Israele sta colpendo con maggiore assiduità in Yemen. Lo scambio di attacchi conferma che lo scontro con il movimento filo-iraniano si sta intensificando, spiegano fonti militari operative nella regione. E l’intelligence funziona meglio
Israele ha colpito di nuovo il porto di Hodeidah, sul Mar Rosso yemenita, con una serie di raid aerei avvenuti nel pomeriggio di martedì. Secondo fonti israeliane l’obiettivo era neutralizzare infrastrutture utilizzate dagli Houthi per ricevere forniture dall’Iran, mentre il gruppo yemenita ha replicato rivendicando un lancio missilistico verso Israele, poi intercettato. Lo scambio di attacchi conferma che lo scontro tra Israele e il movimento filo-iraniano si sta intensificando, spiegano fonti militari operative nella regione, spostando il fronte ben oltre Gaza e la regione immediatamente circostante.
Negli ultimi mesi Israele ha infatti ampliato le sue operazioni contro gli Houthi, reagendo a droni e missili lanciati verso il proprio territorio e contro la navigazione commerciale nel Mar Rosso. Dopo l’uso di missili a submunizioni da parte dei ribelli, considerati più difficili da intercettare, Tel Aviv ha risposto con operazioni più aggressive: dai bombardamenti su Hodeidah fino al raid del 31 agosto a Sana’a, che ha eliminato gran parte della leadership politica houthi, incluso colui che viene impropriamente definito “primo ministro”, Ahmed Ghaleb al-Rahawi. È un segnale della volontà israeliana di alzare la soglia della deterrenza e di limitare le capacità offensive del gruppo, aggiungono quelle fonti.
Questi attacchi, però, non hanno intaccato la spina dorsale militare del movimento, che resta in grado di lanciare missili, droni e azioni contro la navigazione internazionale. Gli esperti sottolineano come Israele abbia colpito soprattutto la dimensione simbolica e politica degli Houthi, senza ridurne di fatto la forza operativa – e “lo stesso è avvenuto con le campagne offensive statunitensi nei mesi scorsi”. Tuttavia, il fatto che il Mossad sia riuscito a localizzare e neutralizzare figure di vertice indica un progresso nell’intelligence israeliana nello Yemen. È un’evoluzione che, se confermata, potrebbe rafforzare ulteriormente la proiezione diretta di Israele contro un attore regionale “finora contrastato quasi esclusivamente da Stati Uniti e Paesi del Golfo” – benché dalle sue attività dipenda la stabilità dell’asse marittimo da cui passano la stragrande maggioranza del traffico di merci tra Europa e Asia.