Sembra che il Pd non abbia più chiaro il campo. Non sceglie di dire: “Sì siamo contro l’America e quindi per la Russia; sì siamo a favore di Hamas e ci schieriamo contro Israele”. Oppure il contrario. Resta tutto molto etereo e vago. L’opinione di Francesco Sisci
La vittoria di Eugenio Giani (Pd) in Toscana è arrivata contemporaneamente all’accordo di pace in Medio Oriente dove Hamas ha rilasciato gli ultimi ostaggi israeliani e la regione ha cominciato a prendere una nuova “forma” politica.
Per la prima volta dalla Seconda Guerra mondiale la Russia è stata politicamente espulsa dalla regione, e anche la Cina (importante partner commerciale nell’area) non è stata coinvolta nella pace. L’Iran è stato messo ai margini e sono stati invece tirati dentro Pakistan e Indonesia, in passato lontani dalle dinamiche locali. Israele non era al grande summit di pace, per opposizione di alcuni Paesi arabi.
Ma il presidente americano Donald Trump è andato prima a Gerusalemme a incontrare il premier Benjamin Netanyahu. Forse proprio i contorni di una nuova grande forma regionale potrebbero chiedere a Netanyahu un passo indietro come prezzo di Israele da pagare per la piena integrazione nella regione. Sarebbe in ogni caso un enorme passo avanti per Israele. Il successo politico in Medio Oriente è fondamentale poi per Trump a sostenerlo in un momento sempre più complicato della politica interna Usa.
Per l’America, Israele come per tutti i Paesi, e quindi anche per l’Italia, il contorno internazionale è dirimente e forse è da qui che bisogna cominciare a pensare se guardiamo al Pd.
Storicamente la Democrazia cristiana (Dc) e il Partito comunista (Pci) si divisero certo su tante questioni sociali o politiche interne ma fondamentalmente su questioni estere. La Dc era per l’America, l’Occidente, il Pci invece era a favore dell’Unione sovietica.
Su questa prima divisione è andata avanti la storia italiana fin quando, negli anni 1970, il segretario del Pci Berlinguer lasciò cadere la sua opposizione alla Nato. Inoltre, dopo il crollo del muro nell’89 dopo la fine dell’Unione sovietica ’92, il Pd (erede del Pci e di parte della Dc) diventò filoamericano. Quindi dal 1992 l’Italia ha avuto due partiti chiaramente filoamericani. Erano filoamericani trasversalmente. Certo uno aveva più referenti nel partito democratico, l’altro nel partito repubblicano, ma erano comunque tutti e due filoamericani. C’era stata una chiara scelta di campo.
Adesso sembra che il Pd non abbia più chiaro il campo. Infatti, una cosa è essere contro le politiche del presidente Donald Trump, cosa legittima. Altra cosa è essere contro le politiche dell’America in senso lato. Una cosa è essere contro i violenti attacchi israeliani, altra cosa è tenere le porte aperte con un’organizzazione terroristica come Hamas. Lasciare aperte le porte a Hamas, chiudere all’America in generale sono scelte di campo drammatiche e naturalmente portano responsabilità pesanti per il Paese.
Il Pd su questi terreni tentenna ma in realtà poi non sceglie decisamente come fece il Pci. Non sceglie di dire: “Sì siamo contro l’America e quindi per la Russia; sì siamo a favore di Hamas e ci schieriamo contro Israele”. Oppure il contrario. Resta tutto molto etereo e vago.
Questa però è la peggiore delle posizioni possibili perché irresponsabile. Ci vorrebbe una posizione responsabile nell’articolazione della propria posizione politica generale.
Qui si collocano le dimostrazioni dell’altro fine settimana. Certamente sono nobili perché è giusto dimostrare per la pace. Però c’erano ambiguità che non sono state irrisolte. Non si è cercato di prendere una distanza netta da Hamas. Né poi ha cercato di marcare delle differenze all’interno di Israele, dicendo per esempio, siamo contro la politica del premier Benjamin Netanyahu, ma non siamo contro lo Stato di Israele.
È stata una cosa confusa e in questa confusione si annidano mille pericoli. Negli anni Sessanta il partito comunista che pure aveva abbandonato la lotta armata, continuava a gridare alla rivoluzione e questo grido aprì le porte al reclutamento di forze che si impegnarono nel terrorismo nel decennio successivo. Cioè le ambiguità se non risolte sono un azzardo. In più c’è una situazione di estrema fragilità del Paese.
La Francia, per esempio, ha una situazione politica certamente sbandata, ma il Paese ha una struttura molto forte. L’Italia ha una situazione politica sbandata e anche un Paese molto debole. Esso fa fatica con lo sforzo certamente titanico, ma necessario, di aumentare le spese militari. Su queste spese militari c’è anche una ambiguità del Pd, che pare liquido. È pericolosissimo per il Pd e per il Paese perché la mancanza di opposizione significa poi minore qualità anche del governo. Senza opposizione, il governo non si deve preoccupare di tante cose.
