Occorre, come ha già annunciato la presidente Meloni nel suo discorso di insediamento alle Camere, rilanciare il valore del merito, inseparabile da quello della concorrenza, per creare un tessuto economico-sociale vivace, attrattivo, competitivo e dinamico. Occorre quindi pensare ma anche agire, pensiero e azione, come ci ha insegnato Giovanni Spadolini, per declinare al meglio il valore del merito nella società italiana: questo è lo scopo dell’Accademia Spadolini del Talento
L’Italia in genere è un Paese di talenti. Una fucina di menti geniali e creative capaci di fare la differenza in ogni parte del mondo. Ci sono certamente i due simboli emergenti e internazionali della nuova Italia come i tennisti Jannik Sinner e Jasmine Paolini, ma disponiamo in ogni disciplina, settore o ambito, di giovani talenti che spesso dalle retrovie partecipano ai grandi processi, alle trasformazioni tecnologiche, sanitarie e imprenditoriali con successo basando il loro percorso su due valori: il merito e la concorrenza, intesa come una sana emulazione competitiva.
Purtroppo, una parte significativa di essi sono letteralmente fuggiti all’estero negli ultimi anni, dal nord, centro e sud Italia creando una vera e propria emigrazione di “cervelli” che ha contribuito a rendere meno competitivo e attrattivo il sistema-Italia. Bisognerà creare le condizioni per attrarli nuovamente nel nostro Paese, anche perché l’Italia non è in grado, alla luce della condizione in cui versa il mondo della ricerca e dell’università, di attrarre molti talenti stranieri.
Occorre quindi, come ha già annunciato la presidente Meloni nel suo discorso di insediamento alle Camere, rilanciare il valore del merito, inseparabile – come già accennato – da quello della concorrenza, per creare un tessuto economico-sociale vivace, attrattivo, competitivo e dinamico. Ma per fare questo non bisogna solo riscoprire questo valore fondamentale, sancito dalla nostra Costituzione, ma bisogna soprattutto declinarlo nei vari ambiti sociali, dalla pubblica amministrazione all’economia, dalla scuola al mercato del lavoro. E ciò è invece un aspetto molto più complesso perché si va a scontrare con rendite di posizione che bloccano lo sviluppo del Paese: i famosi “lacci e lacciuoli” richiamati dal già governatore Guido Carli.
Occorre quindi pensare ma anche agire, pensiero e azione, come ci ha insegnato Giovanni Spadolini, per declinare al meglio il valore del merito nella società italiana: questo è lo scopo dell’Accademia Spadolini del Talento, uno spin off dell’Academy Spadolini di cultura e politica. A tal fine cercheremo di penetrare nell’opinione pubblica tramite tre percorsi: kermesse culturali, cicli di seminari formativi e premi ad elevato valore simbolico e culturale.
Già a Sabaudia, ad esempio, stiamo conducendo una rassegna di libri con scrittori e presentatori di talento, come Gianfranco Fini, Enzo Amendola, Claudio Martelli e Maria Rita Parsi, per citarne alcuni, al termine della quale ci sarà il prossimo 18 agosto il “Premio Spadolini per il talento nel servizio alle istituzioni”. Le personalità che saranno premiate sono al vaglio, in questa fase, di una giuria composta da persone che hanno svolto la loro carriera sulla base del merito. Grandi vecchi come Lamberto Dini, Giuseppe De Rita, Andrea Monorchio, Giuliano Urbani, ma anche professori dell’età di mezzo come Tommaso Edoardo Frosini, o filosofi come Corrado Ocone. Un evento in cui premieremo vecchie e nuove generazioni che onorano l’Italia nel mondo, perché se è giusto rendere omaggio ai giovani talenti è anche giusto rendere onore a chi ha speso tutta la vita al servizio delle istituzioni repubblicane nei più diversi ruoli.
Al “Premio Spadolini per il talento nel servizio alle istituzioni” a Sabaudia, seguirà poi in ottobre il “Premio Spadolini-Negri” a Roma alla Camera dei Deputati ed entro dicembre il “Premio Spadolini-Maccanico” a Milano, in nome di un civil servant senza il quale non si sarebbe mai fatta la privatizzazione di Mediobanca (una personalità di cui sono stato prima allievo e poi consigliere giuridico e portavoce). Ci impegneremo quindi articolo dopo articolo (perché continueremo a fare tanta pedagogia civile come abbiamo fatto soprattutto nei quasi tre anni trascorsi dalla fondazione dell’Academy Spadolini), premio dopo premio, conferenza dopo conferenza, nel lanciare ai giovani un messaggio di speranza e riconoscimento, nella consapevolezza che cercheremo di lasciarli un po’ meno soli.
E in questo percorso metteremo insieme figure dalle più diverse età favorendo un proficuo scambio di idee, visioni ed esperienze. Ecco alcuni dei principali nomi che hanno preso parte al progetto: da Lamberto Dini a Claudio Martelli fino a Giuseppe Ayala; da Giuseppe De Rita a Gaetano Quagliariello fino a Corrado Ocone, da Tommaso Cerno a Stefano Folli e Andrea Monorchio. Maria Rita Parsi, psicopedagogista e saggista già vicepresidente dell’Academy Spadolini di cultura e politica; Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence e pedagogista; Stefano Scabbio, già ad di Menpower Italia ed Europa e membro del board di Menpower; Francesco Giubilei, presidente di Nazione Futura, direttore scientifico della Fondazione Alleanza Nazionale, saggista e intellettuale conservatore.
Una composizione trasversale e al di sopra delle appartenenze politiche. Anche se non possiamo dimenticare l’importanza del legame con la figura che ci ispira nel nostro quotidiano cammino: Giovanni Spadolini. Storico, giornalista, politico e uomo delle istituzioni. Non a caso il nostro segretario generale è Federico Bini, giornalista, saggista, editore e autore di un libro recentemente edito da Rubbettino sulla figura dello statista fiorentino: “Giovanni Spadolini. L’ultimo politico risorgimentale”.
Siamo dunque lieti di condividere con tutti voi un nuovo progetto per il Paese, il cui faro è “l’interesse generale” (definizione cara al banchiere umanista Raffaele Mattioli), una “certa idea di Italia”, moderna, europea, libera, basata sui due pilastri imprescindibili per una sana democrazia liberale: merito e concorrenza. Perché come diceva il grande Ugo La Malfa – di cui fui pupillo sin da quando avevo vent’anni e di cui portai il feretro nel momento dell’addio – occorre superare gli egoismi individuali, gli opportunismi corporativi, i comodi familismi per “creare una società per tutti gli italiani e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati”. Questo è lo scopo dell’Accademia Spadolini del Talento.