Skip to main content

Dagli asset russi all’auto elettrica. La mappa europea di von der Leyen

Nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione da quando è stata rieletta a capo del governo europeo, Ursula von der Leyen tocca tutte le corde più sensibili, in un momento di massima confusione sul futuro del Vecchio continente. A Kyiv bisogna prestare denaro, ma senza ricorrere massicciamente ai beni congelati della Russia. Ed è tempo di un’auto elettrica made in Europe che ponga fine all’invasione cinese. Messaggio a Israele: basta con il sostegno incondizionato

Poco meno di 30 pagine per quasi 90 minuti di ragionamenti e promesse. Ursula von der Leyen ha spaccato il minuto quando ha preso la parola a Strasburgo, dinnanzi all’intero Parlamento europeo, per tenere il suo primo discorso sullo stato dell’Unione da quando è stata rieletta al vertice del governo comunitario. Con il suo inglese impeccabile von der Leyen ha toccato tutte le corde più sensibili di un’Europa ancora alla ricerca della sua anima. Pressata come non mai dalla concorrenza industriale cinese, spaccata su Gaza e il Medio Oriente, attonita dinanzi al nuovo incendio francese. E, ancora, impegnata a prendere le misure con l’alleato americano e incerta sullo smobilizzo degli asset sequestrati alla Russia, l’Unione vive il suo momento più difficile, se non altro per l’alto tasso di confusione nelle istituzioni comunitarie.

L’INDIPENDENZA PRIMA DI TUTTO

Primo punto, l’Europa è unica e indissolubile. Tanto dal “difendere ogni centimetro quadrato del suo territorio”, ha subito messo in chiaro von der Leyen. “In questo momento si stanno delineando le linee di battaglia per un nuovo ordine mondiale basato sul potere. L’Europa deve lottare: per il suo posto in un mondo in cui molte grandi potenze sono ambivalenti o apertamente ostili all’Europa, un mondo di ambizioni imperiali e guerre imperiali. Un mondo in cui le dipendenze vengono spietatamente trasformate in armi. Ed è per tutte queste ragioni che deve emergere una nuova Europa”.

“Questo deve essere il momento dell’indipendenza dell’Europa. Credo che questa sia la missione della nostra Unione: essere in grado di prendersi cura della propria difesa e sicurezza. Assumere il controllo delle tecnologie e delle energie che alimenteranno le nostre economie. Decidere in che tipo di società e democrazia vogliamo vivere. Essere aperti al mondo e scegliere i nostri partenariati con alleati, vecchi e nuovi. In definitiva, si tratta di avere la libertà e il potere di determinare il nostro destino”. Ora, “sappiamo di potercela fare. Perché insieme abbiamo dimostrato che cosa è possibile quando abbiamo la stessa ambizione, unità e urgenza. E ho perso il conto delle volte in cui mi è stato detto che l’Europa non poteva fare questo o quello, come durante la pandemia, per la ripresa, sulla difesa, sul sostegno all’Ucraina, sulla sicurezza energetica. La lista è lunga. Ma ogni volta, l’Europa è rimasta unita e ce l’ha fatta. E dobbiamo fare lo stesso ora”.

E allora, ecco il punto. “Dunque, la domanda centrale per noi oggi è semplice: L’Europa ha il coraggio di combattere? Abbiamo l’unità e il senso di urgenza? Abbiamo volontà politica e la capacità politica di scendere a compromessi? O vogliamo solo combattere tra noi stessi, essere paralizzati dalle nostre divisioni? Questa è la risposta a cui tutti noi dobbiamo rispondere: ogni Stato membro, ogni deputato di quest’Assemblea, ogni commissario, tutti noi. Ai miei occhi la scelta è chiara: il mio discorso di oggi è un discorso per l’unità. Unità tra gli Stati membri, unità tra le istituzioni dell’Ue. Unità tra le forze democratiche europeiste in quest’Aula. Sono qui, e l’intera Commissione è qui, pronta a fare in modo che questo accada insieme a voi. Siamo pronti a rafforzare la maggioranza democratica europeista, perché è l’unica che può dare risultati per gli europei”, ha concluso von der Leyen.

