Skip to main content

Israele colpisce l’Iran: uccisi leader militari, obiettivi nucleari distrutti. Teheran risponde

Colpito l’impianto di arricchimento di Natanz e altri siti del programma nucleare di Teheran. Uccisi diversi alti funzionari militari. Israele ha attaccato l’Iran, gli Usa dichiarano la loro estraneità: guerra in Medio Oriente

Israele ha lanciato nelle prime ore di venerdì 13 giugno tre ondate di attacchi aerei su larga scala contro infrastrutture nucleari e obiettivi strategici in Iran. L’operazione, battezzata “Rising Lion”, ha preso di mira centri critici come Natanz, Arak, Parchin e Khondab, colpendo anche la capitale Teheran. Il nome scelto ha un forte valore simbolico: il leone è parte della storica bandiera iraniana con il sole e rappresenta un affronto diretto al cuore ideologico della Repubblica islamica.

Le esplosioni hanno coinvolto numerosi quartieri strategici e zone residenziali di alto profilo nella capitale, colpendo figure di spicco dell’apparato militare e nucleare iraniano. Secondo i media di Stato, il comandante dei Pasdaran Hossein Salami è stato ucciso nel raid, insieme ad altri ufficiali e scienziati legati al programma nucleare. Israele ha confermato di aver preso di mira soggetti coinvolti nello sviluppo dell’arma atomica. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, in un messaggio registrato, ha dichiarato: “Siamo a un momento decisivo nella storia di Israele”.

Un alto ufficiale israeliano ha indicato che l’operazione potrebbe proseguire per giorni, con l’obiettivo di colpire dozzine di infrastrutture militari e nucleari. Oltre alla capitale, sono stati segnalati bombardamenti a Kermanshah, Ilam, Qom, Hamedan, Khorramabad, Piranshahr, Tabriz e Qasr-e Shirin. Sono stati colpiti anche il reattore ad acqua pesante di Arak, il complesso militare di Parchin e la residenza dell’ex segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, Ali Shamkhani.

Teheran ha attivato le difese aeree in tutto il Paese, sebbene con efficacia apparentemente limitata. La leadership della sicurezza nazionale è stata convocata in riunione permanente. Secondo il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, è altamente probabile che l’Iran risponda con un attacco missilistico e con droni contro Israele e la sua popolazione civile. L’intero sistema di alleanze e milizie legate alla Repubblica islamica, da Hezbollah agli Houthi, dalle milizie sciite irachene a quelle presenti in Cisgiordania, potrebbe essere coinvolto.

Da Washington, il Segretario di Stato Marco Rubio ha confermato che l’azione israeliana è stata unilaterale e non coordinata con gli Stati Uniti. “La nostra priorità è proteggere le forze americane nella regione. L’Iran non deve colpire interessi o personale statunitense”, ha dichiarato in una nota. Il presidente Donald Trump ha convocato una riunione d’emergenza con il gabinetto e il Consiglio per la sicurezza nazionale, secondo quanto riportato dalla CNN.

Il prezzo del petrolio è salito immediatamente dell’11% alla diffusione delle prime notizie di guerra dal Medio Oriente.

L’attacco giunge a due giorni dall’annuncio di un possibile sesto round di negoziati sul programma nucleare iraniano, previsto per domenica a Mascate, in Oman. Tuttavia, già da giorni il processo negoziale appariva in stallo. Giovedì, Trump aveva dichiarato che “un attacco israeliano all’Iran potrebbe davvero accadere”, ribadendo però la speranza in una soluzione pacifica. Trump si dice pronto a continuare i talks, ma l’Iran ha già detto che non parteciperà.

Secondo fonti di intelligence statunitensi, Israele si stava preparando da tempo all’operazione. Il Pentagono sta valutando diversi scenari, compresa l’eventuale evacuazione di personale civile e militare americano dalla regione.

Nella mattinata di venerdì, in ritorsione per l’attacco subito, l’Iran ha lanciato uno sciame di droni contro Israele. I velivoli sono partiti non solo dal territorio iraniano, ma anche dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, a indicare che Teheran ha attivato la rete di milizie sciite che controlla nella regione. I droni sono stati tracciati da diverse fonti e l’arrivo sugli obiettivi israeliani è previsto entro poche ore. L’entità del lancio è significativa: secondo fonti militari occidentali, potrebbero essere oltre cento. Aerei israeliani, statunitensi e britannici sono già in volo nel tentativo di intercettarli, ma la saturazione dello spazio aereo potrebbe complicare le operazioni difensive, soprattutto se accompagnata da un attacco con missili balistici.

L’escalation militare avviene in un contesto già estremamente teso. I Paesi del Golfo, pur diffidando di Teheran, temono adesso ritorsioni e instabilità sul piano della sicurezza interna ed economica. La Cina, che mantiene forti legami diplomatici ed energetici con l’Iran, è esposta agli effetti della crisi. Anche la Russia, alleato militare della Repubblica islamica, segue con attenzione l’evoluzione, consapevole che un indebolimento del regime iraniano potrebbe avere ripercussioni nel contesto siriano e in altri teatri connessi.

La regione si trova ora sull’orlo di un conflitto aperto. L’eventuale apertura di un fronte militare su più direzioni — con attori statali e non statali — potrebbe coinvolgere Siria, Libano, Gaza, Iraq e Yemen, dando origine a un’escalation multilivello difficilmente controllabile. Il Medio Oriente torna così epicentro di una crisi che rischia di avere conseguenze globali.


×

Iscriviti alla newsletter