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Il divorzio Trump-Musk lascia Meloni senza sponde. L’opinione di Sisci

Il divorzio tra Trump e Musk preannuncia un cambio di rotta nella destra globale. In Europa si rafforza un nuovo asse conservatore. Ma l’Italia rischia l’irrilevanza politica internazionale se non trova visione e ancoraggi solidi

Il divorzio tra il presidente americano Donald Trump e il tecnomiliardario Elon Musk con scambi di accuse al vetriolo scuote tanti equilibri statunitensi nel medio-lungo termine, e ha un impatto praticamente immediato in Europa. Musk era il sostenitore della destra radicale, come l’AfD tedesca. Ma Trump invece ha accolto da principe il cancelliere di Berlino Friederich Merz, che ha conquistato il potere ergendosi come una diga contro l’AfD.

Merz è oggi l’uomo forte dell’Unione europea, alleato del presidente francese Emmanuel Macron, votato a tenere lontano dal governo la destra radicale di Marine Le Pen. Dietro di loro c’è l’ombra del premier britannico laburista Keir Starmer. Cioè dopo mesi di lavorio interno e forse anche esterno, l’America di Trump si sta allontanando dall’estremismo di destra, e si avvicina al conservatorismo pragmatico, più proprio del partito repubblicano tradizionale. Meloni, con calcoli e temperamento diversi, non è del terzetto di guida europeo.

Naturalmente è ancora troppo presto per tirare le conclusioni, e Trump ha abituato il suo pubblico a giravolte improvvise, quindi il divorzio con Musk in teoria potrebbe ricomporsi. Musk è stato cruciale alla vittoria di Trump, ma oggi Trump è fondamentale per le fortune di Musk. Quindi è possibile un qualche accomodamento. Ma per ora almeno i segnali sono opposti: c’è guerra aperta tra due delle tante anime del trumpismo.

Questo pone problemi nuovi per il governo italiano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva scommesso tutto su un rapporto personale, e poco istituzionale, con Trump e Musk. Erano quasi genitori politici di Meloni. Come in tutti i divorzi però i bambini piccoli diventano le prime vittime, contesi tra mamma e papà oppure semplicemente abbandonati per strada, come più spesso accade a chi ha già tanti figli cui pensare.

Meloni si trova quindi ora politicamente orfana, senza una sedia su cui poggiarsi. È in mezzo al divorzio americano e fuori dal terzetto di guida continentale. Inoltre, a quasi tre anni dalla sua vittoria elettorale, non ha una politica interna o estera ben strutturata. La sua più grande eredità potrebbe essere l’esito del risiko bancario, importantissimo per tanti equilibri di partito interni, ma poco per i cittadini o gli equilibri esteri.

Impossibile pensare che riesca a rimediare in poco tempo. Il mondo va da una parte e il governo italiano fa fatica a starci dietro, nella migliore delle ipotesi.

Certo l’opposizione che irride la malasorte altrui, ha ben poco da rallegrarsi. Non ha sponde né in Europa né in America, confonde la politica con le foto in prima pagina per una protesta in parlamento che alcuni chiamano “spettacolare” altri definiscono “puerile”.

In altri tempi sono stati formati governi tecnici per la bancarotta economica del Paese e l’incapacità delle forze politiche in parlamento di affrontare l’emergenza. Oggi c’è una bancarotta politica, ben più grave di quella economica.


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