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Meglio i contanti? Lo studio della Bce letto da Pedrizzi

Uno studio di due economisti della Bce, Francesca Faella e Alejandro Zamora-Pérez, sostiene che le banconote restano “una componente essenziale della preparazione nazionale alle crisi”. I due ricercatori ricordano che il cash ha già svolto un ruolo chiave durante la pandemia Covid-19, l’invasione della Russia in Ucraina, la crisi del debito in Grecia e il blackout iberico lo scorso aprile: in tutte queste grandi crisi la richiesta di contanti è schizzata alle stelle. La riflessione di Riccardo Pedrizzi

Nei giorni scorsi dalla Bce è arrivato uno studio che consiglia ai cittadini dell’Unione di avere contanti in caso di emergenza. Lo “studio” della Bce sull’opportunità che le famiglie europee trattengano una riserva di liquidità “per alcuni giorni” in caso di un’emergenza è stato realizzato in vista di eventuali guerre, pandemie, terremoti ecc.

Si tratta di una vera e propria psicosi emergenziale, che segue l’idea bizzarra di munirsi di un “kit di sopravvivenza” da 72 ore che contiene elementi essenziali come acqua, cibo in scatola, una torcia, medicine e un kit di pronto soccorso proposto dalla Commissione Europea, con la commissaria per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib, che ne ha illustrato il contenuto in un video di presentazione. L’iniziativa fa parte della “Preparedness Union Strategy” (Strategia dell’Unione per la preparazione), volta a promuovere la resilienza dei cittadini di fronte a varie emergenze, incluse quelle militari.

La Banca centrale europea ha invitato i cittadini dell’Eurozona a tenere in casa, in tempi di crisi, una somma in contanti sufficiente per sopravvivere 72 ore, denaro di prima necessità. Insomma, è la psicosi di guerra che sembra aver colpito le autorità dell’Unione europea.

Lo studio, che porta la firma degli economisti Francesca Faella e Alejandro Zamora-Pérez, è pubblicato in calce al bollettino economico della Bce di settembre, con il titolo eloquente “Keep Calm and Carry Cash”, sostiene che le banconote restano “una componente essenziale della preparazione nazionale alle crisi”. Si afferma che il denaro è un bene di prima necessità. Francoforte ricorda che il contante non è solo un mezzo di pagamento, ma anche un fattore psicologico di stabilità: la sua natura tangibile offre “conforto e controllo”, rappresenta valore immediato e garantisce privacy. Il documento, redatto da due economisti dell’Eurotower, è un’analisi di lungo periodo e mette in luce come, nei momenti di difficoltà, la domanda di contante aumenti. I due ricercatori ricordano che il cash ha già svolto un ruolo chiave durante la pandemia Covid-19, l’invasione della Russia in Ucraina, la crisi del debito in Grecia e il blackout iberico lo scorso aprile: in tutte queste grandi crisi la richiesta di contanti è schizzata alle stelle.

Per questo i ministeri delle finanze e le agenzie di protezione civile di alcuni Paesi europei stanno già iniziando a raccomandare alle famiglie di mantenere una riserva di contanti in casa sufficiente per diversi giorni. Le autorità olandesi, austriache e finlandesi raccomandano ai cittadini di “tenere a disposizione importi tra 70 e 100 euro per ogni membro della famiglia o sufficienti a coprire le necessità essenziali per circa 72 ore. La Finlandia sta valutando l’introduzione di bancomat a prova di interruzione per garantire l’accesso in caso di blackout. La banca centrale austriaca intende gestire direttamente un servizio di distribuzione per i cittadini.

I due economisti, autori dello studio, sostengono che: “Il fascino del denaro contante è amplificato dalla sua natura tangibile, che offre conforto e controllo”.

Molto probabilmente la Banca Centrale si è accorta che per l’opinione pubblica l’utilizzo del denaro contante costituisce anzitutto un senso di libertà e di fatto favorisce il commercio ed i consumi, con effetti positivi per la crescita economica.

In tempi di forte crisi economica come quella che stiamo attraversando dovremmo tutti, istituzioni, politica, imprenditori, consumatori, opinione pubblica, insomma, creare un clima di fiducia e di voglia di crescere che induca tutti coloro che hanno messo da parte risorse (la vecchietta che ha nel materasso tutti i suoi risparmi, l’artigiano che ha a casa sotto la mattonella il guadagno di anni di lavoro) a metterle in circolazione nella maniera che più loro aggrada.

Se poi si aggiungono i miliardi di euro che sono giacenti inutilizzati nelle nostre banche come liquidità, allora bisognerebbe eliminare ogni laccio e lacciolo perché questa massa di denaro arrivi agevolmente alla cosiddetta economia reale in qualsiasi maniera possibile. Non si tratta quindi, solo di una questione di libertà personale e di sviluppo economico perché il denaro continua a svolgere un ruolo nella nostra società, per la trasmissione intergenerazionale, l’educazione e la solidarietà e rappresenta quindi un “vettore di coesione sociale”.
Una volta tanto perciò la Bce ha saputo interpretare gli orientamenti e le opinioni dei popoli europei.


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