Sarebbe necessario cominciare, come si è sempre cominciato, da una posizione chiara sull’esterno. La questione del “genocidio” dei palestinesi per esempio è cruciale. Il “genocidio” al di là delle formule legali che verranno usate dei vari forum, pone un problema di intenzionalità. Il genocidio degli ebrei fu deciso scientemente dai nazisti con la soluzione finale, cioè quindi nemmeno all’inizio del regime nazista che pure era dichiaratamente antisemita.
Lì c’era un piano preciso di eliminare tutti gli ebrei, donne, vecchi e bambini che venivano messi nelle camere a gas e polverizzati. Ora a Gaza certamente ci sono stati massacri imperdonabili ma non c’era la stessa intenzionalità di un genocidio. Il bombardamento a tappeto di Dresda fu disumano, come disumana fu la bomba atomica. Ma sono un’altra cosa dalla scientificità burocratica e pianificata della Shoah. Inoltre, alla fine della guerra non furono tutti i tedeschi ad essere accusati di sterminio, ma solo i nazisti.
Questa accusa di genocidio fatta contro gli ebrei sembra davvero la reincarnazione moderna del vecchio pregiudizio razzista contro gli ebrei del deicidio, perché “uccisero Gesù Cristo”. Ormai non si può dire più che gli ebrei sono deicidi, perché lo si è messo alle spalle, però li si accusa di genocidio su ragioni eteree, e in base a questi argomenti anche gli americani nella Seconda guerra mondiale furono ‘genocidi’ contro i tedeschi o i giapponesi. Né si distingue tra le responsabilità del governo di Netanyahu e quelle degli israeliani e peggio ancora degli ebrei fuori da Israele. È una notte in cui tutte le vacche sono nere.
Ciò non significa glissare sulle decine di migliaia di morti innocenti a Gaza, ma non possono essere nemmeno attribuite a una volontà “genocida” da parte di Israele. Se Israele avesse avuto una volontà genocida come i nazisti contro gli ebrei ottant’anni fa, avremmo avuto la distruzione di tutti i palestinesi in due giorni non 70.000 morti in due anni. Il che non vuol dire che 70.000 morti sono giustificabili o debbano essere considerati danni collaterali, come ha giustamente protestato il segretario di stato Vaticano, Pietro Parolin. Ma c’è una separazione.
Siamo abituati a sapere che c’è un omicidio doloso quando c’è una volontà di uccidere; poi ce n’è uno colposo quando guido ubriaco; c’è un omicidio preterintenzionale quando do uno schiaffone e lui sbatte la testa contro uno spigolo, e via e via. L’intenzionalità è la base della comprensione delle azioni. Qui sembra che l’intenzionalità sia sparita. Ciò non vuol dire perdonare Netanyahu, perché ha fatto errori terribili infilandosi in una serie di trappole. Ma bisogna fare lo sforzo di capire le differenze altrimenti, coscientemente o incoscientemente si diventa marionette nelle mani degli autori di guerra ibrida mirata a distruggere l’Italia. La domanda quindi è: il Pd è una marionetta nelle mani di qualcun altro?
Se il Pd scegliesse con chiarezza, come scelse il Pci 80 anni fa, una parte e dicesse: sono per Hamas, sono contro l’esistenza dello stato di Israele, sono per la Russia e contro la Nato, queste sono scelte legittime in una democrazia. Se la signora Albanese chiaramente dicesse: Israele deve essere eliminata e voglio Hamas al potere a Gerusalemme, lei ha tutta la legittimità per dirlo e chiarirebbe anche il dibattito.
Gli italiani potrebbero scegliere con chiarezza: vogliono questo o vogliono altro? Vogliono la Russia o vogliono continuare con le scelte attuali della politica estera italiana? Ma la mancanza di una scelta chiara è la confusione. Significa generare discordia. Non dire: voglio questo, ma semplicemente dire ‘non voglio quest’altro’ è infantile da una parte o sospetto dall’altra. C’è qualcuno che si comporta da bambino, perché non dice quello che vuole, inoltre fa pensare a una intenzionalità malvagia di chi vuole sobillare il Paese.
Il Pd deve scegliere, non può restare nelle mani di bambini o sobillatori. È pericolosissimo, non solo per sé stesso ma per il Paese, perché le forze che sobillano il Pd, domani sobilleranno e stanno sobillando il Paese. Se l’Italia è sobillata il problema è gravissimo, più dell’Ucraina e più, con tutto il rispetto parlando, di Israele. La irresponsabilità della dirigenza Pd davanti a certi atteggiamenti deve essere affrontata di petto, perché altrimenti il Paese salta.
(L’articolo è frutto di una conversazione con Giuseppe Rippa che ringrazio)