Il presidente indonesiano ha rilanciato con forza la soluzione “due popoli, due Stati”, sottolineando che “non possiamo vivere di odio e sospetto”. E ha chiuso il suo intervento con un gesto altamente simbolico: ha salutato con espressioni religiose di più fedi, fino a pronunciare un “Shalom” che in ebraico significa pace. Un segnale straordinario, perché un leader con centinaia di milioni di cittadini islamici “dentro casa” ha scelto di usare la parola simbolo del popolo ebraico
All’Assemblea generale dell’Onu il presidente dell’Indonesia Prabowo Subianto ha pronunciato un discorso destinato a segnare una svolta. Non una testimonianza di circostanza, ma l’intervento del leader del quarto Paese più popoloso del pianeta, con quasi 280 milioni di abitanti, e della più grande nazione islamica del mondo. La sua proposta su Israele e Palestina non è simbolica: è una piattaforma politica che può cambiare gli equilibri internazionali.
Prabowo ha ricordato la tragedia di Gaza, le donne e i bambini sotto le bombe, chiedendo alla comunità internazionale di intervenire. Ma subito dopo ha aggiunto che la pace non potrà mai reggersi senza la sicurezza di Israele. L’Indonesia, che non ha mai riconosciuto lo Stato ebraico, è pronta a farlo, purché Israele a sua volta riconosca la nascita di uno Stato palestinese. Una formula di reciprocità che spinge oltre i dogmi della politica mediorientale e rimette al centro il principio del mutuo riconoscimento.
Il presidente indonesiano ha rilanciato con forza la soluzione “due popoli, due Stati”, sottolineando che “non possiamo vivere di odio e sospetto”. E ha chiuso il suo intervento con un gesto altamente simbolico: ha salutato con espressioni religiose di più fedi, fino a pronunciare un “Shalom” che in ebraico significa pace. Un segnale straordinario, perché in un mondo islamico spesso ostaggio delle retoriche più dure, un leader con centinaia di milioni di cittadini islamici “dentro casa” ha scelto di usare la parola simbolo del popolo ebraico.
Questa svolta diplomatica però non nasce dal nulla. L’Indonesia conosce bene i rischi del radicalismo: dagli attentati jihadisti di Bali del 2002 al terrorismo di Jamaah Islamiyah, le ferite restano aperte. Negli ultimi anni Jakarta ha messo al bando organizzazioni estremiste, ha rafforzato l’azione dell’antiterrorismo e ha scelto una via di islam moderato che oggi è parte della sua identità internazionale. In questo contesto, Hamas è il nemico perfetto: incarnazione di quel fanatismo che Prabowo intende isolare.
Ecco perché le sue parole sono più equilibrate di quelle di molti leader europei. Mentre da noi si fa a gara su chi grida più forte al genocidio, dall’Indonesia arriva un’offerta diplomatica chiara: riconoscere Israele se Israele riconosce la Palestina. Una linea che tiene insieme realismo politico e sensibilità religiosa, proprio ciò che manca a tanti protagonisti occidentali.
Il discorso di Prabowo Subianto non risolve certo da solo il conflitto più intricato del pianeta, ma indica una strada concreta. E dimostra che nel mondo islamico i leader più responsabili non inseguono l’estremismo, ma lo combattono con decisione. Per questo, davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, il presidente indonesiano ha scelto di dire “Shalom”. Un gesto che vale più di mille dichiarazioni di principio, e che segna l’ingresso dell’Indonesia nel cuore della grande diplomazia globale.







