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Il Corriere della Sera e il liberismo a corrente alternata

Per anni è stato il quotidiano da cui due editorialisti come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, proponevano alla “statalista” Italia le loro ricette liberiste per rilanciare il Paese.

Ma dopo anni di retorica europeista portata avanti anche grazie ai corposi contributi dell’ex commissario Mario Monti, anche il Corriere della Sera sta rivedendo, o rielaborando, le sue idee in merito al famigerato 3% del rapporto deficit/Pil che frenerebbe la ripresa italiana.

Non solo. Nelle scorse settimane, in un pezzo a firma di Fabio Tamburini, già direttore di Radiocor/Il Sole 24 Ore, il Corriere invocava l’intervento di Cassa Depositi e prestiti per salvare la rete Telecom. Una sorta di riedizione del piano Rovati, che anni addietro via Solferino bollò come una “idea perniciosa“.

Oggi l’ennesimo cambio di rotta, stavolta in un editorialino firmato da Antonella Baccaro che critica il paventato intervento del governo Letta nella crisi di Alitalia. Motivo? Scrive la giornalista del Corriere che segue da anni le vicende Alitalia: “A che scopo entrare nel capitale della compagnia? Se la scommessa è di far arrivare il vettore alle nozze con i francesi dignitosamente, anziché fallito, ritagliandosi così la possibilità di fronteggiare i piani di regionalizzazione di Air France-Klm, non sarà certo la presenza di un’azionista pubblico a garantirlo“.

A questo punto sono in molti a chiedersi: ma il Corriere della Sera è affetto da ” liberismo a corrente alternata“?

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