PASSO INDIETRO SUGLI ASSET RUSSI

Altra questione, entrando un po’ nel merito, la questione della monetizzazione degli asset messi sotto chiave alla Russia. E qui l’Europa ha confermato le sue remore, con von der Leyen che ha ribadito che i beni russi immobilizzati dalle sanzioni “non saranno toccati” e che “l’esecutivo Ue lavorerà per definire una nuova soluzione per finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina sulla base dei beni russi immobilizzati”. In questa fase occorrono, secondo von der Leyen “piu’ pressione sulla Russia affinché si sieda al tavolo dei negoziati, di più sanzioni”. A questo serve la 19esima serie di sanzioni in corso di definizione: Bruxelles sta valutando in particolare l’eliminazione graduale più rapida dei combustibili fossili russi, della flotta ombra e dei Paesi terzi.

In ogni caso “occorrerà un maggiore sforzo collettivo a sostegno dell’Ucraina: con i profitti maturati con il blocco degli asset russi possiamo fornire all’Ucraina un prestito di riparazione, l’Ucraina lo rimborserà solo quando la Russia avrà pagato le riparazioni. Il rischio dovrà essere sostenuto collettivamente”. Quanto alla sicurezza dell’Ucraina, la presidente della Commissione ha indicato che la prima linea delle garanzie è il finanziamento di forze armate ucraine forti. E con un nuovo programma, il Qualitative military edge, per sostenere gli investimenti nelle capacità delle forze armate ucraine a partire dai droni. “La Russia sta recuperando rapidamente terreno nella produzione e nell’impiego di droni e sta sfruttando il vantaggio della produzione industriale di massa e di qui la necessità di usare la nostra forza industriale per sostenere l’Ucraina nel contrastare questa guerra con i droni, contribuendo a trasformare l’ingegno ucraino in un vantaggio sul campo di battaglia e in un’industrializzazione congiunta”. A questo fine von der Leyen ha annunciato che saranno anticipati 6 miliardi di euro dal prestito Era (pro Ucraina nell’ambito delle decisioni G7) e che sarà definita un’alleanza per i droni con l’Ucraina.

UN MURO CONTRO LA CINA

Certo, in tutto questo c’è una Cina che preme sempre più forte alle porte d’Europa. E il fianco più esposto è quello dell’auto (venerdì von der Leyen incontrerà i costruttori del continente). Ma Bruxelles è pronta a rilanciare. “Proporremo di collaborare con l’industria su una nuova iniziativa per le auto elettriche piccole ed economiche, la Small affordable cars initiative. Credo che l’Europa dovrebbe avere la sua auto elettrica, che significa ecologica: pulita, efficiente e leggera. Significa economica: accessibile a tutti. E significa europea: costruita qui in Europa, con filiere europee. Perché non possiamo permettere alla Cina e ad altri di conquistare questo mercato. In ogni caso, il futuro (dell’auto, ndr) è elettrico. E l’Europa ne farà parte”.

Stessa spinta anche sul cibo. “Posso annunciare che aumenteremo il nostro budget promozionale per lanciare una nuova campagna Buy European Food. Perché possiamo affermare con orgoglio che il nostro cibo europeo è il migliore al mondo”, ha rivendicato il numero uno della Commissione. “Dobbiamo rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare. Per troppo tempo il loro duro lavoro non ha dato i suoi frutti. Gli agricoltori hanno diritto a un prezzo equo per il loro cibo e a un giusto profitto per le loro famiglie. Esamineremo l’attuazione della nostra legislazione sulle pratiche commerciali sleali. E interverremo laddove necessario”.

LA LEADERSHIP INDUSTRIALE

In scia al discorso cinese, quello delle barriere commerciali, alias dazi. “Il nostro più grande patrimonio è il mercato unico. Ma sappiamo bene che è ancora incompiuto. L’Fmi stima che le barriere interne al mercato unico equivalgano a una tariffa del 45% sulle merci e addirittura del 100% sui servizi. Pensate a ciò che stiamo perdendo. E, come sottolineato dal Rapporto Letta, il mercato unico resta incompleto in tre ambiti principali: finanza, energia e telecomunicazioni. Servono scadenze politiche chiare. Ecco perché presenterò una tabella di marcia per il mercato unico fino al 2028: sul capitale, sui servizi, sull’energia, sulle telecomunicazioni, sul 28° regime, e sulla quinta libertà: conoscenza e innovazione. Perché, come dice un vecchio adagio: solo ciò che viene misurato viene realizzato”, ha spiegato von der Leyen.

