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Fermata la guerra (per ora) si ridisegna la mappa geopolitica

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Entro la fine del mese l’Ucraina dovrà decidere se accettare la richiesta dell’Unione Europea di liberare l’ex primo ministro Timoshenko (detenuta per abuso di potere) e così scongelare i rapporti con l’UE necessari alla conclusione dell’Accordo di associazione, oppure se preferire la proposta di Mosca di entrare a far parte della Unione Euroasiatica cui già partecipano Bielorussia e Kazakistan. Cosa conviene a Kiev? Cosa conviene all’UE? Al momento, salvo sorprese, sembra prevalere la linea di Mosca. Ciò significherebbe la fine dell’allargamento a Est dell’UE. Se dovesse prevalere la scelta verso l’UE il Cremlino aveva già ventilato che gli interessi strategici russi ne sarebbero esclusi. Qualsiasi sarà il risultato, è certo che l’Ucraina è una frontiera geopolitica di primaria importanza sia per l’UE sia per la Russia e lo SCO.

D’altra parte, non è un caso che allo stesso tempo ci sono grandi manovre geopolitiche tra Turchia e India. Oltre all’annunciato accordo strategico commerciale della Turchia con la Cina per l’acquisto di sistemi missilistici, la Turchia ha chiesto, e probabilmente otterrà, di diventare membro dello SCO. Questo spiega perché questo fine settimana il presidente dell’India, Pranab Mukherjee, visiterà la Turchia. Mentre il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, annunciava che “è arrivato il tempo di accettare l’India come membro dello SCO”, l’India ha percepito che nuove relazioni con la Turchia sono essenziali anche per sbloccare il dossier nucleare.

Ha ragione Carlo Pelanda (“Come si spiega lo strano accordo militare che unisce la Cina e la Turchia”, il Foglio 03.10.2013) nel sostenere che nelle nuove prospettive geopolitiche l’Italia ha tutto da guadagnare, rivalorizzando il proprio posizionamento geostrategico occidentale. Tuttavia, i movimenti ad Est, dall’Ucraina alla Turchia, all’Iran e all’India non possono essere derubricati come semplici capricci di qualche leader politico. Infatti, appare chiaro che la distonia tra Russia e Cina, nell’ambito dello SCO e non solo, e il possibile ritorno dell’Iran verso l’Occidente sta portando a preposizionamenti geopolitici, sia cinesi sia russi, con conseguenze notevoli sulle vie dei commerci, non solo energetici.

Quindi è vero che l’Italia può trarne beneficio, ma è urgente chiarire una strategia italiana che vada al di là del breve termine e dell’opportunismo geografico.



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