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Sam Altman a caccia di partner. Ecco il motivo dei viaggi in Asia e Medio Oriente

L’amministratore delegato di OpenAI ha compiuto delle visite strategiche a Taiwan, in Corea del Sud e in Giappone. Adesso è il turno degli Emirati Arabi Uniti. L’obiettivo è di trovare nuovi investimenti in grado di finanziare i progetti della sua startup, riflettendo ormai una visione sempre più globale

Prima Taiwan, Corea del Sud e Giappone. Adesso gli Emirati Arabi Uniti. Il ceo di OpenAI sembra passare più tempo su un aereo che altrove. Sam Altman continua il suo tour mondiale, in cerca di nuovi investimenti per finanziare i suoi progetti di intelligenza artificiale. Stavolta destinazione Medio Oriente, dove torna circa dopo oltre un anno essersi visto respingere. Altman era infatti già stato negli Eau, sempre per cercare persone interessate a investire nel mega progetto infrastrutturale da 7 miliardi di dollari. Erano tanti soldi, ma da quelle parti non ci sono problemi di liquidità. Piuttosto, qualcuno era scettico sui ricavi. Perché spendere così tanto se poi i ricavi generati dall’IA non corrispondevano allo sforzo economico? Da quel momento però tutto è cambiato e l’interesse è cresciuto. OpenAI è un vero e proprio stakeholder mondiale, per cui adesso le porte si aprono più facilmente.

Agli investitori emiratini dirà quanto già spiegato a quelli asiatici. Come racconta il Wall Street Journal, qualche settimana fa Altman ha incontrato rappresentanti della Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (Tsmc), della Foxconn, della Samsung, della Sk Hynx e della Hitachi per convincerli a produrre più chip e a darà priorità agli ordini della sua OpenAI. L’obiettivo fissato dalla startup più preziosa al mondo è ambizioso: 900.000 wafer – le tavolette di silicio da dove si ricavano i semiconduttori – al mese, ovvero più del doppio dell’attuale capacità globale di memoria ad alta larghezza di banda. Per riuscirci ha fatto leva sul fatto che sono per lo più aziende fornitrici di Nvidia, grande partner di OpenAI in cui investirà 100 miliardi di dollari per la costruzione di data center nei prossimi anni.

Ad Abu Dhabi si replicherà una storia molto simile. Sia con i fondi di investimento Mgx e Mubadala, sia con le aziende amiche G42. La promessa è che una parte della somma che verseranno sarà reinvestita nel progetto Stargate, ovvero il supercluster di infrastrutture IA che sorgerà nella capitale emiratina. “La nostra visione è semplice”, affermava Altman poco tempo fa. “Vogliamo creare una fabbrica in grado di produrre un gigawatt di nuova infrastruttura di intelligenza artificiale ogni settimana”. Per passare dalle parole ai fatti, la sua startup ha comunicato di voler spendere solo per quest’anno ben 16 miliardi di dollari in affitto di server informatici. Entro il 2029, potrebbero diventare 400 miliardi. Per tutto questo, OpenAI ha però bisogno di una spalla se non di più.


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