Il ritiro delle operazioni militari dalla Striscia di Gaza e il rilascio dei rapiti segna la prima fase dell’accordo di pace firmato da Israele e Hamas. Ora la sfida è l’implementazione dell’intesa per il futuro della Palestina. Per Trump, garante totale dell’accordo, è un successo diplomatico da Nobel
Dopo quasi due anni di guerra, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di pace sotto la mediazione diretta del presidente statunitense Donald Trump. L’intesa, firmata a Sharm El Sheikh, segna la fine ufficiale del conflitto scoppiato con l’attacco palestinese del 7 ottobre 2023 e segnato dalla violentissima reazione israeliana, prevede nella sua prima fase il ritiro parziale delle truppe israeliane da Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Si tratta del più significativo risultato diplomatico dell’amministrazione Trump, che ha annunciato l’accordo personalmente su Truth Social e ha dichiarato che “è un grande giorno per Israele e per il mondo”. Al telefono con i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi rapiti durante il massacro del 7 ottobre, che hanno inviato la richiesta di nomina dell’americano al Nobel della Pace, Trump ha detto che “tutti gli ostaggi torneranno da lunedì”.
Un accordo in due fasi
Secondo i dettagli rivelati da Axios e Fox News, l’accordo si basa sul piano in 20 punti presentato da Trump la scorsa settimana e accettato da entrambe le parti dopo intensi negoziati in Egitto, con la partecipazione di rappresentanti di Qatar, Turchia ed Egitto come mediatori.
Nella prima fase, Israele ritirerà parte delle sue forze da Gaza, definendo “una linea concordata” oltre la quale non avverranno ulteriori operazioni militari. In cambio, Hamas rilascerà tutti gli ostaggi rimanenti: 20 rimasti vivi e 28 deceduti.
L’accordo prevede anche la liberazione da parte di Israele di 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e di 1.700 detenuti arrestati durante l’offensiva a Gaza.
Le reazioni
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha definito l’accordo “un grande giorno per Israele” e ha annunciato che il suo governo approverà formalmente l’intesa oggi, con la liberazione degli ostaggi prevista entro 72 ore. Da parte sua, Hamas ha confermato che “la guerra a Gaza è finita”, ringraziando Trump e gli altri mediatori internazionali, ma ha chiesto ai Paesi garanti di “assicurarsi che Israele rispetti pienamente i termini dell’accordo e non ne ritardi l’attuazione”.
Trump, parlando ad Axios, ha dichiarato che si recherà “nei prossimi giorni” in Israele per celebrare l’accordo, sottolineando che “questa è solo la prima fase verso una pace forte, duratura e permanente”.
Il contesto
L’accordo arriva dopo due anni di devastazione nella Striscia di Gaza, con oltre 67.000 palestinesi uccisi (secondo il ministero della Sanità di Gaza) dalle violentissime operazioni militari israeliane, che hanno anche ridotto gran parte del territorio in macerie. Negli ultimi giorni, Israele aveva già sospeso l’occupazione di Gaza City e gran parte dei raid aerei su richiesta diretta di Trump, che aveva chiesto “spazio per la diplomazia”.
Dietro le quinte, la missione americana è stata seguita dal consigliere Jared Kushner, genero-in-Chief coinvolto nei negoziati perché ebreo e in ottimi rapporti con là business community israeliana e le nuove leadership dei grandi attori del Golfo, e dall’imprenditore Steve Witkoff, nominato da Trump alla guida di tutti i negoziati strategici. Entrambi sono volati al Cairo mercoledì mattina per finalizzare l’accordo insieme alle delegazioni israeliane e di Hamas. Determinante anche la presenza del primo ministro qatarino e del capo dell’intelligence turca — Ankara ieri aveva fatto filtrare che l’intesa sarebbe arrivata nel giro di poche ore, dando una prospettiva temporale che poi si è rivelata precisa, mentre gli altri negoziatori usavano formule più diplomatiche come “siamo vicini all’accordo”.
Le questioni aperte
Sebbene l’annuncio trionfale sia necessità, per il sollievo che lo stop delle armi dà alle persone coinvolte e per il valore politico dell’intesa e della sua mediazione, l’accordo rappresenta solo il primo passo di un processo complesso. Restano da definire i temi più delicati: la smilitarizzazione di Hamas, la ricostruzione di Gaza, e la creazione di una nuova architettura politica e di sicurezza per il territorio.
Trump ha parlato di “un piano di pace duraturo”, ma ha evitato di anticipare come sarà governata Gaza o quale ruolo avrà l’Autorità Palestinese. Hamas per altro non ha mai parlato del proprio abbandono delle armi o di una totale uscita dal futuro palestinese.
Tuttavia è chiaro che la firma di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas segna una svolta storica e potenzialmente ridefinisce il ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente. Trump, che già nel suo primo mandato aveva promosso gli Accordi di Abramo, punta ora a consolidare la sua immagine di deal maker globale, presentando la pace di Gaza come la prova della rinnovata centralità americana globale. Di fatto, gli altri grandi player internazionali, a partire dalla Cina, hanno avuto poca-se-non-nulla iniziativa — e anzi, pur ufficialmente auspicando percorsi di pace e stabilità, hanno provato a sfruttare strategicamente il caos attorno a Gaza.
Ora, auspicando che questa prima fase sarà rispettata da tutte le parti obliterando le spinte delle fazioni interne oltranziste, lo scoglio sarà l’implementazione successiva. Lì la sfida sarà nell’adattare la linea pragmatica che ha permesso di fermare la guerra a livello superiore della pianificazione strategica di lunga durata.
La reazione italiana
“L’accordo raggiunto in Egitto per l’applicazione della prima fase del Piano di pace del Presidente Trump è una straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro delle forze israeliane su linee concordate, commenta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Desidero ringraziare il Presidente Trump per aver incessantemente ricercato la fine del conflitto a Gaza e i mediatori, Egitto, Qatar e Turchia, per i loro sforzi che si sono rivelati cruciali per l’esito positivo raggiunto.
Per Palazzo Chigi, l’accordo e il “più ampio percorso tracciato dal Piano Trump” costituiscono “un’opportunità unica” per porre fine a questo conflitto che deve assolutamente essere colta. “Per questo esorto tutte le parti a rispettare pienamente le misure già concordate e a lavorare per realizzare rapidamente i passi successivi previsti dal Piano di Pace”. “L’Italia continuerà a sostenere gli sforzi dei mediatori ed è pronta a contribuire alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo di Gaza”, chiude Meloni nella sua nota stampa.