Giovane ma navigato, deciso sull’Ucraina e sul riarmo, silenzioso ma ficcante nel dibattito politico. E soprattutto ultra macroniano. In Francia lo definiscono un buon soldato, quindi molto incline ad applicare il dettato presidenziale. Errori compresi. Il nodo sarà il tema delle alleanze: socialisti e lepeniani attendono le sue prime parole
Superare lo stallo giocando in “difesa”. Emmanuel Macron ha scelto l’attuale ministro Sebastien Lecornu per il ruolo di quinto premier in poco più di un anno, record negativo di tutti i tempi della storia repubblicana francese. E ha deciso di puntare non solo su un suo fedelissimo, ma anche su un profilo dal doppio risvolto: giovane, in virtù dei suoi 39 anni, ma già sufficientemente dentro la macchina dello stato per aver ricoperto vari ruoli istituzionali, ultimo dei quali proprio nel delicato settore della difesa. Ma chi è e cosa pensa il nuovo inquilino di Matignon?
Giovane ma navigato
Un predestinato, che già a 20 anni è stato assistente parlamentare, esponente di quella generazione di macroniani che si sono ritagliati uno spazio nell’ultimo decennio e che, per altro verso, sono indicati oggi dalla critica e dagli elettori come responsabili dello status quo. Lecornu è un politico sui generis, nonostante l’età: discreto, silenzioso e poco avvezzo alle nuove forme di comunicazione sui social. Originario della Normandia, nipote di un partigiano, è attivista politico sin da quando aveva16 anni per l’Unione per un Movimento Popolare (UMP), poi per i Repubblicani (LR). Dopo essere stato assistente parlamentare del deputato dell’UMP per l’Eure Bruno Le Maire, a 27 anni è stato eletto sindaco di Vernon. In sette anni al governo ha lavorato in diversi ministeri come Ecologia, Comunità, Territori d’Oltremare, e infine Forze Armate.
La notorità con la guerra in Ucraina
Un passaggio nevralgico della carriera di Lecornu si ritrova nella guerra in Ucraina, tema in cui si è distinto per un approccio forte. La sua posizione è che smilitarizzare l’Ucraina e lasciarla senza l’adesione alla Nato, come chiede la Russia, è una linea rossa per l’Europa. Ovvero l’Ue non può permettere che l’Ucraina resti senza un esercito funzionante, negandole al contempo l’adesione alla Nato. Sebbene rimanga discreto sui media, è salito alla ribalta dopo l’invasione di Mosca e ha lavorato con decisione per il massiccio rafforzamento militare francese. Nel 2023 ha stimolato il voto parlamentare su una nuova legge sulla pianificazione militare che prevedeva 413 miliardi di euro di spesa per la difesa, oltre ad aver rafforzato le relazioni (anche personali) con il suo omologo tedesco Boris Pistorius per una maggiore cooperazione militare fra Parigi e Berlino. Non un volto nuovissimo quindi, dal momento che sarebbe potuto diventare premier lo scorso anno al posto di François Bayrou perché di comprovata fede macroniana; ma proprio per questa ragione potenziale bis del centrista che si è dimesso ieri.
Un buon soldato
Verosimilmente per i prossimi tre anni, a meno di clamorosi sconquassi dettati dalla legge di bilancio, Lecornu dovrebbe perseguire la medesima politica del governo Bayrou, ma con l’incognita delle alleanze in aula. Nel comunicato di ufficializzazione, l’Eliseo ha parlato di un’azione politica che il Primo Ministro guiderà per “la difesa della nostra indipendenza e del nostro potere, al servizio al popolo francese e della stabilità politica e istituzionale per l’unità del Paese”. Ma come mettere in pratica questi propositi? Potrebbe giocare un ruolo il carattere del neo primo ministro. Abile nei negoziati, più a destra di Bayrou, capace di sfinire i suoi interlocutori con cui dialoga a braccio e con buona competenza tecnica, perché studioso dei dossier.
In primis Lecornu dovrebbe confermare lo zoccolo duro dell’esecutivo, anche come forma di rispetto verso la base partitica che dovrà sostenere il governo, su tutti Catherine Vautrin, Rachida Dati, Bruno Retailleau, Gérald Darmanin, Élisabeth Borne e Manuel Valls: un’arma a doppio taglio, però. In Francia lo definiscono un buon soldato, quindi molto incline ad applicare il dettato macroniano. Errori compresi.