Per ora è solo un’intesa abbozzata a grandi linee. Ma giovedì, in Corea del Sud, Washington e Pechino potrebbero gettare le basi di un nuovo equilibrio commerciale. Terre rare, lotta alle nuove droghe e Tik Tok i cardini dell’accordo che ha mandato in estasi le borse
Difficile dire se sia una vera e propria pax. Per il momento potrebbe andare bene la parola cessate il fuoco. Per sapere se il nuovo accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti sarà la base per una pacifica convivenza, bisognerà aspettare l’incontro, giovedì prossimo a latere del forum dell’Apec (Asia-Pacific economic cooperation) tra Donald Trump e Xi Jinping. Fatto sta che, almeno per ora e almeno sulla carta, quella annunciata dal segretario al Tesoro, Scott Bessent, è un’intesa win-win.
Il Dragone schiva per un soffio dazi al 100% sulle proprie merci, gli Stati Uniti portano a casa un alleggerimento delle restrizioni sulle terre rare. Il che è sostanziale: è vero, infatti, che Washington sta mettendo a terra con successo lo sganciamento dalle forniture cinesi di minerali crtici ma è altrettanto vero che oggi Pechino controlla tra il 70 e il 90% delle miniere. Questo vuol dire che per tagliare definitivamente i ponti con la Cina, gli Stati Uniti avranno bisogno di anni. Nelle more, dunque, meglio portare a casa condizioni di importazione più morbide.
Insomma, a conti fatti, l’intesa raggiunta a Kuala Lampur, in Malesia, ancora da ratificare a livello politico, evita l’entrata in vigore dei dazi del 100% sulle importazioni cinesi minacciati da Washington e riapre un canale di dialogo diretto tra le due maggiori potenze economiche del pianeta. Il compromesso, raggiunto dopo intense trattative con il vicepremier cinese He Lifeng e il negoziatore Li Chenggang, prevede anche l’allentamento del blocco cinese all’acquisto di soia americana e un’intesa definitiva sul caso TikTok, che sarà ristrutturato sotto controllo di investitori statunitensi per evitare il divieto imposto dal Congresso per motivi di sicurezza nazionale. Tra i temi concordati figura, inoltre, una cooperazione rafforzata per contrastare il traffico di fentanyl, che Trump ha definito un’emergenza nazionale. Da parte sua Pechino si impegna a sospendere le restrizioni alle esportazioni globali di terre rare, rinunciando di fatto a usare la leva dei minerali rari, suo asso nella manica nella partita mondiale sul commercio.
Da un punto di vista più geopolitico, l’accordo ha di fatto spianato la strada all’incontro di giovedì, il primo faccia a faccia tra Trump e Xi del secondo mandato del presidente americano. Trump ha confermato inoltre che si recherà in Cina all’inizio del 2026, un viaggio che sarà seguito da una visita del presidente Xi negli Stati uniti, probabilmente a Washington o Palm Beach. E proprio giovedì, Trump e Xi potrebbero mettere il timbro, provando a disinnescare il rischio di un ulteriore inasprimento della guerra commerciale.
I mercati ci credono e qualcosa vorrà pur dire. La Borsa di Tokyo, a valle dell’annuncio di Bessent, ha chiuso in vigoroso rialzo la prima seduta della settimana, con l’indice Nikkei salito del 2,46% a 50.512 punti e il Topix dell’1,7% a 3.325. Un sentiment sostenuto proprio dall’ottimismo per l’avvicinarsi di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina in vista del bilaterale Trump-Xi in Corea del Sud di giovedì.
















