La banca d’affari americana prevede tre possibili esiti, in vista della scadenza della moratoria sulla stretta tariffaria. Ma solo uno sarebbe il jackpot per l’Europa
Sulla strada per un accordo. Stati Uniti ed Europa sono ancora alla ricerca di un’intesa che ponga fine alla guerra commerciale. E il principale nodo critico nel negoziato Ue-Usa è rappresentato dalla diversa interpretazione dei dazi attualmente in vigore: per gli Stati Uniti, essi rappresentano un punto di partenza che richiede concessioni sostanziali da parte dell’Ue per evitare l’introduzione di nuove misure. Per Bruxelles, invece, costituiscono un tetto massimo da ridurre per scongiurare ritorsioni. Lo afferma uno studio di Goldman Sachs, Eu-What`s the Deal With the Deal? Eu-Us Trade Scenarios, che analizza le possibili evoluzioni dei rapporti commerciali e le relative implicazioni per lo scenario macroeconomico europeo.
Ebbene, la politica tariffaria perseguita dall’amministrazione statunitense ha già comportato un incremento di 8 punti percentuali del livello effettivo dei dazi imposti all’Ue. L’introduzione, nello scenario base, di un ulteriore dazio settoriale statunitense su beni critici porterebbe tale aumento complessivamente a 15 punti percentuali, si legge, con rischi orientati al rialzo alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente Usa, Donald Trump. Rimane, tuttavia, ancora margine per colmare parte delle distanze, prosegue la banca d’affari Usa, con un’intesa che potrebbe concretizzarsi nella fase finale prima della scadenza della moratoria sui dazi, prevista per il 9 luglio.
L’amministrazione Usa ha avanzato richieste all’Ue su tre fronti principali: barriere tariffarie e non tariffarie verso le imprese statunitensi, approccio regolatorio del blocco europeo in materia di servizi digitali, e infine l’accesso al mercato dei prodotti farmaceutici. L`Ue ha già risposto con due proposte: una riduzione generalizzata dei dazi (tariffe zero per zero sui beni industriali) e un incremento degli acquisti di beni statunitensi al fine di ridurre il disavanzo commerciale bilaterale. E dunque, Goldman ipotizza tre scenari. Scenario base: lo status quo viene prorogato oltre la fine della moratoria, con possibili concessioni minori da entrambe le parti, prima che gli Stati Uniti introducano un nuovo dazio settoriale su beni critici. In tale ipotesi, l`Ue reagirebbe in modo moderato e dilazionato per evitare un’ulteriore escalation da parte statunitense. Tuttavia, riteniamo che tale equilibrio sia instabile.
Scenario positivo, invece, sul modello dell’accordo Uk-Usa: gli Usa prevederebbero alcune esenzioni sui dazi attualmente in vigore e su quelli settoriali in fase di introduzione. In cambio, l’Ue garantirebbe un miglior accesso al proprio mercato per beni e servizi e un incremento degli acquisti di beni statunitensi per circa 100 miliardi di euro. Tuttavia, consideriamo questo scenario poco probabile nel breve termine. Scenario, infine, di mancato accordo: gli Stati Uniti imporrebbero dazi reciproci del 20%, a cui l’Ue risponderebbe con misure ritorsive più incisive, aumentando il rischio di un’escalation rapida e disordinata. In ogni caso, afferma la banca Usa, “riteniamo che l’attività economica dell’area euro subirebbe un impatto rilevante in caso di introduzione di nuovi dazi Usa. Stimiamo una contrazione del Pil al 2026 di circa -0,7% nello scenario base, -0,4% nello scenario Uk-like e -1% nello scenario di rottura”.