Skip to main content

Le sanzioni contro i mega yacht dei russi stanno funzionando?

Non solo feste e cotillon a bordo dei mega yacht. L’esercito britannico avrebbe scoperto sensori russi nelle acque che circondano il Regno Unito, per tracciare i movimenti dei sottomarini britannici, sganciate in mare da droni “parcheggiati” nelle pance degli yacht russi. Alcune delle navi fantasma si sospetta che vengano usate per inviare equipaggiamento militare al generale libico Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica

Le sanzioni contro i mega yacht dei russi stanno funzionando? Dove si trova la maggior parte delle navi? Quali sono salpate verso destinazioni sicure, quante hanno causato ingenti spese e quante problemi di natura burocratica? Un focus su come stanno procedendo sanzioni e guerra, anche alla luce del 18esimo pacchetto di sanzioni lanciato dall’Unione europea al fine di paralizzare le entrate di Mosca alla voce petrolio e a stringere il cappio alla sua flotta ombra di petroliere.

I mega yacht

Il tema è complesso e non sempre è semplice ricostruire i passaggi di società e proprietari. Un nome su tutti è diventato il più noto in questa storia per via dei suoi costi: Flying Fox, tornato sul mercato del charter a 3.200.000 dollari a settimana. Sanzionato dal 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, perché di proprietà dell’oligarca Dmitry Kamenshchik, dallo scorso novembre è uscito dalla black list Usa. Altri mega yacht colpiti dai provvedimenti giudiziari dell’office of Foreign Asset Control (OFAC) degli Stati Uniti sono il Sailing Yacht A, di proprietà dell’imprenditore russo Andrey Melnichenko, e il Dilbar, lo yacht più grande del mondo per stazza lorda.

Il primo è rimasto a Dubai per due anni, dopo essere arrivato lì in seguito all’entrata in vigore delle sanzioni internazionali contro gli oligarchi, visto che Melnichenko è presente in diverse liste di sanzioni. Il Sailing Yacht A è costato 580 milioni di dollari ed è stato sequestrato in Italia nel 2022.

Dalla scorsa primavera ha cambiato bandiera in Malesia e in Oman. Non solo cambio di bandiera, ma anche di proprietà, il che potrebbe significare l’ingresso nel mercato del charter, quindi il ritorno a produrre utili. Il secondo era stato accostato all’imprenditore russo Alisher Usmanov ma il tribunale regionale di Amburgo ha vietato di indicare l’uomo come proprietario del superyacht. Del valore di 600 milioni di dollari, era stato bloccato dalle sanzioni mentre era sottoposto a lavori di manutenzione e trattenuto in un bacino galleggiante ad Amburgo. Altri sono il Phi, per due anni a Londra e i due top class, Halo e Garcon di proprietà di Roman Abramovich, salpati prima del sequestro in Paesi sicuri.

Spionaggio

Non solo feste e cotillon a bordo dei mega yacht. Secondo un’inchiesta del Sunday Times l’esercito britannico avrebbe scoperto sensori russi nelle acque che circondano il Regno Unito, per tracciare i movimenti dei sottomarini britannici, sganciate in mare da droni “parcheggiati” nelle pance degli yacht russi. Alcuni di essi avrebbero trasportato “moon pool”, portelli sottomarini che gli equipaggi avrebbero potuto utilizzare per installare apparecchiature di sorveglianza. Inoltre lo scorso 5 giugno l’Unione europea ha ottenuto un’importante vittoria legale: secondo la Corte di giustizia europea di Lussemburgo i divieti di visto e il congelamento dei beni di cinque importanti imprenditori russi ritenuti vicinissimi al Cremlino sono legittimi e la stessa Ue non ha bisogno di dimostrare i loro legami con il regime del presidente russo Vladimir Putin.

Le petroliere fantasma

Con le nuove misure decise da Bruxelles il tetto massimo del prezzo del greggio russo verrà inasprito, riducendolo del 15% rispetto ai prezzi correnti. Nella nuova black lista saranno inserite altre 105 navi legate alla flotta di petroliere ombra russa, che in tutto ora hanno superato soglia 400. Secondo un paper della Kyiv School of Economics sarebbero 430 le petroliere in tutto il mondo, anche se la flotta fantasma potrebbe superare le 600 unità, per lo più vecchie imbarcazioni, non registrate, obsolete e con personale non qualificato. Per la prima volta anche l’Australia ha imposto sanzioni a 60 navi della flotta ombra di petroliere russe, dal momento che il Paese è a rischio di sabotaggio. Alcune di queste navi si sospetta che vengano usate per inviare equipaggiamento militare al generale libico Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica.

Il nesso con gli altri partner è evidente, stando al fatto che India e Cina rimangono i principali acquirenti di greggio russo, con il 33% e il 21% delle importazioni dal gennaio 2025. Alla voce prodotti spiccano Turchia e Brasile con il 26% e il 14%. In sostanza la Russia con la flotta fantasma evita le sanzioni contro le sue esportazioni di energia che, di fatto, resta l’unico jolly dell’economia russa. Con quei flussi di dollari si pagano i soldati e si producono le armi necessarie alla guerra. A ciò si somma il fatto che i costanti acquisti di petrolio sanzionato da parte della Cina sostengono attivamente la Russia che ha incassato quasi 13 miliardi di dollari di guadagni extra da gennaio 2024 a oggi.


×

Iscriviti alla newsletter