Due gli elementi che si intrecciano: le politiche Ue di allargamento e le situazioni dei singoli Stati, attraversati da tensioni (Serbia-Kosovo) e progressi (Albania-Montenegro). Nel mezzo il viaggio di tre settimane che vedrà Antonio Costa fare tappa in tutti i Paesi interessati all’adesione
Mentre il presidente del consiglio europeo Antonio Costa dichiara che i percorsi di adesione dei Balcani occidentali, della Moldavia e dell’Ucraina “non sono solo promesse, sono priorità”, nel frattempo le frizioni tra Serbia e Kosovo non cessano: scritte nazionaliste contro le istituzioni del Kosovo sono state affisse in diversi comuni. Inoltre un militare croato è stato arrestato con la fidanzata. Avrebbero raccolto informazioni classificate sugli spostamenti della forza Nato Kfor in Kosovo.
Le politiche europee di allargamento
Le politiche di allargamento europee sono note: Costa le ha ribadite anche ieri annunciando 3 settimane di viaggi attraverso l’Europa per incontrare i leader dell’Ue. “Nel mondo di oggi la nostra unità è la nostra più grande forza”, scrive su X il presidente del Consiglio europeo che al contempo annuncia tre parole d’ordine della sua missione: “Vicinanza: ogni voce conta; coinvolgimento: ascoltare e comprendere le priorità; unità: costruire consenso”. Il ragionamento dei vertici europei poggia sulla convinzione che sia necessario superare il teorema che vede l’Ue come un “club chiuso, per questo, dobbiamo adottare una nuova mentalità culturale: superare i conflitti storici per costruire un futuro condiviso”.
L’occasione è il Bled Strategic Forum nell’omonima città slovena, dove Costa è intervenuto facendo una serie di riflessioni. “L’ingenuità geopolitica è finita – ha detto – Stiamo aumentando massicciamente i nostri investimenti nella difesa per rafforzare la nostra sicurezza, potenziare le nostre industrie e creare posti di lavoro in tutta Europa. Questo aumenta anche la nostra credibilità e influenza sulla scena globale”. Il riferimento è al soft power che da solo non “è sufficiente in un mondo dove l’hard power prevale troppo spesso”.
Fronti di crisi
Ma i propositi di allargamento dell’Ue ai Balcani registrano le consuete difficoltà in Paesi “al limite”, come Serbia e Kosovo. Costa ha fatto riferimento a loro quando ha chiesto di “cambiare mentalità e superare i conflitti storici per costruire un futuro comune”. La realtà quotidiana racconta di una situazione ancora di alta tensione tra Pristina e Belgrado. “Non rinunceremo alla Serbia”, “combattiamo contro i blocchi di Kurti”, “voglio indietro la mia Serbia”: questi gli slogan apparsi sui muri di varie città a maggioranza serba del Kosovo, come Gracanica, abitato da serbi, Koretishte a Novëberda e a Mitrovica Nord.
Il Kosovo come è noto si trova in una situazione di stallo politico dall’aprile scorso quando, dopo le elezioni, si è proceduto, senza successo, all’elezione del presidente del Parlamento. Solo il 26 agosto l’assemblea è finalmente riuscita a eleggere Dimal Basha (membro del partito più importante in Parlamento, Vetevendosje, guidato da Albin Kurti) ma è rimasto vuoto uno dei cinque posti da vicepresidente.
Scontri in Serbia
La cronaca racconta di un’altra giornata di contrapposizione per le strade serbe tra manifestanti e forze dell’ordine. Un agente di polizia è rimasto ferito negli scontri avvenuti dinanzi alla Facoltà di sport ed educazione fisica di Novi Sad dopo la marcia organizzata per commemorare le vittime del crollo della pensilina alla stazione ferroviaria, incidente avvenuto lo scorso novembre. Circa 300 persone, tra cui alcuni con il voto incappucciato, si erano radunate davanti all’università per entrare con la forza: gli agenti di polizia sono intervenuti dopo essere stati attaccati con fumogeni, pietre e mattoni. Secondo la presidente del Parlamento serbo, Ana Brnabic, “non ci sarà una guerra civile in Serbia”, rispondendo così al premier croato, il quale dal Forum strategico di Bled aveva dichiarato di essere scettico riguardo all’allargamento dell’Unione europea.
Spionaggio internazionale
Il caso dei due fidanzati, scoperti mentre attenzionavano gli spostamenti della forza Nato Kfor in Kosovo, racconta di una situazione in continua evoluzione. Si tratterebbe di un pilota dell’aeronautica militare croata e della sua fidanzata, cittadina serba del Kosovo, originaria di Mitrovica, arrestati a Zagabria con l’accusa di spionaggio. Non solo avrebbero raccolto informazioni sulla base tra il 2022 e il 2025, ma avrebbero avuto accesso anche ai dettagli della misteriosa esplosione al canale Ibar-Lepenac, avvenuta nel novembre del 2024.
Gli scenari politici
Al di là delle suddette tensioni, c’è ottimismo per quanto riguarda i progressi di Albania e Montenegro che si dicono pronte a realizzare le riforme richieste da Bruxelles per entrare a far parte dell’Unione europea. Lo ha ribadito il premier albanese Edi Rama dal palco del Forum strategico di Bled, secondo cui “l’obiettivo di Tirana è di terminare il percorso di accesso verso l’Ue già nel 2027, per poter centrare il traguardo dell’allargamento ai Balcani occidentali entro il 2030”. Anche il suo collega montenegrino Milojko Spajić ha messo in risalto i progressi di Podgorica.