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Pippo Baudo, epopea e quintessenza della Tv. Il ricordo di D’Anna

Come sempre ha sbaragliato l’audience serale, anche post mortem, delle edizioni straordinarie dei Tg dei programmi speciali trasmessi sull’onda dell’enorme emozione della sua scomparsa. L’ultimo miracolo del signore della Tv. Il ricordo di Gianfranco D’Anna

Se n’é andato a reti unificate, rigorosamente il sabato sera, da protagonista assoluto dell’etere Pippo Baudo.

Talmente protagonista che per circa 60 anni, dal 1960 al 2020, ha praticamente impersonato il volto, la voce, l’anima e la quintessenza della televisione italiana. Più rappresentativo ancora, per longevità e notorietà nazional-popolare, degli altri iperbolici “monumenti” della Tv pubblica e privata: Mario Riva, Mike Bongiorno, Corrado, Raffaella Carrà e da ultimo, sul versante divulgativo, Piero Angela.

Impeccabile ispiratore e presentatore recordman di 13 edizioni del Festival di Sanremo, fra il 1963 e il 2008, conduttore e di volta in volta crooner, affabulatore o spumeggiante mattatore di Partita doppia, Papaveri e Papere, Canzonissima, Domenica In, Fantastico, Senza Rete, Serata d’onore, Settevoci, Gran Galà, Donna sotto le stelle, Novecento e di una infinità di altri eventi, rassegne, premi e galà televisivi. In pratica l’intera storia della Rai e dell’etere nazionale.

Sempre in anticipo sui tempi, Pippo Baudo ha “scoperto” e lanciato decine di cantanti, conduttori e artisti famosi che devono molto, se non tutto, alle sue intuizioni. Come, per citarne alcuni: Milva, Mietta, Anna Oxa, Giuni Russo, Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Andrea Bocelli, Giorgia, Laura Pausini, Fabrizio Moro, Beppe Grillo, Barbara D’Urso e Paolo Conti.

Parallelamente all’attività televisiva ha partecipato a diversi film e fiction, interpretando principalmente sé stesso, ed ha scritto alcuni brani musicali di successo soprattutto in ambito televisivo e cinematografico, come “Una domenica così” “Donna Rosa” e la “Tartaruga”.

Ora tutti lo celebrano e lo piangono all’unisono. Anche coloro che invece di onorarlo per il preziosissimo ruolo che con l’avanzare dell’età aveva acquisito, quello di enciclopedia della Rai e dell’etere privato, lo avevano impietosamente tenuto lontano dagli studi e dai programmi televisivi, brulicanti invece di giornalisti ultraottantenni e conduttrici 75enni. Stagionati sì, ma di regime. Mentre Baudo è, sempre rimasto un indomito deemocristiano nell’animo.
Lacrime di coccodrillo imperdonabili, perché assieme al Pippo nazionale, l’Italia dà probabilmente l’addio per sempre allo stile originario di una tv cult e pop, servizio pubblico e maestra di vita, che ha accompagnato per mano il Paese dal boom economico alla rivoluzione del web.
Una televisione guida, della quale restano tuttavia gli esempi enciclopedici e propedeutici delle infinite repliche dell’ “era Baudo”.


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