Undici donne, tutte avvocate, unite da amicizia e valori condivisi, hanno dato vita a un’iniziativa ambiziosa: abbattere gli ostacoli, soprattutto culturali, che resistono nonostante le leggi, per contrastare discriminazioni e violenza e promuovere pari opportunità
Un’iniziativa di undici donne, tutte avvocate, legate da rapporti di amicizia e valori comuni, lanciano un’ambiziosa sfida. Rimuovere ostacoli, soprattutto culturali, che persistono nonostante le normative vigenti, contro discriminazioni e violenza, promuovendo le pari opportunità.
Diritti da affermare attraverso percorsi educativi, a partire dalla famiglia e dalla scuola, e da difendere nella società rafforzando un sistema di “alleanze” tra istituzioni, enti, associazioni.
È il messaggio della neo costituita fondazione “Le Columbrine Ets – Donne libere a sostegno delle persone vittime di discriminazione e della promozione e diffusione delle pari opportunità”, presentata nella sede del Senato di Palazzo Giustiniani, nell’evento del 23 scorso dal titolo “Soggetti smarriti”, promosso dalla vice presidente Anna Rossomando in collaborazione con la fondazione e moderato dalla giornalista Giulia Merlo.
Un progetto di donne “accomunate da un profondo senso di appartenenza al ruolo che quotidianamente svolgono”, come spiega la presidente fondatrice Maria Masi, già a capo del Consiglio nazionale forense.
Ma quale spirito anima l’iniziativa? “La fondazione, iscritta al registro del Terzo settore, si propone di realizzare progetti concreti a supporto dei tanti soggetti smarriti. La neo fondazione nasce, infatti, dal desiderio di voler offrire un’occasione e un’opportunità di affermazione, di riscatto o di affrancamento a chi spesso è condannato all’invisibilità o è destinatario di azioni contro la persona”, afferma Masi. “Un bisogno di voler restituire, almeno in parte, il peso dei vantaggi di cui abbiamo goduto, nella consapevolezza, come ricorda Carlo Penati, che ciò che siamo è frutto di ciò che abbiamo ricevuto e ciò che possediamo è stato generato insieme agli altri”.
Un sentimento, dunque, di responsabilità sociale e di riconoscimento del fatto che la propria identità e i propri successi sono un risultato collettivo, nutre la fondazione. “Un atto di riparazione, di riconciliazione e, certamente, di crescita personale”, secondo la presidente.
Un interessante dibattito a tutto campo, nell’incontro romano, tra giuristi e accademici, istituzioni, enti e associazioni, su tematiche che riguardano “soggetti smarriti” a causa di fragilità, discriminazioni subìte, disparità di genere e indifferenza. “Restare umani per restituire giustizia”.
Dopo i saluti di Rossomando, che evidenzia come la fragilità sia una diversità da considerare ricchezza e una dimensione di cui la società deve prendersi cura a garanzia di diritti umani universali, il Consigliere del Consiglio nazionale forense Camillo Cancellario, sottolineando il ruolo sociale dell’avvocatura, ribadisce la necessità di cooperazione tra istituzioni, associazioni e operatori del diritto contro ogni discriminazione, mentre la presidente della Cassa forense Marisa Annunziata, in una rappresentazione di discriminazioni anche in ambito professionale, descrive le prime iniziative assunte dall’organismo previdenziale.
Gli interventi descrivono lo smarrimento generato dalla profonda sofferenza di chi è discriminato. Esperienze dolorose testimoniate da rappresentanti di associazioni come “Il giardino segreto”, “Rete Lenford”, “Noi rete donne”, o gravi disagi psichici di adolescenti “smarriti”, spesso, con epilogo di violenza, a causa di deresponsabilizzazione delle famiglie e uso di sostanze stupefacenti, come riferito dalla psichiatra forense Diana Galletta.
