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La prima nomina di Leone XIV segna la continuità con Francesco

Dunque qui risulta confermato ufficialmente che papa Leone XIV sulla sinodalità e sul ruolo delle donne nella Chiesa è in totale sintonia con papa Francesco. Si è parlato molto di più di una sua possibile diversa veduta su temi “sensibili”, come la famiglia. Ipotesi plausibili, certo, ma ipotesi. Qui invece siamo a un fatto oggettivo e di enorme rilievo: questa nomina, sia detto per chiarezza, non è diluita o nascosta tra altre cento: è la prima e sin qui unica nomina in Curia firmata da Leone XIV. L’analisi di Riccardo Cristiano

È arrivata la prima nomina di papa Leone XIV, una scelta che fino a pochi mesi fa sarebbe stata tecnicamente impossibile. Come mai?

Come tutti gli altri, anche il pontificato di Francesco può essere letto con diverse lenti, anche per le sue priorità. Ma è difficile negare che fosse molto alta nella sua agenda la riforma sinodale della Chiesa. Fu Paolo VI a introdurre, con delicatezza, il sinodo – dei vescovi – come organismo consultivo del papa. Questo avvenne alle ultime battute del Concilio Vaticano II, e sebbene un po’ trascurato è stato un organismo abbastanza importante: poi, nel 2015, in occasione del 50esimo anniversario dell’istituzione del sinodo, in una solenne celebrazione, Francesco parlò di Chiesa “tutta sinodale”. Tutta sinodale, questa era la sorprendente novità. In quell’occasione solenne Francesco disse: “Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola ‘Sinodo’. Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica. Dopo aver ribadito che il Popolo di Dio è costituito da tutti i battezzati chiamati a «formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo», il Concilio Vaticano II proclama che «la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo (cfr 1 Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale”.

Non è difficile capire che così cambia tutto: il famoso, conclamato anticlericalismo di Bergoglio origina da questa convinzione: la Chiesa è di tutti i battezzati, non del clero. I sacerdoti hanno la potestà di amministrare i sacramenti, ma la potestà di governare la Chiesa è di tutto il popolo di Dio, quindi anche dei non sacerdoti e delle donne. Il clericalismo invece, identificando in una le due potestà, aveva estromesso i laici e le donne dall’accesso a ogni incarico di responsabilità. Dopo anni di lavoro la nuova costituzione apostolica Praedicate Evangelium consente a laici e donne l’accesso anche alla guida di qualsiasi ufficio o struttura vaticana.

Ovviamente il problema non è tutto qui, è ben più ampio e queste parole di Francesco, pronunciate in quel discorso del 2015, ben lo riassumono: “In una Chiesa sinodale, il Sinodo dei Vescovi è solo la più evidente manifestazione di un dinamismo di comunione che ispira tutte le decisioni ecclesiali. Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari. Dopo aver richiamato la nobile istituzione del Sinodo diocesano, nel quale Presbiteri e Laici sono chiamati a collaborare con il Vescovo per il bene di tutta la comunità ecclesiale, il Codice di diritto canonico dedica ampio spazio a quelli che si è soliti chiamare gli organismi di comunione della Chiesa particolare: il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultori, il Capitolo dei Canonici e il Consiglio pastorale. Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col basso e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione. Il secondo livello è quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali. Dobbiamo riflettere per realizzare ancor più, attraverso questi organismi, le istanze intermedie della collegialità, magari integrando e aggiornando alcuni aspetti dell’antico ordinamento ecclesiastico. L’auspicio del Concilio che tali organismi possano contribuire ad accrescere lo spirito della collegialità episcopale non si è ancora pienamente realizzato. Siamo a metà cammino, a parte del cammino. In una Chiesa sinodale, come ho già affermato, «non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare decentralizzazione». L’ultimo livello è quello della Chiesa universale. Qui il Sinodo dei Vescovi, rappresentando l’episcopato cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale. Due parole diverse: ‘collegialità episcopale’ e ‘Chiesa tutta sinodale’. Esso manifesta la collegialitas affectiva, la quale può pure divenire in alcune circostanze ‘effettiva’, che con­giunge i Vescovi fra loro e con il Papa nella sollecitudine per il Popolo di Dio”.

Alla conclusione del suo lungo lavoro di riforma della Chiesa, in chiave sinodale, Francesco ha proceduto a quello che per molti è stato lo strappo più rilevante: la nomina prima di un laico e poi di alcune donne, suore, a incarichi apicali in Vaticano. Questo, a suo avviso, era importante soprattutto per costruire un rapporto nuovo con il femminile, con le donne, che se sono escluse dal sacerdozio non sono escluse dalla potestà giurisdizionale nella Chiesa, anche ai massimi livelli; e laici e donne grazie a Predicate Evangelium ora potevano accedere a queste alte magistrature.

Per quanto possa sembrare strano, nell’ampia discussione su quanto sia o non sia in sintonia con il suo precedessore Leone XIV, si è parlato di molte cose, ma non di Chiesa sinodale e di ruolo femminile. Ora arriva la sua prima nomina, così comunicata ieri, 22 maggio, dalla Santa Sede: “Il Santo Padre ha nominato Segretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica la Reverenda Suora Tiziana Merletti, già Superiora Generale delle Suore Francescane dei Poveri”. Chi ritenesse che la potestà dell’ordine, cioè l’essere ordinati sacerdoti e avere dunque potestà sull’amministrazione dei sacramenti, e la potestà giurisdizionale, cioè quella di svolgere funzioni di governo nella Chiesa, fossero una potestà sola, non avrebbe potuto nominare una donna a un incarico così importante.

Dunque qui risulta confermato ufficialmente che papa Leone XIV sulla sinodalità e sul ruolo delle donne nella Chiesa è in totale sintonia con papa Francesco. Si è parlato molto di più di una sua possibile diversa veduta su temi “sensibili”, come la famiglia. Ipotesi plausibili, certo, ma ipotesi. Qui invece siamo a un fatto oggettivo e di enorme rilievo: questa nomina, sia detto per chiarezza, non è diluita o nascosta tra altre cento: è la prima e sin qui unica nomina in Curia firmata da Leone XIV.


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