Immaginiamo un diagramma cartesiano nel quale l’asse verticale rappresenti la divisione tradizionale fra sinistra e destra; e l’asse orizzontale rappresenti lo spartiacque che divide chi è convinto della bontà della strategia europea dell’Italia (fedeltà agli impegni assunti con il Fiscal Compact del 2010 e riforme coerenti con quegli impegni, per ottenere ora dall’UE la flessibilità di bilancio indispensabile alla crescita e aprire il Paese agli investimenti diretti stranieri) da chi invece è convinto che proprio questa strategia sia la causa principale dei nostri mali attuali.
Naturalmente, incominciando da sinistra in questo diagramma abbiamo SEL e PD, poi SC a cavallo dell’asse verticale, poi a destra PdL, GAL (Tremonti) e Lega. Dall’alto in basso, invece, abbiamo SC tutta sopra l’asse orizzontale ma a cavallo di quello verticale, poi PD e PdL separati dall’asse verticale ma entrambi a cavallo dell’asse orizzontale (il motivo delle loro odierne e simmetriche divisioni interne), poi tutta nel quadrante basso sinistro SEL e tutte in quello basso destro la Lega e GAL. Quanto al M5S, se stiamo ai proclami del suo capo non possiamo che collocarlo nella parte più bassa del diagramma, prevalentemente (ma non interamente) nel quadrante sinistro. È evidente che SC può considerarsi come una forza “di centro” solo rispetto all’asse verticale: rispetto a quello orizzontale la sua vocazione è a collocarsi molto nettamente nella parte superiore.
Il motivo dell’inconcludenza della politica italiana in questa fase critica della vita del Paese sta nel fatto che l’elettorato e i suoi rappresentanti politici continuano a considerare più importante anche nella situazione attuale il discrimine destra-sinistra (rappresentato dall’asse verticale), mentre oggi il discrimine politico fondamentale per le sorti del Paese è la posizione riguardo alla scommessa europea (cioè rispetto all’asse orizzontale). Il travaglio del PdL è soltanto un po’ più rumoroso di quello in corso nel PD; ma – al di là delle parole – la questione sostanziale su cui Alfano e Quagliariello si scontrano con Gasparri e Brunetta presenta una fortissima analogia sostanziale con quella su cui si gioca il congresso del PD: è la strategia europea dell’Italia, cui anche i Fassina, gli Orfini e i Vendola imputano la responsabilità principale della crisi attuale. La realtà si impone sulle fedeltà ideologiche; e su di essa, che ne siano consapevoli o no, i due schieramenti simmetricamente tendono a spaccarsi.
Quando saremo usciti da questa crisi, potremo forse tornare a dividerci lungo l’asse verticale del nostro diagramma, tra chi attribuisce più importanza alla libertà che all’uguaglianza e chi nutre la preferenza inversa; ma in questo decennio gli spazi effettivi di scelta tra quelle due preferenze sono ridottissime, mentre l’unico spartiacque che conta è rappresentato dall’asse orizzontale, cioè dalla scelta rispetto alla nostra strategia europea.
Proprio per questo SC è nata, a cavallo dell’asse verticale, ma nettamente al di sopra dell’asse orizzontale: con l’ambizione di accelerare la necessaria rotazione di 90 gradi, in questa fase, dei riferimenti fondamentali della politica nazionale, per rendere questa più efficace e concludente rispetto all’0biettivo dell’integrazione europea e della conseguente nostra partecipazione da protagonisti alla costruzione della nuova Unione Europea.
Postscriptum – Anche le tensioni all’interno di SC nascono dal fatto che qualcuno dei suoi membri agisce ancora come se il solo asse che conta, oggi, fosse quello verticale. Se questa visione corrispondesse alla realtà, occorrerebbe onestamente riconoscere che il progetto per il quale SC è nata fin dall’inizio non aveva senso.
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