Più dell’influenza russa poté il popolo. Nonostante una campagna elettorale caratterizzata da diversi tentativi di infiltrazione del Cremlino, con influencer pagati per orientare l’opinione pubblica e grossi investimenti in questo senso, in Moldavia trionfa il fronte europeista di Maia Sandu. Ora, però, all’Europa la responsabilità di essere capace di includere e difendere sempre di più quelle zone tumultuose nella logica di allargamento a tutta l’area dei Balcani. Conversazione con il deputato Emanuele Loperfido, membro della delegazione Osce che ha monitorato l’esito elettorale
Il sole non sorge più ad Est, si guarda a Ovest. Fuori di metafora, la vittoria del fronte europeista in Moldavia – rappresentato dal partito Pas guidato dalla presidente Maia Sandu – segna un passaggio fondamentale per l’equilibrio geopolitico di quella regione tumultuosa e attraversata ancora da profonde divisioni. Un voto arrivato in un contesto di bassa affluenza e di forte pressione russa – la campagna elettorale è stata caratterizzata da attacchi hacker pesanti e da tentativi di infiltrazione del Cremlino – , ma che ha confermato l’orientamento della popolazione verso Bruxelles. Formiche.net ne ha parlato con Emanuele Loperfido, deputato di Fratelli d’Italia, che ha preso parte al monitoraggio elettorale con la delegazione Osce.
Loperfido, lei ha seguito le elezioni moldave con una missione di monitoraggio elettorale in ambito Ue. Che clima ha percepito nel Paese?
Ho assistito assieme alla delegazione Osce. Il processo elettorale è stato fluido e trasparente. L’affluenza non è stata altissima, poco più del 50%, ma non è una novità per la Moldova: si è votato meno anche rispetto al referendum dello scorso anno. Evidentemente molti cittadini non erano pienamente convinti né dalla proposta della presidente né dall’alternativa.
Eppure la campagna elettorale è stata molto combattuta.
Assolutamente. È stata segnata da numerosi tentativi di influenza russa: attacchi hacker, campagne sui social, influencer finanziati dal Cremlino per promuovere la causa filo-russa. Un’operazione intensa e costosa. Nonostante ciò, la risposta del popolo moldavo è stata differente: il partito europeista ha vinto nettamente, conquistando più voti della coalizione filo-russa. E questo consegna un risultato netto che inserisce la Moldova in una prospettiva di rafforzamento del suo impegno verso il Vecchio continente.
Che ruolo ha avuto la diaspora in questo risultato?
Molto importante. Ancora una volta il voto della diaspora ha inciso in maniera significativa, indicando chiaramente la strada da seguire: quella di un’Unione europea capace di offrire progettualità economica, sviluppo e riforme.
Quindi la scelta moldava assegna anche una responsabilità all’Europa?
Sì, direi un coro che parla chiaro. I moldavi hanno spostato l’asse verso Bruxelles. Ora tocca all’Ue dimostrare di essere all’altezza, non solo come prospettiva di adesione indicata entro il 2030, ma anche come capacità di difesa. Perché se l’Europa vuole essere attrattiva deve prima di tutto portare la pace in Ucraina e garantire la protezione dei Paesi dell’Est. Dobbiamo proteggere i moldavi.
In questo scenario quale può essere il ruolo dell’Italia?
Il nostro governo, a partire dalla premier Giorgia Meloni assieme al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito più volte che il destino dell’Europa passa dall’allargamento, sia nei Balcani che ad Est. È una prospettiva di stabilizzazione europea. Dobbiamo spingerci fino ai confini della Moldova. L’Italia, con la sua posizione baricentrica, può svolgere un ruolo di primo piano, anche attraverso la diplomazia economica e commerciale, rafforzando i legami con Chişinău.