Il trionfo elettorale di Andrej Babiš riporta il leader populista ed euroscettico al centro della politica ceca ed europea. Con il 35% dei voti, il suo partito Ano diventa la principale forza del Paese, promettendo di ridurre il sostegno all’Ucraina e sfidare Bruxelles su Green Deal e spese Nato. Un ritorno che apre scenari incerti per l’Ue
Anche se ancora mancano i dati definitivi, non sembra ci sia alcun dubbio sul risultato generale delle elezioni parlamentari in Repubblica Ceca. Ano, il partito del milionario Andrej Babiš, piattaforma con posizioni populiste, euroscettiche e filo-russe, si appresta a divenire il partito di maggioranza del Paese, con il suo leader che tornerà ad assumere la carica di primo ministro che aveva perso nel 2021. Con il 99% dei voti scrutinati, Ano è il primo partito con quasi il 35%, mentre l’alleanza di centro-destra “Spolu” del primo ministro in carica Petr Fiala seguirebbe con il 23% dei voti, secondo quanto riferito dalla commissione elettorale nazionale. Sulla base dei risultati preliminari, Ano dovrebbe ottenere 80 dei 200 seggi della Camera bassa del Parlamento, mentre i suoi probabili alleati, lo Spd di estrema destra e gli “Automobilisti”, dovrebbero ottenere rispettivamente 15 e 13 seggi. L’affluenza è stata stimata al 68%, la più alta dal 1998, a conferma del carattere polarizzante della campagna.
Le implicazioni di questo risultato sono marcate anche per la politica europea, e non solo per quella ceca. Il ritorno del politico-imprenditore alla guida del Paese rischia infatti di complicare il sostegno occidentale all’Ucraina, con Ano che ha minacciato di ritirarsi dall’iniziativa (guidata proprio da Praga) per fornire munizioni a Kyiv. Nel 2024 Ano ha co-fondato un nuovo gruppo parlamentare europeo insieme a Fidesz (Ungheria), Rassemblement National (Francia) e Partito della Libertà (Austria), tutte formazioni accomunate da posizioni euroscettiche e, in diversi casi, da simpatie pro-Mosca. Inoltre, nel corso della campagna elettorale Babis ha in più occasioni attaccato il “Green deal” e le politiche migratorie dell’Unione Europea. Per questo Bruxellese guarda con attenzioen 8e qualche timore) a quanto sta avvenendo nel Paese mitteleuropeo.
Babiš, tycoon agricolo e leader politico di lungo corso (già premier dal 2017 al 2021 e candidato presidenziale sconfitto nel 2023 dall’attuale presidente Petr Pavel), resta sotto i riflettori di Bruxelles anche per una causa in corso relativa a presunte frodi per 2 milioni di euro di fondi Ue legati al suo impero economico incentrato sulla società Agrofert. La Corte distrettuale di Praga deve ancora pronunciarsi, dopo che l’Alta Corte ha annullato una precedente assoluzione.Questo procedimento potrebbe complicare il suo ritorno ufficiale alla guida dell’esecutivo, qualora il presidente decidesse di non nominarlo per conflitto di interessi, uno scenario improbabile ma non impossibile.
Il presidente Pavel, ex comandante della Nato e figura chiave nella risposta ceca alla guerra in Ucraina, ha già annunciato che incontrerà i leader dei partiti per le consultazioni sulla formazione del governo. Sabato sera, pur congratulandosi con Ano per la vittoria, ha ricordato che “i risultati mostrano che gli elettori hanno confermato in modo inequivocabile l’orientamento prevalentemente pro-occidentale del Paese”.