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Droni subacquei e sonar occidentali nella rete del Cremlino. Ecco Harmony

L’inchiesta del Washington Post rivela come la Russia abbia costruito un sistema di sorveglianza sottomarino, noto come “Harmony”, grazie a componenti occidentali ottenuti tramite una rete di società di facciata e triangolazioni europee

Ci sono tecnologie occidentali a proteggere la componente sottomarina della triade nucleare russa. Ad affermarlo è il Washington Post, secondo cui Mosca avrebbe sfruttato con successo un complesso sistema di società di facciata e di sotterfugi burocratici per riuscire a mettere le mani su componenti alquanto sofisticati, da sistemi sonar particolarmente sensibili a droni subacquei in grado di operare a profondità fino a 3.000 metri, e ancora da sofisticate antenne sottomarine a quella che viene definita come “una flotta di navi che si fingevano vascelli commerciali o da ricerca, mentre svolgevano compiti di installazione per l’esercito russo, secondo quanto riferito da funzionari e documenti”.

Tutte tecnologie finalizzate a costruire “Harmony”, un sistema di sorveglianza che sfrutta una costellazione di sensori sul fondo marino assieme ad altri sistemi per rilevare i sottomarini statunitensi che si avvicinano, o addirittura entrano, nei cosiddetti “bastioni” navali russi, termine coniato in epoca sovietica per indicare quelle basi sicure dove la componente marittima dell’arsenale nucleare di Mosca poteva trovare sicurezza.

Il monitoraggio dei movimenti delle navi fornisce indizi sui confini del sistema di sorveglianza, che forma una barriera semicircolare da Murmansk a est fino a Novaya Zemlya e poi a nord fino alla Terra di Francesco Giuseppe, un arcipelago russo nell’Oceano Artico. Area che a grandi linee coincide con lo spazio in cui opera la Severnyj flot, la flotta del Nord della Marina militare russa, in forza alla quale è schierata la maggior parte dei vascelli con capacità nucleari.

Il complesso apparato costruito dai russi per accedere alla componentistica occidentale si incentrava su una società con sede a Cipro, la Mostrello Commercial Ltd., che fungeva da copertura per il complesso militare-industriale russo, responsabile di acquisti per decine di milioni di dollari di attrezzature sensibili, secondo i documenti del sistema giudiziario tedesco.  Il ruolo di Mostrello come prestanome russo coinvolto nell’operazione è stato infatti rivelato durante un processo tenutosi quest’anno in Germania contro un cittadino russo condannato per aver coordinato acquisti per conto della società cipriota in violazione delle leggi commerciali tedesche. Tuttavia, secondo funzionari statunitensi, la Germania era stata avvertita della operazione di approvvigionamento russa dalla Cia nel 2021. Dopo che le autorità tedesche hanno fatto irruzione nei siti associati alla rete e arrestato un sospettato chiave lo scorso anno, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato sanzioni contro Mostrello e altre società legate al governo o all’esercito russo.

Figura di spicco dietro a queste compravedite era Alexander Shnyakin, cittadino kirghiso residente in Germania, che coordinava le operazioni di acquisto per Mostrello, motivo per cui ha ricevuto una condanna a cinque anni di carcere per violazione delle leggi commerciali tedesche. I componenti ordinati venivano inizialmente spediti ad indirizzi tedeschi, così da eludere i controlli facendo apparire le transazioni come normali forniture civili.

Le indagini hanno rivelato che Mostrello fungeva da copertura per la società russa Upravelenie Perspektivnyh Tecknologij, legata da tempo all’apparato di sicurezza e intelligence di Mosca. La rete cipriota attraverso cui operava Mostrello aggiunge un ulteriore elemento di ambiguità: la sede dell’azienda si trovava nello stesso edificio che ospitava una filiale di Burisma, la società energetica ucraina finita al centro del primo impeachment di Donald Trump.


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