Nonostante la Cina dichiari neutralità, le prove di un suo coinvolgimento nella guerra in Ucraina si moltiplicano sempre di più. Nello specifico, fornendo a Mosca componenti e tecnologie per i droni che martellano le città ucraine. Questa cooperazione militare rafforza l’asse Pechino-Mosca, complica la difesa ucraina e ridefinisce le dinamiche geopolitiche
Nonostante Pechino si sia sempre dichiarata neutrale rispetto al conflitto in Ucraina, le evidenze emerse recentemente dimostrano un coinvolgimento ben più concreto nella guerra di Vladimir Putin. La Cina, infatti, fornisce a Mosca componentistica e materiali essenziali per la produzione dei droni kamikaze che bombardano le città e le infrastrutture ucraine. Tra il 2023 e il 2024, il governo russo ha speso almeno 55 milioni di dollari in prodotti cinesi, transitando attraverso aziende statali e private. Questo scambio commerciale sfugge alle sanzioni occidentali e consolida una cooperazione militare su cui Pechino e Mosca contano reciprocamente.
Cosa fornisce la Cina e in che modo
Dal punto di vista tecnico, l’arsenale russo sta integrando droni completamente costruiti con tecnologia cinese. Secondo fonti ucraine, Putin prevede entro la fine dell’anno di schierare oltre due milioni di droni, di cui 30 mila a lungo raggio e altrettanti esca per ingannare le difese nemiche. Questi velivoli combinano motori avanzati, microchip, sensori ottici e strutture in fibra di carbonio provenienti da imprese cinesi, in particolare dalla zona industriale di Alabuga, nel Tatarstan, dove operano società russe al 100%, ma che sfruttano know-how e componenti di Pechino. La scoperta di droni totalmente cinesi sul campo di battaglia ucraino segna un nuovo livello di sostificazione, rendendo più difficile la difesa aerea e imponendo un cambio di strategia anche gli alleati occidentali di Kiev.
Interessi strategici che sfidano l’Occidente
Le implicazioni geopolitiche di questa collaborazione sono enormi. La recente visita di Putin a Xi Jinping ha ribadito l’intesa tra i due leader e segna la trasformazione della partnership in una strategia win-win: Mosca ottiene tecnologie e componenti critici, mentre Pechino consolida un mercato redditizio per il proprio complesso militare-industriale. Questo rafforza il posizionamento della Cina come attore indispensabile nella moderna guerra tecnologica, capace di influenzare l’equilibrio europeo senza un impiego diretto sul campo. Inoltre, l’accesso russo alle tecnologie cinesi più avanzate, e viceversa, potrebbe accelerare lo sviluppo di capacità autonome nei droni e nei sistemi elettronici, aumentando la pressione di Washington e Bruxelles per una ricalibrazione delle politiche di contenimento.
In conclusione, l’emergere dei droni cinesi nella guerra in Ucraina non è solo un fatto tecnico, ma un segnale politico chiaro: Pechino e Mosca consolidano un asse strategico che sfida l’Occidente. Il conflitto urcraino diventa così un laboratorio di guerra ibrida e tecnologia, dove le alleanze tradizionali vengono rimescolate e la neutralità dichiarata non corrisponde sempre agli interessi reali. Per l’Europa e gli Stati Uniti, capire questa dinamica è fondamentale per pianificare risposte efficaci sia sul piano militare che diplomatico.