Con la Iss prossima alla dismissione, l’Agenzia spaziale europea punta a rafforzare il proprio ruolo nell’economia orbitale post-2030. Il Memorandum d’intesa con Blue Origin e Thales Alenia Space apre la strada alla partecipazione europea nella futura stazione spaziale commerciale Orbital reef. Tra scenari tecnologici, logistica autonoma e ambizioni strategiche, Bruxelles tenta di assicurarsi un posto stabile nell’infrastruttura orbitale del futuro
In un contesto in cui l’attuale Stazione Spaziale Internazionale (Iss) si avvicina alla fine della sua operatività prevista per il 2030, l’Agenzia spaziale europea (Esa) muove un passo strategico verso la futura infrastruttura orbitale.
Durante il Salone aeronautico di Parigi, Esa ha siglato un memorandum of understanding (MoU) con Thales Alenia Space, la joint venture tra Thales e Leonardo, e la statunitense Blue origin, fondata da Jeff Bezos. L’intesa punta a esplorare collaborazioni nel campo dell’esplorazione spaziale in orbita bassa terrestre (Leo), in particolare in relazione allo sviluppo e all’utilizzo della futura stazione spaziale commerciale Orbital reef. Questa piattaforma, frutto della collaborazione tra Blue origin, Sierra space, Boeing, Redwire space e Genesis engineering solutions, si propone come una delle principali candidate a raccogliere l’eredità della Iss, fornendo servizi commerciali, scientifici e istituzionali nella nuova economia spaziale orbitale.
L’Esa ed il memorandum con Thales alenia space e Blue origin
Il Memorandum prevede, su base non esclusiva, l’esplorazione di opportunità per carichi utili (payload) e per la presenza di astronauti europei a bordo di Orbital reef. La stazione, supportata dalla Nasa nell’ambito delle sue strategie di commercializzazione dell’orbita bassa, sarà progettata per offrire servizi end-to-end: dal trasporto di equipaggi e cargo, all’ospitalità di missioni umane e scientifiche, fino all’installazione e utilizzo di esperimenti. L’Esa intende così valutare il potenziale utilizzo della piattaforma per soddisfare esigenze sia istituzionali – come la conduzione di missioni scientifiche e tecnologiche – sia commerciali, facilitando al contempo l’accesso dell’industria europea a nuovi segmenti del mercato spaziale globale. Non si tratta solo di accesso infrastrutturale, ma di una vera e propria esplorazione di partnership industriali per lo sviluppo di componentistica, moduli abitativi, sottosistemi e tecnologie dual use, nell’ottica di rafforzare la presenza europea nella catena del valore della Leo economy.
L’orbita europea
L’iniziativa si inserisce nel più ampio piano dell’Esa per definire il ruolo dell’Europa nell’era post-ISS, in cui le agenzie spaziali si pongono come facilitatori piuttosto che gestori diretti delle infrastrutture. A tal proposito, Daniel Neuenschwander, direttore dell’Esplorazione Umana e Robotica dell’Esa, ha sottolineato l’importanza di questo MoU come leva per contribuire alla crescita di un ecosistema commerciale in orbita bassa terrestre. “La nostra missione è supportare le ambizioni dei nostri Stati membri, ha spiegato, e in quest’ottica siamo aperti a collaborazioni innovative che possano rafforzare l’accesso europeo allo spazio”. Thales Alenia Space, da parte sua, vanta una lunga esperienza nella realizzazione di moduli per la Iss e infrastrutture per il volo umano: l’azienda italo-francese ha contribuito alla progettazione e costruzione di elementi chiave come i moduli Node 2 (Harmony) e Node 3 (Tranquility), oltre ai moduli cargo Cygnus per Northrop grumman. Proprio riguardo il know how di Thales Alenia Space è intervenuto Giampiero Di Paolo, vice Ad e vice presidente senior di Osservazione, Esplorazione e Navigazione di Thales alenia space. “Sfruttando la nostra esperienza nelle infrastrutture e nei veicoli per l’esplorazione spaziale, ci impegniamo a competere e investire nello sviluppo di soluzioni tecnologiche per supportare i piani europei per la commercializzazione dell’orbita terrestre bassa”, ha affermato. “Siamo entusiasti della nostra collaborazione con Blue Origin e siamo pronti a implementare tutto il necessario per preparare la presenza umana e la vita nello spazio, gettando le basi per l’era post-Iss e rispondendo al contempo alle nuove esigenze economiche per la ricerca e la scienza”, ha poi aggiunto Di Paolo. L’esperienza acquisita rappresenta così una risorsa critica nella futura transizione verso piattaforme orbitali commerciali, in cui il ruolo dell’industria privata sarà sempre più centrale.
La cooperazione spaziale
Non meno rilevante è la prospettiva dell’integrazione europea nelle catene logistiche e operative che ruoteranno attorno a Orbital Reef. Il MoU contempla infatti la possibilità che, in futuro, Thales Alenia Space e Blue Origin possano avvalersi di servizi europei di trasporto cargo e/o equipaggio – eventualmente sviluppati nell’ambito di nuovi programmi Esa – a condizioni commercialmente competitive. Questo scenario apre alla concreta possibilità che vettori europei, attualmente in fase di definizione o sviluppo, possano operare come elementi di accesso alla stazione, garantendo una certa autonomia strategica al vecchio continente. Pat Remias, vicepresidente per Advanced Concepts and Engineering di Blue Origin, ha descritto l’accordo come un’opportunità di ampio respiro per “aggregare il più ampio spettro di partner nella costruzione del futuro dell’umanità oltre la Terra”. Il riferimento non è solo a un’alleanza tecnologica, ma alla costruzione di un ecosistema in cui la cooperazione industriale e istituzionale transatlantica diventi il cardine di una presenza sostenibile e condivisa in orbita. La sfida ora è tradurre questo Memorandum in progettualità concrete, capaci di valorizzare le competenze europee e proiettarle nel nuovo scenario della commercializzazione spaziale.