario. Insomma, un film già visto, una “telenovela” che va in scena da innumerevoli puntate, che riporta la narrazione sempre al punto di partenza. Eppure la delega fiscale, la legge nr.111 è stata approvata da quasi due anni! Ed è il gioco dell’oca quello che pare si stia giocando, perché si rimpallano documenti tra Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e ministero dell’Economia. Il governo, con un viceministro delegato a questo settore, sembra essere perennemente “al guado”.

Nello stesso tempo continua a mancare il coinvolgimento degli operatori per studiare una concertazione e condividere gli obiettivi; ad esempio prevedendo la sostituzione della distanza fisica con quella giuridica. Il rinnovamento del comparto apparecchi è urgente, sopratutto se si considera che le attuali regole tecniche sono ferme da quasi vent’anni. Per questo il processo di modernizzazione non può prescindere dal dialogo con il settore, e cioè con gli operatori specializzati, che rimane interlocutore fondamentale.

Di soluzioni interessanti ce ne sono tante, senza appesantire l’accesso al gioco, che allontanerebbe il giocatore dirottandolo verso giochi illegali.
In questa situazione si continua, da una parte, a fare allarmismo, diffondere paura e preoccupazione tra l’opinione pubblica e, dall’altro canto, fare terrorismo per ricattare ed impaurire tutti coloro che, non essendo dei leoni, quanto a coraggio non sono d’accordo nella politica (inefficace) proibizionistica portata avanti in particolare dal Movimento 5 Stelle e da una parte consistente della sinistra italiana.

In tal modo anche una parte del centrodestra, notoriamente non troppo abituata a battaglie coraggiose che richiedono studi ed approfondimenti, di fatto si paralizza e cerca di procastinare sempre più le soluzioni del problema. Eppure dal punto di vista della ragionevolezza, della fondatezza delle argomentazioni scientifiche e dell’equilibrio delle varie esigenze di tutela della salute pubblica, della salvaguardia della legalità, del contrasto alla criminalità e non ultimo delle esigenze di gettito dello Stato, sarebbe venuto il momento di dare certezza e stabilità ad un settore importante per l’economia nazionale.

Attualmente siamo di fronte a questa situazione: la spesa in giochi online è aumentata di oltre il 212%, mentre gli apparecchi da intrattenimento (AWP) nei punti vendita hanno registrato un calo superiore al 20%. La domanda di gioco nel complesso non accenna a ridursi ma solo si sposta sull’online. Secondo il sottosegretario Federico Freni, che ha risposto nell’Aula della Camera ad una interrogazione PD sulle stime di previsione dell’anno in corso, c’è stato un incremento della raccolta, pari a circa il 2%, rispetto ad analogo periodo dell’anno precedente, precisando che tale incremento è determinato dal gioco online, pari a circa il 10 per cento. Contrariamente, il gioco raccolto su rete fisica ha registrato un generale decremento rispetto al primo trimestre dell’anno 2024.

Quello che dovrebbe preoccupare le istituzioni e la politica non è solo il gettito quanto la tutela delle fasce più fragili dei giocatori , che ricorrendo al gioco online praticato da soli, nelle proprie abitazioni, isolandosi dal mondo circostante e quindi dalla realtà, non potrebbero non vedere aumentare ed aggravarsi la propria dipendenza dal gioco. Nel 2024, il volume totale delle giocate (attenzione: giocate non spese perché la gran parte torna al giocatore) in Italia ha raggiunto i 167 miliardi di euro. Le entrate dello Stato derivanti dalle attività di gioco legale, nel 2024, sono state valutate intorno ai 12 miliardi di euro.
Il settore, se incardinato su trasparenza, educazione al gioco e regole ferree sulla tutela della categorie fragili, è una fonte importante di occupazione e reddito per lo Stato. Rimandare ancora la riforma del gioco fisico rischierebbe di far subire al settore la sorte del settore dei balneari per il quale l’Europa è dovuta intervenire per infrazione ed inadempienza.

Occorre perciò un colpo d’ala ed un salto di livello decisionale, cioè passare dai Tavoli tecnici a quello politico. Solo la politica infatti può decidere e “chiudere” su temi ‘sensibili’ come quello delle distanze e del numero di apparecchi, per i quali oltretutto vanno presi in considerazione le più recenti acquisizioni di tipo scientifico (Censis, Luiss, Università Roma Tre, Eurispess, Cgia di Mestre ecc. ecc.), di altri istituti di eccellenza (Istituto Superiore di Sanità, Corte dei Conti ecc. ecc.) e degli esponenti politici più esperti del settore. Occorrerebbe subito perciò un’intesa bipartisan, ma se ciò non fosse possibile, bisogna partire dalle regioni amministrate dal centrodestra. Si assumano le responsabilità i loro governatori per arrivare ad un testo concordato così come previsto dalla Delega fiscale approvata a larghissima maggioranza dal governo del destra-centro. E si parta proprio dalle proposte dell’Adm che avevano visto per gran parte la condivisione dell’intero settore.


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