Prosegue senza sosta lo sganciamento degli Stati Uniti dal monopolio cinese sul mercato dei minerali critici. Ora il nuovo gioco di sponda chiama direttamente in causa la Gran Bretagna, con l’acquisto dell’inglese Less Common Metals
Tagliare i ponti con la Cina e brillare di luce propria. Se è vero, e lo è, che il Dragone ha in pugno il 70% delle terre rare sparse per il mondo, allora è altrettanto vero che gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per assicurarsi nuove catene di approvvigionamento di minerali critici e spezzare il monopolio cinese. Tutto, come raccontato da questo giornale nei mesi scorsi, passa attraverso un gioco di sponda fatto di accordi con alcuni dei Paesi più ricchi di minerali utili alla tecnologia e alla competitività nazionale. Ucraina, Canada, Brasile, sono solo alcuni degli scacchieri che compongono la tela americana delle terre rare.
Ed ecco il nuovo tassello. Il colosso Usa Rare Earth, che in queste ore ha assunto Barbara Humpton, già ceo di Siemens Usa, come nuova amministratrice delegata della società mineraria e produttrice di magneti, ha inoltre siglato un accordo per l’acquisto del produttore di metalli e leghe rare Less Common Metals (Lcm), per circa 217 milioni di dollari in contanti e azioni. In particolare Usa Rare Earth ha dichiarato che pagherà 100 milioni di dollari in contanti e 6,74 milioni di azioni per la britannica Lcm, ad oggi l’unico produttore al di fuori della Cina di metalli e leghe per magneti permanenti di terre rare leggere e pesanti.
Nel dettaglio, Rare Earth, che sta costruendo un impianto di produzione di magneti in Oklahoma, ha affermato che l’acquisizione accelererà nei fatti la sua strategia dalla miniera al magnete e stabilirà una catena di approvvigionamento end-to-end delle terre rare, mentre la chiusura dell’accordo è prevista entro la fine dell’anno. Le manovre degli Stati Uniti, allargando per un momento lo sguardo, rappresentano comunque il primo vero tentativo di porre fine al predominio cinese sulle terre rare. Predominio che non conviene in realtà a nessuno, se non alla Cina stessa.
Poche settimane fa, un report del Soufan Center rivelato da questa stessa testata, spiegava come “le terre rare sono indispensabili per la sicurezza tecnologica, economica, militare ed energetica di un Paese. Il predominio della Cina nella catena di approvvigionamento rappresenta un rischio strategico per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei Paesi alleati. Sebbene gli Stati Uniti sembrino essersi resi conto della pericolosa realtà del predominio cinese nella catena di approvvigionamento delle terre rare, una soluzione sembra ancora lontana anni, se non decenni”.
Tuttavia, “nel 2024, sulla base della strategia industriale per la difesa nazionale, il Dipartimento della Difesa Usa ha delineato l’obiettivo di sviluppare una catena di approvvigionamento completa dalla miniera al magnete per le terre rare, al fine di soddisfare le esigenze di difesa del Paese entro il 2027. Con tanto di investimenti per oltre 439 milioni di dollari dal 2020. Nel complesso, nonostante i recenti sforzi per rafforzare la catena di approvvigionamento interna, gli Stati Uniti continueranno probabilmente a recuperare terreno nel prossimo futuro. Nel breve termine, Washington si rivolgerà ad alleati e partner per diversificare la propria catena di terre rare”.