Il vertice Nato dell’Aja si chiude senza grandi sorprese. I leader alleati hanno firmato l’impegno a destinare il 5% del Pil per la Difesa entro il 2035. I controlli sull’aumento della spesa saranno annuali e la prima scadenza per il raggiungimento dei nuovi capability target è stata fissata al 2029. Per la Nato si apre un nuovo capitolo
Giunge al termine il summit Nato dell’Aja. L’Alleanza ha formalizzato un nuovo patto politico e industriale per rafforzare in modo strutturale le capacità difensive della Nato. Nelle parole del segretario generale, Mark Rutte, “i leader hanno gettato le fondamenta per una Nato più forte, più equa e più letale”. Un salto di paradigma che si riflette nel principale documento adottato al summit: il The Hague Defence Investment Plan, destinato a ridefinire gli standard di spesa e a riorientare la base industriale transatlantica.
Infine, il 5%
Al centro delle conclusioni del summit c’è un obiettivo quantitativo finora mai messo nero su bianco: il 5% del Pil in investimenti per la difesa. Almeno il 3,5% sarà destinato a spese militari “core” — eserciti, munizioni, difesa aerea, droni, mezzi corazzati — e l’1,5% per investimenti che “supportano la sicurezza”, tra cui cybersicurezza, infrastrutture e logistica. “Questo è un impegno significativo in risposta a minacce significative”, ha dichiarato Rutte. “È la chiave per poter scoraggiare l’aggressione e difenderci nel caso qualcuno commettesse l’errore di attaccarci”.
Gli alleati si sono impegnati a raggiungere questi livelli di spesa entro il 2035, con una prima tappa intermedia fissata al 2029 per verificare il raggiungimento dei capability target. “Sono impegni ambiziosi, ma essenziali”, ha sottolineato il segretario generale. “I leader riconoscono la gravità delle minacce che affrontiamo e hanno agito di conseguenza”. In base a quanto emerge dalla dichiarazione finale dei leader, l’effettivo aumento della spesa verrà valutato annualmente.
Capacità industriale e produzione
Il piano comporta anche un’accelerazione della cooperazione industriale, con l’obiettivo di colmare i gap di produzione e ridurre i tempi di consegna. “Abbiamo bisogno di qualità e quantità. Dobbiamo innovare, e dobbiamo farlo in fretta”, ha detto Rutte. Per questo, la Nato prevede di abbattere barriere normative e rafforzare le sinergie con l’Unione europea, con Kyiv e con i partner dell’Indo-Pacifico.
“A fairer Nato”
Rutte ha sottolineato che le decisioni prese oggi renderanno la Nato non solo più forte, ma anche più equa. Con un riferimento diretto alla posizione americana, il segretario generale ha affermato che “il presidente Trump è stato chiaro. L’America è impegnata nella Nato. Ma ha anche detto chiaramente che si aspetta di più dagli alleati europei e dal Canada. Ed è esattamente quello che sta accadendo”.
Il nuovo impegno industriale e finanziario è dunque anche una risposta alla richiesta di maggior equilibrio nella condivisione degli oneri. “Gli alleati europei e il Canada stanno aumentando il loro contributo. È un segnale che tutti stanno facendo la propria parte”.
Ucraina: supporto sì, adesione forse
La questione ucraina è rimasta centrale, ma — a differenza di quanto accaduto negli anni precedenti — non ci sono state menzioni sul tema dell’adesione formale di Kyiv all’Alleanza. “Siamo vicini all’Ucraina nella sua ricerca della pace”, ha detto Rutte, ribadendo che Kyiv ha ricevuto oltre 35 miliardi di euro in aiuti militari dagli alleati nel solo 2025. Tale supporto è stato confermato. “Il nostro obiettivo è mantenerla in grado di combattere oggi per garantirle una pace duratura domani”.