L’Unione si prepara a rafforzare la difesa tecnologica con un muro di droni lungo il confine orientale. Il progetto, annunciato da Andrius Kubilius, punta su una stretta collaborazione con l’Ucraina e sulla protezione del traffico aereo e delle infrastrutture civili. Oltre all’aspetto tecnico, l’iniziativa rappresenta un banco di prova per la sovranità strategica europea e un segnale di deterrenza nei confronti di Mosca, con la sfida di coordinare risorse e regole tra gli Stati membri
L’Europa si prepara a un salto in avanti sul terreno della difesa tecnologica. Il commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius ha annunciato la volontà di costruire entro un anno un muro di droni lungo il confine orientale dell’Unione. Non un’immagine simbolica ma un progetto concreto, pensato per fronteggiare le interferenze russe che, come lo stesso Kubilius ha dichiarato in un’intervista a Open, oggi mettono a rischio “circa il 40 per cento dei voli in Europa”. Un dato che trasforma il tema della sicurezza aerea da questione militare a questione di interesse diretto per cittadini, economie e istituzioni.
Un sistema multilivello con Kyiv al centro e tempi stretti
Il cuore della proposta, illustrata anche nel corso di un evento organizzato dalla testata Euractiv, è un sistema multilivello di difesa che unisca radar, sensori, guerra elettronica e capacità di neutralizzazione dei velivoli non autorizzati. Kubilius ha spiegato che la collaborazione con l’Ucraina sarà decisiva perché l’esperienza maturata sul campo ha già permesso a Kyiv di sviluppare soluzioni agili ed efficaci. Non a caso, il commissario ha sottolineato a Open che “l’Ucraina deve essere parte integrante del piano”, perché il know-how accumulato nella guerra è diventato patrimonio indispensabile anche per l’Europa. L’obiettivo è sia proteggere le frontiere dell’Unione da possibili incursioni sia garantire la continuità dei servizi civili, in particolare del traffico aereo, sempre più esposto a disturbi provenienti da Mosca. Kubilius ha raccontato che perfino un volo su cui viaggiava insieme a una delegazione europea ha subito forti interferenze al segnale di navigazione, segno che il problema non è più confinato a scenari ipotetici.
Accanto agli aspetti militari, il commissario insiste sulla necessità di preparare anche le infrastrutture civili e sanitarie, a partire dagli ospedali, per fronteggiare eventuali attacchi ibridi. “Non basta pensare solo alle armi, serve una resilienza complessiva”, ha spiegato, collegando il tema del muro di droni a una più ampia strategia di difesa della società europea. La tempistica annunciata, un anno per avviare la piena operatività, è volutamente ambiziosa. Serve a imprimere urgenza politica e a spingere gli Stati membri a finanziare un progetto che, per complessità tecnica e costi, difficilmente potrebbe realizzarsi senza una forte regia comunitaria. La frase del commissario sintetizza bene lo spirito dell’iniziativa: “bisogna agire in fretta”.
Un banco di prova per la sovranità europea
Sul piano strategico il muro di droni assume un valore che va oltre la dimensione tecnica. Per l’Unione è l’occasione di mostrare che la difesa europea non è più un concetto astratto, ma un terreno su cui si possono ottenere risultati rapidi e tangibili. Inviare a Mosca il segnale che il fianco orientale sarà coperto da una barriera elettronica significa ridurre i margini di pressione attraverso i droni, uno degli strumenti più flessibili e meno costosi della strategia russa. Allo stesso tempo la proposta rafforza la narrativa di una sovranità strategica europea, tema centrale in questa fase di ridefinizione degli equilibri globali. Restano però nodi cruciali per coordinare la nuova infrastruttura con le regole dell’aviazione civile, gestire i rischi di falsi allarmi, garantire equa distribuzione dei costi tra gli Stati membri. In un’Europa che fatica a parlare con una sola voce in materia di difesa, il progetto rilanciato da Kubilius potrebbe diventare un banco di prova decisivo. Se saprà trasformarsi da slogan in realtà, il muro di droni non sarà solo un sistema di protezione ma il simbolo di un’Unione capace di difendere se stessa con i propri mezzi.