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Chiesa Anglicana, tre donne candidate ad Arcivescovo di Canterbury. Svolta epocale?

L’eventuale nomina di una donna a Primate della Chiesa Anglicana rappresenterebbe una svolta ecclesiastica epocale, anche per l’impatto per il ruolo delle donne che avrebbe sulla Chiesa cattolica, alla negli ultimi decenni si è molto avvicinata. L’analisi di Gianfranco D’Anna

La Chiesa Anglicana si conferma all’avanguardia dell’evoluzione progressista ecclesiale.

L’imminente scelta del 106° Arcivescovo di Canterbury, leader spirituale della Chiesa d’Inghilterra e capo simbolico della Comunione Anglicana mondiale, si preannuncia rivoluzionaria per la storia delle Chiese cristiane perché tre dei principali candidati sono donne.

Sebbene la scelta del nuovo Arcivescovo venga effettuata nel Regno Unito e sia sottoposta alla ratifica di Re Carlo III, avrà ripercussioni in tutto il mondo. La Comunione Anglicana conta oltre 85 milioni di membri sparsi in 165 paesi, tra cui la Chiesa Episcopale degli Stati Uniti.

La scelta di un Arcivescovo di Canterbury donna rappresenterebbe una pietra miliare per una Chiesa che ha ordinato le sue prime donne sacerdotesse nel 1994 e il suo primo Vescovo donna nel 2015.

“Se si può avere una donna primo ministro, una donna monarca… perché non si può avere un primus inter pares donna Arcivescovo di Canterbury?”, ha affermato George Gross, esperto di monarchia e pensiero religioso moderno al King’s College di Londra.

Per la Chiesa Cattolica la scelta di una leader donna, omologa del Pontefice alla guida di una Chiesa mondiale, rappresenterebbe un martellante termine di paragone destinato in ogni caso ad accelerare, pur nei secolari tempi vaticani, l’ordinazione sacerdotale prima e progressivamente poi l’accesso delle donne alle gerarchie ecclesiastiche.

Tra i candidati più accreditati per Canterbury figurano il Vescovo Sarah Mullally della diocesi di Londra, Guli Francis-Dehqani, Vescovo di Chelmsford, ex rifugiata fuggita dall’Iran con la famiglia in seguito alla rivoluzione iraniana del 1980, ed il Vescovo di Gloucester, Rachel Treweek, protagonista nel 2015 della prima storica nomina di una donna Vescovo nella Camera dei Lord.

Primo fra gli uomini nella lista dei candidati, il Vescovo di Bath e Wells, Michael Beasley, ex epidemiologo che ha contribuito a guidare la Chiesa durante la pandemia di Covid-19.

La scelta è lunga e laboriosa, non paragonabile al Conclave della Cappella Sistina a Roma, punteggiato da nuvole di fumo, come quello che ha eletto Papa Leone XIV a capo della Chiesa cattolica romana a maggio.

Il processo per la scelta del nuovo leader della Chiesa d’Inghilterra é stata una maratona di 11 mesi, presieduta da un comitato di circa 20 persone con a capo Lord Jonathan Evans, l’ex direttore generale dell’MI5, l’agenzia di spionaggio interno britannica.

E non è il più trasparente dei processi. Non esiste una rosa di candidati pubblicata, né un voto aperto, poiché si tratta di un lento processo di sondaggio tra vari gruppi di opinione interna per capire quale fra i Vescovi potrebbe essere in grado di guidare la Chiesa verso il futuro ed affrontare con determinazione e coraggio per sdradicare definitivamente gli scandali di abusi sessuali che si susseguono da oltre un decennio.

L’ex Arcivescovo, Justin Welby, lo scorso anno si è infatti dimesso dopo che un’indagine indipendente ha scoperto che non aveva informato la polizia di abusi fisici e sessuali seriali da parte di un volontario di campi estivi cristiani non appena ne era venuto a conoscenza.

Oltre a ripristinare la fiducia nella Chiesa Anglicana, il successore di Welby dovrà anche affrontare le divisioni sul trattamento delle donne arginare il calo esponenziale della partecipazione dei fedeli.


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