La solitudine è il nemico da combattere, per una disabilità che attualmente esclude la piena partecipazione alla vita civile, politica, sociale, economica e culturale. Una condizione da considerare, invece, non come patologia, afferma il presidente dell’Autorità Garante delle persone con disabilità Maurizio Borgo. L’orizzonte di fiducia è nella riforma del 2024, che sin dal linguaggio guarda alla persona non nei suoi limiti ma, in una cultura del rispetto, quale soggetto da tutelare nella sua interezza e da valorizzare.
Donare tempo, idee, speranza sono le risposte che offre anche il volontariato, per una coscienza condivisa che realizza con fiducia percorsi sia pur difficili, come riferisce il presidente del Comitato italiano per l’Unicef Nicola Graziano.
“Le Columbrine” auspicano misure concrete. Assistenza e inclusione per rendere accessibili a livello nazionale le “buone pratiche”, troppo spesso legate alla volontà di enti locali, cooperative, associazioni. Maggiore coordinamento e rafforzamento delle reti di solidarietà, investimenti in servizi domiciliari, riduzione delle disuguaglianze sanitarie, soluzioni abitative adeguate.
Ma chi sono i “fragili”? “Plurime e silenti discriminazioni” colpiscono famiglie in difficoltà economica e sociale, anziani non autosufficienti, persone con disabilità, migranti e altre realtà troppo spesso fagocitate dall’invisibilità, prive di un sistema strutturato che sappia accoglierle”, come evidenziano le componenti della fondazione. “Una società giusta si misura dalla sua capacità di prendersi cura delle persone più fragili”. Sono “risorse vive, portatrici di valori, di memoria, di esperienze, di diversità che arricchiscono l’intero tessuto sociale”.
Fragilità da considerare, soprattutto, in bambini e adolescenti, che rappresentano il futuro della società, perché nessuno “sia lasciato indietro o privato di dignità, ascolto e pari opportunità”. E, ricordando Antonio Gramsci, “vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede”. “La scuola rappresenta il luogo privilegiato per la realizzazione concreta di questi diritti, diventando laboratorio di inclusione, di integrazione e di promozione della diversità come valore”.
Minori da tutelare con protezione rafforzata, in particolare, gli orfani di femminicidio e i bambini e adolescenti LGBTI, vittime di emarginazione e bullismo, in famiglia, a scuola e nello sport, con gravi conseguenze sul loro benessere psico-fisico.
L’impegno della fondazione ad “essere umani” si rivolge alla scuola attraverso percorsi di sensibilizzazione per un’educazione alla diversità e la promozione di un ambiente in grado di prevenire discriminazioni e violenze, valorizzando le differenze e promuovendo la partecipazione attiva dei minori perché siano protagonisti e non spettatori indifferenti.
Contro la violenza di genere, la fondazione guarda a un più efficace coordinamento tra gli organismi coinvolti, sistema giudiziario, forze di polizia, servizi medico-sanitari e sociali, protezione e assistenza legale per le vittime, oltre a mirate iniziative legislative e politiche sociali. Un modello che sensibilizzi sulle responsabilità familiari, vieti la diffusione di immagini che incitano alla violenza sulle donne, assicurando una sorta di “tutoraggio” per vittime e orfani di femminicidio.
Tante le fragilità da rispettare, aprendo squarci nell’indifferenza. Fragilità che hanno il volto della malattia e dell’indigenza come della solitudine e dell’inquietudine ma nella quale si nascondono valori di sensibilità e di dignità. Aspetti luminosi e oscuri di una fragilità immanente nella condizione umana e dalla quale nessuno, in fondo, è sottratto. Una questione collettiva, dunque, la tutela dei diritti dei più fragili, contro ogni discriminazione.
Ancora una volta, le donne dell’avvocatura, nel Palazzo in cui, nel 1947, fu firmata la Costituzione italiana, intendono affermare il ruolo sociale della professione nella storia, a difesa dei diritti e della dignità di ogni persona.