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Perché Nvidia e Amd pagheranno il 15% dei ricavi agli Usa

Il presidente americano ha dato la scorsa settimana il via libera alle sue aziende per riprendere l’export di chip in Cina. Ma devono versare una quota dei ricavi al governo americano. Le stime prevedono che Washington incasserà oltre 2 miliardi di dollari, ma gli analisti avvertono che la decisione può aprire un precedente che mette in pericolo la sicurezza nazionale

La decisione è stata presa (o meglio accettata) mercoledì, durante il faccia a faccia tra Donald Trump e Jensen Huang. Confrontandosi con il presidente americano alla Casa Bianca, il ceo di Nvidia ha accettato di pagare dazio pur di vendere i suoi chip in Cina. Da adesso in poi, dai ricavi ottenuti grazie all’export dei semiconduttori H20 dovrà versare il 15% al governo americano. Lo stesso paradigma è stato esteso anche all’altra azienda americana Advanced Micro Devices (AMD), a cui ad aprile il governo aveva vietato di spedire i suoi MI308 verso Pechino.

Giusto a inizio luglio, Trump aveva concesso il via libera a Nvidia per riprendere le esportazioni verso la Cina, ascoltando la richiesta di Huang secondo cui i paletti messi sull’export da parte sia dall’amministrazione precedente sia da quella attuale avrebbero solo fatto male all’America e favorito i competitor cinesi, a cominciare da Huawei. E inoltre, quel mercato ha fruttato a Nvidia 17 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale. Tuttavia, la precondizione era che l’azienda non vendesse i chip di ultima generazione, bensì i meno potenti H20. A quanto pare però, l’assenso di Trump aveva anche un’altra precondizione.

Il patto tra la Casa Bianca e i suoi campioni nazionali frutterà oltre 2 miliardi di dollari, secondo le stime del New York Times. Ma è un qualcosa di insolito, anzi del tutto innovativo. Il Dipartimento del Commercio non è solito chiedere dei tornaconti economici in cambio delle licenze di vendita ma, sottolinea sempre il quotidiano americano, si tratta di un’operazione in linea con il modus operandi trumpiano, sempre improntato agli affari. Lo dimostra anche l’altra pretesa annunciata dal tycoon lo scorsa settimana, pronto a imporre tariffe al 100% su tutti i prodotti tecnologici che verranno importati in America, tranne per quelle aziende made in Usa.

Ad ogni modo, a Nvidia sembra andar bene così. “Rispettiamo le regole stabilite dal governo per la nostra partecipazione ai mercati mondiali”, afferma un portavoce. “Sebbene non spendiamo H20 in Cina da mesi, speriamo che le norme sul controllo delle esportazioni consentano all’America di competere in Cina e nel mondo. Se gareggiamo, la tecnologia di intelligenza artificiale americana può diventare lo standard mondiale”.

Sempre che il governo cinese sia d’accordo, visto le ultime accuse lanciate contro il colosso americano. Secondo Pechino, i suoi chip presenterebbero dei problemi di sicurezza nazionale, avendo al loro interno della tecnologia di geolocalizzazione e di disattivazione da remoto. Per Nvidia sono illazioni in quanto, come scritto in una comunicato di risposta, “non esiste una backdoor segreta buona, ma solo pericolose vulnerabilità che devono essere eliminate. La sicurezza informatica è di fondamentale importanza per noi”.

L’insicurezza è quella a cui invece Trump rischia di esporsi con questa sua ultima mossa. Sono diversi analisti a sottolineare questo punto, temendo che possa crearsi un precedente pericoloso. Molte aziende americane potrebbero commercializzare tecnologia sensibile in Cina, purché paghino il governo statunitense.

Per Geoff Gertz, ricercatore del think tank Center for New American Security di Washington, quanto imposto dal governo è “pazzesco”. Il punto è: “O vendere chip H20 alla Cina rappresenta una rischio per la sicurezza nazionale, e nel caso non dovremmo farlo fin dall’inizio, oppure non rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale, nel qual caso perché applichiamo questa sanzione aggiuntiva alla vendita?”, afferma. Anche Liz Tobin, che in passato è stata direttrice per la Cina al National Security Council sotto Trump e Biden, considera tutto questo “un autogol che incentiverà i cinesi a fare di più e a pressare sull’amministrazione per ottenere maggiori concessioni. Questo è il copione di Trump applicato esattamente nel settore sbagliato. State vendendo la nostra sicurezza nazionale per i profitti delle aziende”.


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