L’Unione europea ha prorogato per altri sei mesi le sanzioni economiche contro la Russia, rinnovando il pacchetto esistente. Ma adesso le discussioni si concentrano sul nuovo pacchetto di misure, con la Slovacchia che minaccia il blocco
Il 26 giugno l’Unione europea ha raggiunto un accordo per estendere di altri sei mesi le sanzioni economiche contro la Russia. L’annuncio è stato dato dal primo ministro polacco Donald Tusk, durante una conferenza stampa congiunta con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa. “Abbiamo deciso di prorogare le attuali sanzioni contro la Russia per altri sei mesi”, ha dichiarato Tusk, sottolineando che resta ancora da approvare il nuovo pacchetto di misure, il diciottesimo dall’inizio del conflitto su vasta scala.
Come da prassi, l’Ue rinnova le sue sanzioni settoriali contro Mosca ogni sei mesi, in gennaio e luglio. Queste includono ampie restrizioni che colpiscono commercio, finanza, tecnologie e beni a duplice uso, industria, trasporti e beni di lusso.
La decisione arriva in un clima di incertezza, alimentato dal timore che l’Ungheria, lo Stato membro notoriamente più vicino alle posizioni del Cremlino, potesse esercitare il proprio potere di veto per bloccare l’estensione. Budapest ha più volte minacciato di ostacolare il processo sanzionatorio, rendendo ogni rinnovo un potenziale nodo politico.
Le sanzioni europee contro la Russia sono state introdotte per la prima volta il 31 luglio 2014, in risposta all’occupazione della Crimea e all’intervento russo nel Donbas. Dal febbraio 2022, con l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, l’Ue ha notevolmente intensificato le sue misure punitive, adottando finora diciassette pacchetti.
Il 10 giugno la Commissione ha presentato la proposta per il 18° pacchetto, che prevede l’estensione delle restrizioni ai settori energetico, bancario e petrolifero. Tra le misure iniziali figurava anche il divieto di transazioni legate ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, nonché un abbassamento del tetto al prezzo del petrolio da 60 a 45 dollari al barile. Tuttavia, la proposta di ridurre il price cap è stata sospesa poco dopo la sua presentazione.
Al momento, il nuovo pacchetto è ancora oggetto di dibattito all’interno del Consiglio. A minacciare il veto questa volta è il primo ministro slovacco Robert Fico, anch’egli noto per le sue posizioni marcatamente filo-russe. Finora Bratislava non aveva mai ostacolato l’imposizione di sanzioni europee alla Russia, ma il suo posizionamento attuale rischia di complicare ulteriormente i negoziati.
La proroga del regime sanzionatorio segna dunque una continuità nell’impegno europeo contro l’aggressione russa, ma mette anche in evidenza le crescenti frizioni interne all’Unione su come affrontare l’ulteriore stretta economica nei confronti di Mosca.