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Google schiva la tagliola cinese. Ora il bersaglio è Nvidia

Le autorità del Dragone hanno infatti deciso di lasciar cadere una procedura Antitrust a carico di Google, che riguardava la posizione dominante del gruppo statunitense sui sistemi operativi per dispositivi mobili tramite Android. Ora l’obiettivo sembra essere un altro

Una finta e poi la sterzata, per provare ad involarsi sulla fascia. Il gergo calcistico può aiutare a mettere a fuoco l’ultima mossa della Cina, in materia di confronto-scontro con gli Stati Uniti. E il terreno di gioco, nemmeno a dirlo, è quello della tecnologia. Le autorità del Dragone hanno infatti deciso di lasciar cadere una procedura Antitrust a carico di Google, che riguardava la posizione dominante del gruppo statunitense sui sistemi operativi per dispositivi mobili tramite Android.

Una mossa, ha scritto il Financial Times che ha rivelato lo stop, che “segnala una rimodulazione tattica da parte di Pechino, che ora sta concentrando la sua potenza di fuoco regolamentare su Nvidia (il colosso americano dei chip, ndr)”. Proprio ieri, infatti, la a Cina ha vitato alle sue imprese acquisti di microprocessori sull’intelligenza artificiale del produttore Usa. “Molla un caso e spingi su un altro”, ha commentato una delle fonti citate dal quotidiano. “Pechino sta cercando di stringere il campo delle sue rappresaglie per renderle più efficaci”.

Il tutto nell’ambito delle trattative sui dazi commerciali che stanno proseguendo tra Washington e Pechino. Per parte sua l’amministrazione statunitense ha recentemente annunciato un accordo con i cinesi su TikTok. Questo mentre invece la Commissione europea, che tratta per conto di tutti i Paesi della Ue sulle questioni commerciali con Washington, sta portando avanti in maniera risoluta diverse procedure Antitrust a carico di una molteplicità di gruppi statunitensi, tra cui Google, creando attriti nel negoziato sui dazi.

Gli ultimi sviluppi arrivano dopo la quarta tornata di colloqui commerciali tenuta dalle delegazioni di Cina e Stati Uniti a Madrid, in Spagna, il 14 e 15 settembre, con la partecipazione del vicepremier He Lifeng, il capo negoziatore per il commercio internazionale del ministero del Commercio di Pechino Li Chenggang e il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent. Insomma, ora l’obiettivo sembra essere Nvidia. Come detto poc’anzi, l’autorità di regolamentazione cinese per Internet ha intimato alle più grandi aziende tecnologiche del Paese di interrompere l’acquisto di chip per l’Intelligenza Artificiale di Nvidia e di rescindere gli ordini esistenti. Il ceo di Nvidia, Jensen Huang, che pare abbia discusso la questione con il presidente Trump in occasione di un banchetto di Stato nel Regno Unito e si è detto deluso dalla decisione cinese. Penso che potremmo servire un mercato solo se il Paese (la Cina, ndr) lo desidera”.

Ma per Nvidia c’è un altro fronte, che porta di nuovo al punto di partenza, all’Antitrust. Sotto forma di apertura, da parte delle medesime autorità cinesi, di un’indagine per violazione della legge anti-monopolio. Nella nota dell’amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr) non sono emersi dettagli se non quello che c’è stata un’infrazione delle regole antitrust e che l’autorità continuerà “un’indagine completa”. Anche eventuali ritorsioni non sono state comunicate. “Rispettiamo pienamente la legge”, fa sapere un portavoce di Nvidia assicurando di voler proseguire nella collaborazione “con tutte le agenzie governative competenti nell’ambito della loro valutazione dell’impatto sulla concorrenza nei mercati commerciali dei controlli sulle esportazioni” degli Stati Uniti sui prodotti tecnologici.


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