La firma di Donald Trump sull’ordine esecutivo mette fine a una trattativa fiume. Il social verrà sdoppiato, uno americano e uno cinese, con il primo che sarà gestito per l’80% da una joint venture e investitori statunitensi. A Oracle la gestione della sicurezza. Ma da tutto questo, Pechino vorrà qualcosa in cambio
Con tanto di post social celebrativo della Casa Bianca “Saved” e firma del presidente Donald Trump sull’ordine esecutivo, si conclude la tribolata vicenda TikTok. Da adesso in poi ce ne saranno due, uno americano e uno cinese.
Quello a stelle e strisce vale 14 miliardi di dollari e verrà gestito da un consorzio di aziende americane, a cominciare da Oracle a cui è affidato il compito più delicato, quello della sicurezza. Sarà la società di Larry Ellison a gestire infatti l’algoritmo che le verrà consegnato dalla società ByteDance e controllerà i dati degli utenti. Insieme ai gruppi di private equity Silver Lake e l’emiratino MGX deterrà il 45% della piattaforma, con un 19% che verrà mantenuto dall’azienda madre del social network, che manterrà anche un seggio nel cda (così come era previsto), sebbene quella persona verrà esclusa dalle riunioni sulla sicurezza. Il restante 36% se lo spartiranno altri investitori statunitensi. Tra questi ci saranno anche Micheal Dell, patron dell’omonima azienda di informatica, e Rupert Murdoch, proprietario del Wall Street Journal al quale Trump ha fatto causa per 10 miliardi di dollari. Dentro la lista compaiono anche due finanziatori del Super Pac di Trump, Jeff Yass di Susquehanna e Bill Ford di General Atlantic.
L’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Cina, spiega il vicepresidente JD Vance, “significa che gli americano possono utilizzare TikTok più in sicurezza perché i loro dati saranno al sicuro e l’app non sarà usata come arma di propaganda”. Non è stata una trattativa facile, ammette, ma questo era intuibile dalle continue proroghe sul bando decise dalla Casa Bianca per cercare di arrivare a un’intesa. “Ci sono state delle resistenze da parte della Cina, ma alla fine c’è stato l’accordo”. Tutto si è sistemato dopo il confronto telefonico tra i due presidenti: “Con Xi Jinping abbiamo avuto un’ottima conversazione, ci ha dato il via libera”, conferma Trump. “Nutro grande rispetto per lui e apprezzo molto che abbia approvato l’accordo, per raggiungerlo avevamo davvero bisogno del sostegno della Cina”.
Da dove, però, nessuno commenta. È un silenzio rumoroso, rotto solamente dalle parole del portavoce del Ministero degli Esteri: “Il governo cinese rispetta la volontà delle aziende e le incoraggia a condurre negoziati commerciali basati sulle regole di mercato e a raggiungere soluzioni conformi a leggi e regolamenti cinesi, bilanciando gli interessi”, afferma Guo Jiakun. Con un’aggiunta: “Ci auguriamo che gli Stati Uniti offrano un ambiente imprenditoriale, equo e non discriminatorio per le aziende cinesi che desiderano investire in America”.
Perché è tutto un do ut des, specie tra potenze rivali. Con il suo benestare all’accordo, Pechino vuole mantenere relazioni amichevoli con Washington lasciando aperti i discorsi commerciali con la controparte. Tiktok è sempre stato visto come un cavallo di Troia, un’arma di soft power con cui la Cina influenza il mondo. Anche stavolta potrebbe fungere da leva per ottenere qualcos’altro.