Il “Libro bianco per la formazione” sulla violenza maschile contro le donne è stato elaborato dal Comitato tecnico-scientifico dell’”Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica”. Un tavolo di lavoro per una “rete” femminile della giustizia e della medicina, della sociologia, della filosofia e della finanza
Nomi e volti, storie umane e giudiziarie. Sono le donne oggetto di violenza, spesso, in ambito domestico o per mano di coniugi o ex compagni. Vivono in solitudine il loro inferno, insieme ai propri figli, nella quotidianità. E anche quando trovano il coraggio di uscire dal silenzio, non sempre ricevono adeguata accoglienza e tutela, specie in mancanza di evidenti riscontri di violenza fisica subita.
Un fenomeno a carattere trasversale, in ultima analisi, ancora sommerso, gestito come una sorta di fatto “privato”, nella sofferenza delle donne e nel dolore muto e indelebile dei figli. Vite distrutte. Strangolate, accoltellate, brutalmente eliminate, sono uccise in quanto donne. Epilogo di una violenza che si manifesta sotto varie forme. Fisica, sessuale, psicologica, economica.
Il quadro normativo italiano in materia di contrasto alla violenza è tra i più avanzati, a partire dalla Convenzione di Istanbul recepita oltre dieci anni fa, codice “rosa”, codice “rosso” e successive norme, anche sulla spinta comunitaria. Nella realtà, il sistema di prevenzione e contrasto sempre più preciso non risulta, tuttavia, efficace contro una violenza maschile che ha radici profonde nella cultura e nella società e che ha bisogno, ancora oggi, di essere definita e riconosciuta.
Parte da queste premesse il “Libro bianco per la formazione” sulla violenza maschile contro le donne, elaborato nel 2024 dal Comitato tecnico-scientifico dell’”Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica”, istituito presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presieduto da Fabrizia Giuliani e composto da Paola Di Nicola Travaglini, Vittoria Doretti, Alessandra Kustermann, Lella Palladino e Claudia Segre. Un tavolo di lavoro per una “rete” femminile della giustizia e della medicina, della sociologia, della filosofia e della finanza.
Donne coese in un confronto fatto di passione e determinazione, nella diversa competenza, orientamento culturale e politico, le curatrici del “libro bianco” offrono uno strumento unitario per agire in profondità. Descrivendo il fenomeno di una violenza non sempre riconosciuta, e fornendo “indirizzi sulla formazione validi per ogni operatore giudiziario” (magistratura, forze dell’ordine, avvocatura, consulenti).
In un evento promosso dall’associazione “Tra le donne”, moderato da Paola Cavalieri, presidente della commissione politiche sociali e vicepresidente della commissione pari opportunità del III Municipio di Roma, il “libro bianco” (disponibile online) è stato presentato il 21 maggio scorso presso il Dipartimento per le pari opportunità.
Un focus allargato a tutti gli attori che entrano in contatto con le vittime. Forze dell’ordine, giustizia e sanità, ma anche cultura, istruzione e comunicazione, associazioni. Per “mettere in campo tutte quelle azioni, politiche e culturali, che contribuiscono a sgretolare le motivazioni profonde della violenza, a delegittimare non solo gli atti violenti, ma anche chi li sottovaluta e li tollera, chi è complice indirettamente, attraverso la disattenzione o l’abitudine. Per fare questo dobbiamo far crescere la consapevolezza”, come sottolinea nella “prefazione” al libro la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella.
Una formazione adeguata e omogenea degli operatori è l’obiettivo fissato da un progetto che guarda a un reale cambiamento. Nella certezza “che la formazione rappresenti un capitolo centrale nelle strategie di contrasto alla violenza”, come evidenzia Fabrizia Giuliani nella premessa al libro bianco. Un linguaggio comune fatto non solo da norme giuridiche ma che si nutra, soprattutto, di competenza e sensibilità.
Presenti all’incontro a Palazzo Brasini, oltre la ministra Roccella, magistrati e avvocati, docenti, rappresentanti delle Istituzioni e delle forze dell’ordine, associazioni civili e religiose, assistenti sociali e psicologi, sanitari, professionisti e giornalisti. Non solo donne.
Con una sola voce. Restituire alla donna la libertà dalla violenza. Perché il femminicidio esiste, come afferma la giudice Paola Di Nicola Travaglino, e la violenza non è da ricondurre a emotività o impulsi dell’uomo, ma è un atto di potere in un contesto disuguale in cui non è accettata la libertà femminile. “E solo quando leggeremo queste parole negli atti degli operatori, avremo vinto” dice, guardando anche alla prospettiva, non solo giuridica e linguistica, del disegno di legge di iniziativa governativa attualmente in corso, “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”.
Una rete coesa con obiettivi comuni è il volano essenziale, come ha spiegato l’assessora alle attività produttive e alle pari opportunità di Roma Capitale Monica Lucarelli.
A parlare del tema strutturale che compromette i diritti fondamentali della donna, caratterizzato da disfunzionalità e narrazioni distorte, sono intervenuti, tra gli altri, Chiara Iannarelli, consigliera regionale Lazio, Irma Conti, consigliera dell’Ordine degli avvocati di Roma, Vera Cuzzocrea, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, Marzietta Montesano dell’Università Sant’Andrea di Roma e Andrea Bernetti, psicoterapeuta presidente di “Centro Prima”, struttura di ascolto per gli uomini autori di violenza, che ha evidenziato la necessità di conoscere anche il “maschile” della violenza, per comprenderne la radice.
L’incontro di riflessioni e testimonianze è stata l’occasione per divulgare una “lettera aperta”, a firma “Tra le donne” unitamente a “Associazione integrata famiglia– AIF” e ”Associazione culturale 99 non è 100”, rivolta al Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, in un’ottica di prevenzione della violenza.
Un appello, come ha spiegato Elisabetta Giordano presidente di “Tra le donne”, per promuovere maggiore dialogo tra Istituzioni e società civile e per una più efficace applicazione del sistema normativo. Semplificare le procedure giuridico-processuali e tecnico-amministrative per garantire alle donne l’accesso ai servizi e rafforzare la rete tra istituzioni, centri antiviolenza e comunità, sono alla base delle proposte nate da testimonianze dirette degli operatori. Formazione e linee guida unitarie nazionali, protocolli integrati e condivisi sono priorità ma anche incremento delle “case rifugio”, maggiore coordinamento tra uffici giudiziari e emanazione di un codice organico sulla materia, secondo l’Associazione.
Costruire un alfabeto condiviso e agire insieme sarà possibile, per fermare una violenza che attraversa la storia dell’umanità? Le donne ci credono e vanno avanti, dalla parte delle donne. Nella consapevolezza che, in una società alla ricerca di riferimenti individuali e nelle relazioni, il cambiamento non possa, oggi più che mai, escludere nessuno.