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Il ritorno del dirigibile? Ecco cosa sta testando la Nato al largo del Portogallo

Un aeromobile dall’aspetto rétro ma dalle capacità hi-tech entra nelle sperimentazioni Nato. Il sistema della compagnia Kelluu, progettato per missioni scientifiche, ora mira a compiti di sorveglianza e raccolta dati su aree costiere e oceani. Ma l’Occidente non è il solo a interessarsi di simili piattaforme

Una livrea in argento scintillante e una silhouette che non è più così comune da oramai quasi un secolo. Così appare a primo impatto il nuovo sistema sviluppato dalla compagnia finnica Kelluu, originariamente per finalità di tipo scientifico e commerciale, e attualmente in fase di test sotto l’egida dell’Alleanza Atlantica per un eventuale impiego in compiti di sorveglianza marittima. Proprio in queste ore, infatti, a largo delle coste portoghesi l’aeromobile sta prendendo parte alle esercitazioni Robotic Experimentation and Prototyping using Maritime Unmanned Systems 25 e Dynamic Messenger 25 organizzate dalla Nato; lo scorso giugno, il velivolo è stato testato dalle forze armate di Helsinki anche all’interno dell’esercitazione Trident 25, e il prossimo ottobre parteciperà al Digital Backbone Experimentation condotto dall’Alleanza Atlantica in territorio lettone.

Con una lunghezza di circa 12 metri, il dirigibile unmanned della Kellu ha dimensioni ridotte rispetto ai dirigibli più “classici”. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, può volare fino a circa 12 ore a bassa quota, ed è progettato per trasportare una serie di sensori, tra cui telecamere elettro-ottiche/a infrarossi e sistemi passivi in grado di rilevare le emissioni elettromagnetiche. Il sistema è stato concepito per decollare e atterrare in assenza di apposite piste di atterraggio, e per operare “in modo molto silenzioso e senza emissioni, fornendo connettività in tempo reale senza essere limitati dalla portata dei collegamenti radio”, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato dell’azienda Janne Hietala al sito TheWarZone.

Con la stessa testata ha parlato anche il comandante Arlo Abrahamson, portavoce dell’Allied Maritime Command, che ha puntualizzato come i sistemi unmanned “Richiedano sperimentazione e integrazione nell’ambiente operativo […] Vogliamo mettere questi sistemi nelle mani dei nostri operatori e garantire che soddisfino i requisiti operativi delle forze alleate”. Il militare ha poi aggiunto che con i test ancora in corso è troppo presto per valutare se e come un dirigibile come quello della Kelluu potrebbe essere utile per le operazioni dell’Alleanza.

La loro lunga autonomia di volo e la capacità di trasportare tanto variegati e complementari quanto efficienti sistemi di rilevamento rendono gli aerostati alquanto idonei allo svolgimento di attività di sorveglianza continuative su aree estese o lontane rispetto alle basi d’appoggio. Ed è probabilmente in virtù di ciò che diversi attori prominenti sul piano internazionale abbiano mostrato interesse verso questi sistemi. Non solo a Occidente.

Pechino sembra infatti aver mostrato un interesse piuttosto forte verso i dirigibili già dagli scorsi anni. Nel 2023 un nuovo dirigibile cinese lungo oltre trenta metri era stato individuato dagli Stati Uniti in una base militare nel deserto della Cina nordoccidentale, causando timori nella comunità strategica Usa sulla capacità di questo velivolo e sul grado di avanzamento tecnologico cinese; nello stesso anno, due pallone aerostatici cinese (uno dei quali è stato poi abbattuto) sono stati localizzati nei cieli di diverse località statunitensi, portando a tensioni diplomatiche dovute al presunto uso di questi sistemi volanti con finalità di spionaggio da parte di Zhongnanhai. Potenziali segnali premonitori di un più estensivo uso Popolare di simili piattaforme da parte della Repubblica negli anni a venire.


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