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Un laboratorio di guerra ibrida russa. Pugliese (Debunk) spiega cosa sta succedendo in Moldavia

La condanna in primo grado di Evghenia Guțul rischia di diventare uno strumento della propaganda russa, che mira a indebolire il fronte europeista moldavo in vista delle elezioni parlamentari del prossimo mese. “L’obiettivo è accusare sia Maia Sandu che l’Occidente in generale di censura e repressione politica dell’opposizione, così da far arrivare il blocco europeista il meno forte possibile all’appuntamento elettorale di settembre”, commenta a Formiche.net Matteo Pugliese (Debunk)

Un tribunale moldavo ha condannato a sette anni di carcere Evghenia Guțul, governatrice della regione autonoma della Gagauzia, per aver convogliato fondi verso il partito filorusso (e ormai illegale) Shor tra il 2019 e il 2022. La sentenza arriva in un momento cruciale per il Paese, alla vigilia delle elezioni parlamentari e tra crescenti allarmi sull’ingerenza russa. Formiche.net ha chiesto a Matteo Pugliese, analista senior dell’organizzazione lituana “Debunk” specializzata nel monitoraggio della manipolazione informativa e ingerenza straniera, di approfondire alcuni aspetti della questione.

Come commenta le ultime notizie dalla Gagauzia?

Questa prima condanna in primo grado, contro la quale Gutul ha già annunciato di voler fare ricorso, non farà comodo al fronte europeista, poiché la propaganda russa cercherà in tutti i modi di sfruttarla, soprattutto nella Gagauzia stessa, dove già di base c’è un’opinione pubblica molto schierata e simpatizzante nei confronti della causa russa. Basta andare per le strade per capire che comunque c’è un forte sentimento filorusso, come testimoniano le statue di epoca sovietica che ancora tengono orgogliosamente esposte nei luoghi pubblici. E tanto Gutul quanto la sua predecessora Irina Vlach hanno sfruttato questa vicinanza a Mosca per influenzare le elezioni nella regione. Non è la prima volta che Gutul viene coinvolta in una vicenda simile.

A cosa fa riferimento?

In una delle varie visite a Mosca Gutul aveva siglato un accordo con le banche statali russe per pagare un’integrazione delle pensioni ai pensionati della Gagauzia tramite un meccanismo di conti aperti con delle carte particolari, un incentivo per la popolazione di quella regione a votare per il partito filorusso che ha fatto questo accordo cosicché possa portare avanti iniziative simili. Motivo per cui la popolazione della regione sarà probabilmente alquanto suscettibile agli sforzi propagandistici del Cremlino. Ma questa notizia verrà strumentalizzata non solo in quella regione. L’obiettivo è accusare sia Maia Sandu che l’Occidente in generale di censura repressione politica dell’opposizione, così da far arrivare il blocco europeista il meno forte possibile all’appuntamento elettorale di settembre. Ma quel che è certo è che non sarà l’unica traccia battuta da Mosca.

Quali saranno le altre?

Ci sono tanti temi che già sono battuti da parte dell’apparato di propaganda e disinformazione russa, direttamente da Mosca ma anche dai suoi proxy locali, come ad esempio l’ex candidato alternativo alla Sandu, Stoianoglu. Gli attacchi sono spesso rivolti contro la stessa Sandu, talvolta con la diffusione di informazioni inventate che sembrano chiaramente ridicole e non sono affatto realistiche, talvolta attraverso tentativi più sofisticati che impiegano false informazioni, come casi di corruzione o di arricchimento illecito. Ci sono tutta una serie di narrative classiche che vengono usate normalmente, come quella sulla Sandu corrotta o sulla Sandu che opprime l’opposizione politica, quella sulla nostalgia sovietica per cui la Moldova deve riunirsi con la Russia per tornare al “benessere” dei tempi dell’Unione Sovietica, quella per cui l’Occidente vuole trascinare la Moldova in guerra come è successo con l’Ucraina, quella per cui se la Moldova entrasse in un’Unione Europea sarebbe un disastro per l’economia con le compagnie americane e europee che si comprerebbero tutta la terra e tutte le risorse. Tutte narrazioni che cercano di fare breccia nell’ unione pubblica, soprattutto attraverso i social, poiché i canali televisivi di propaganda russa sono stati bloccati in maniera efficace dal governo. Sui social però la situazione è diversa, poiché il processo di disinformazione avviene non attraverso i canali ufficiali come, ad esempio, Sputnik o Russia Today, ma attraverso una serie di altri canali filorussi che però non hanno una filiazione diretta con il regime.

Oltre a quella russa, però, in Gagauzia c’è anche un’influenza turca?

Certo, c’è un’influenza culturale turca, o quantomeno turcofona. Il Gagauzio pur non essendo propriamente turco è comunque un dialetto afferente a quella famiglia linguistica; tuttavia, oggi, anche se tutti conoscono questo dialetto, non viene parlato quasi mai nella vita quotidiana, dove il russo predomina. Credo che ci sia un consolato turco che cerca di rivitalizzare questo elemento culturale, tra l’altro anche con l’appoggio dell’Unione Europea, che così sta cercando anche di trovare una sorta di alleato locale nella Turchia in funzione antirussa. Ovviamente l’Ue porta avanti anche iniziative autonome tanto in Gagauzia quanto in Moldova, atte a pubblicizzare i risultati ottenuti con fondi europei. Anche se in vari casi le autorità locali gagauze hanno cercato di nascondere questi finanziamenti per non ricordare che comunque l’Unione Europea versa nella regione molti più finanziamenti di quelli che potrebbe versare la Russia.

La situazione della Gagauzia è paragonabile a quella della Transnistria?

Non proprio. La Gagauzia gode di uno status di autonomia dal ‘92, un compromesso raggiunto dopo uno scontro col governo centrale dopo un’iniziale proclamazione della propria indipendenza. In Transnistria il contesto è molto diverso, si tratta de facto di una regione separatista militarmente controllata da Mosca, anche se poi i cittadini della Transnistria possono votare nelle elezioni parlamentari e presidenziali nella Moldova; quindi, anche loro hanno un peso non trascurabile. Le autorità della Transnistria sanno bene di trovarsi in una situazione molto delicata, perché si trovano completamente isolati e hanno tenuto un profilo bassissimo dal 2022 in poi, ma il Cremlino comunque mantiene ancora il controllo della regione, anche se poi non può inviare nuovi soldati o condurre una rotazione del personale.

Nel complesso, possiamo considerare la Moldavia come uno dei punti focali della guerra ibrida russa?

Sì. Lo è sia geograficamente, per la sua posizione strategica confinante con la Romania e quindi al confine Nato sul Mar Nero, sia dal punto di vista della sperimentazione delle tecniche utilizzate. La Moldova può essere considerata come una sorta di laboratorio, anche in virtù del suo essere un terreno fertile per il suo retaggio storico sovietico e non solo, per cui lì vengono sperimentate tutte le tecniche e tutte le narrazioni che poi possono essere riciclate da Mosca, anche in altri contesti internazionali, per cercare di influenzare l’opinione pubblica. E non solo per quel che riguarda la disinformazione, ma anche quelle tecniche più invasive e aggressive, come i sistematici tentativi di corruzione, ma non solo.

 


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