Per la seconda volta in tre mesi Sberbank, il più grande istituto russo e per giunta controllato dallo Stato, avvisa Mosca: il Paese viaggia contro l’iceberg, subito un freno al costo del denaro o ci si farà del male. Ma c’è di mezzo la banca centrale
Per German Gref, gran capo della più importante banca della Russia, controllata dallo Stato, è la seconda sirena. Di quelle che fanno rumore. Era lo scorso giugno quando il sistema bancario russo ammise per la prima volta che sì, a Mosca il vento sta cambiando e le cose si stanno mettendo male. Ora, a distanza di tre mesi, è di nuovo tempo di allarmi rossi: l’economia dell’ex Urss si sta sgretolando sotto i colpi delle sanzioni e dei tassi su prestiti e depositi, al 18%. Questo vuol dire che le aziende non hanno più credito, perché costa troppo chiedere soldi a una banca e il denaro sui conti correnti sta lentamente evaporando proprio per l’alto costo di gestione.
Gref, amministratore delegato di Sberbank e una delle figure più influenti della finanza russa, ha parlato apertamente di stagnazione dell’economia nazionale, avvertendo che, se la Banca centrale non interverrà con un deciso taglio dei tassi d’interesse, la Russia rischia di scivolare in recessione. Ora, l’economia di guerra russa è cresciuta del 4,1% nel 2023 e del 4,3% nel 2024, un ritmo nettamente superiore a quello dei paesi del G7, nonostante le molteplici ondate di sanzioni occidentali seguite all’invasione dell’Ucraina nel 2022. Tuttavia, questa crescita sta rallentando bruscamente, proprio a causa dell’impatto dei tassi d’interesse elevati.
Parlando con i giornalisti a margine dell’Eastern Economic Forum nella città di Vladivostok, Gref, peraltro ex ministro dell’Economia, ha dichiarato che nel secondo trimestre l’economia sembrava trovarsi in una situazione di “stagnazione tecnica: il secondo trimestre può essere effettivamente visto come una stagnazione tecnica. Luglio e agosto mostrano sintomi abbastanza chiari del fatto che ci stiamo avvicinando allo zero”. Le affermazioni di Gref pesano come un macigno anche perché Sberbank è controllata dallo Stato russo: è l’indicatore di un malessere diffuso nella popolazione, che inizia a lamentare scelte di politica economica non funzionali allo sviluppo dello Stato.
E allora? Il problema è politico. Per il Cremlino, i tassi andrebbero tagliati e subito. Anzi, bisognava azionare il freno d’emergenza mesi fa. Ma per la Bank of Russia e la sua arcigna governatrice, Elvira Nabiullina, l’unico modo per fermare l’inflazione era proprio portare i tassi su livelli mai visti prima. Per “sperare in una ripresa economica il tasso di riferimento si dovrebbe ridurre al 12% rispetto all’attuale 18%”, ha chiarito il numero uno di Sberbank. “Ai livelli di inflazione attuali, il tasso al quale possiamo sperare in una ripresa economica è del 12% o inferiore: la Bank of Russia non permetta una transizione verso la recessione”. Chi la spunterà?