La quale ha poi ristretto il campo. “Tutto ciò sosterrà anche i nostri investimenti nelle tecnologie che alimenteranno la nostra economia: pulite e digitali. Prendiamo l’intelligenza artificiale. Una IA europea è essenziale per la nostra indipendenza futura. Sosterrà la nostra industria e le nostre società—nella sanità, nella difesa e oltre. Per questo ci concentreremo sui pilastri fondamentali: dal Cloud e AI Development Act al Quantum Sandbox. Stiamo investendo massicciamente nelle gigafactory europee dell’IA. Queste strutture sosterranno le nostre start-up innovative, permettendo loro di sviluppare e mettere in campo la prossima generazione di modelli di intelligenza artificiale proprio qui in Europa. E più tardi oggi incontrerò gli amministratori delegati di alcune delle più grandi aziende tecnologiche europee. Mi consegneranno la loro dichiarazione europea sull’IA e la tecnologia. Questo è il loro impegno a investire nella sovranità tecnologica dell’Europa. E dobbiamo adottare lo stesso approccio anche sulle tecnologie pulite, dall’acciaio alle batterie”.

TRA BATTERIE E RINNOVABILI

Non è finita. Ce ne è anche per le rinnovabili. “Il settore europeo delle tecnologie pulite deve rimanere in Europa, ed è necessario agire con urgenza. Con il Clean Industrial Deal abbiamo identificato i principali ostacoli che rallentano questi settori. Ora dobbiamo accelerare l’attuazione. Perché gli investitori vogliono sapere che, se investono, ci sarà domanda di prodotti europei puliti. Ecco perché i mercati guida devono essere al centro della nostra azione. Per innescare un circolo virtuoso. In cui sia l’offerta sia la domanda aumentano, e i prezzi diminuiscono. Sul lato dell’offerta, lanceremo un pacchetto Battery Booster. Questo metterà a disposizione 1,8 miliardi di euro in capitale per rafforzare la produzione in Europa. Le batterie sono un fattore abilitante fondamentale di altre tecnologie pulite – in particolare i veicoli elettrici. Dunque, si tratta del cuore stesso della nostra indipendenza. Sono convinta: il futuro delle tecnologie pulite continuerà a essere costruito in Europa. Ma per questo, dobbiamo anche assicurarci che la nostra industria disponga dei materiali qui in Europa. E l’unica risposta è creare una vera economia circolare. Dobbiamo quindi accelerare sul Circular Economy Act. E avanzare in quei settori che sono già pronti”.

UN MONITO A ISRAELE

Non poteva mancare poi un passaggio sulla questione Medio Oriente. E qui da Bruxelles è arrivato un duro attacco a Israele. Premesso che “sono un’amica di lunga data del popolo di Israele. So quanto gli attacchi atroci del 7 ottobre da parte dei terroristi di Hamas abbiano scosso la nazione fino al profondo. Gli ostaggi sono prigionieri da più di 700 giorni, 700 giorni di dolore e di sofferenza” e che “non ci potrà mai essere spazio per Hamas, né ora né in futuro. Sono terroristi che vogliono distruggere Israele. E stanno infliggendo terrore anche al loro stesso popolo, tenendolo in ostaggio”, a questo punto “sospenderemo il nostro sostegno bilaterale a Israele. Bloccheremo tutti i pagamenti in questi settori, senza compromettere il nostro lavoro con la società civile israeliana o con Yad Vashem. In secondo luogo, proporremo sanzioni contro i ministri (israeliani, ndr) estremisti e contro i coloni violenti. E proporremo anche una sospensione parziale dell’Accordo di associazione sulle questioni commerciali. Sono consapevole che sarà difficile trovare la maggioranza. E so che qualsiasi azione sarà eccessiva per alcuni, e troppo poco per altri. Ma dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità: Parlamento europeo, Consiglio Ue e Commissione”.

“Perché”, ha giustificato von der Leyen, “ciò che sta accadendo a Gaza ha scosso la coscienza del mondo. Persone uccise mentre chiedevano cibo. Madri che tengono in braccio bambini senza vita. Queste immagini sono semplicemente catastrofiche. Quindi voglio mandare un messaggio molto chiaro: la fame provocata dall’uomo non potrà mai essere un’arma di guerra. Per il bene dei bambini, per il bene dell’umanità, questo deve finire: nel lungo termine, l’unico piano di pace realistico si fonda su due Stati che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, con un Israele sicuro, un’Autorità Palestinese vitale e la piaga di Hamas eliminata. È ciò che l’Europa ha sempre sostenuto. Ed è tempo di unirci per aiutare a realizzarlo”.


×

Iscriviti alla newsletter