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A Lampedusa una triste autoflagellazione dell’Italia e degli italiani

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Gianfranco Morra apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Eccoli a Lampedusa, i governativi Letta e Alfano, gli europei Barroso e Malmstroem. Tutti uniti dallo sdegno e dall’impotenza: non può andare avanti così, bisogna fare, occorre creare una Task force e rafforzare il Frontex. Parole che udiamo da anni. Mentre ogni giorno la situazione peggiora. Quanto è accaduto davanti all’isola è doloroso e terrificante, non c’è neppure bisogno di dirlo. I morti sono morti. E, in questo caso, morti innocenti, costretti ad abbandonare i loro paesi e le loro case. Non vanno solo compianti, ma aiutati a salvarsi, senza sfruttarli per la polemica politica o per mostrarsi generosi e solidaristi, ma solo a parole. Come chiedeva Ungaretti: «Cessate di uccidere i morti, / Non gridate più, non gridate».

Purtroppo lo sdegno per la strage è stato accompagnato dalla esplosione, o forse dalla simulazione di complessi di colpa. Una reazione del tutto immotivata, perché, nei fatti di Lampedusa, non solo di colpe non ne abbiamo, ma come sempre abbiamo messo forze e soldi, in una gara di generosità: protezione civile e carabinieri, sub, vigili del fuoco e cittadini hanno rischiato per le colpe degli altri. Il naufragio di Lampedusa è stato provocato dai profughi stessi. Uno spettacolo grottesco. Da un lato, la curiosità morbosa, mistificata come pietà, per le scene crudeli, enfatizzate dai media e dai mezzi-busti con voce commossa: parole, lacrime, lutto nazionale, tutte cose che non costano (e non producono) niente. Dall’altro il tormento di se stessi, le insensate autoaccuse, il mea culpa ininterrotto, ma solo per mostrarsi umani e solidali. Un masochismo inaccettabile, soprattutto perché programmato e calcolato, che ha unito quasi tutti i politici, quale ne fosse la collocazione.

E in cui si sono soprattutto distinte le autorità. «Vergogna», ha urlato il Vescovo di Roma. Senza dire chi si deve vergognare. «Vergogna» ha ripetuto il presidente Napolitano, che, come già Ciampi, talvolta imita il papa. Per non dire delle due gemelle del bla-bla, la Boldrini e la Kyenge, sempre pronte a chiamare «razzista» chi non la pensa come loro: hanno chiesto mutamenti radicali nella politica dell’emigrazione, senza dire in che modo (di certo non lo sanno neppure loro).

Occorrerebbe essere più concreti e realistici. Due regole dovrebbero dare una risposta al terribile problema dei fuggitivi. Anzitutto operare perché non scappino, aiutare loro e i loro governi a risolvere i problemi. Cosa, peraltro, che le nazioni europee fanno. In secondo luogo scoraggiare le fughe e punire gli speculatori. La sinistra invece chiede di accoglierne di più. Ma quanti, visto che già ora sono troppi? Senza una programmazione razionale e severa, l’immigrazione diventa invasione, il diritto di asilo si traduce in un disastro, economico e sociale, per il paese invaso. Ogni aumento di migranti irregolari comporta crescita della delinquenza, spaccio di droga, conflitti etnici, femminicidio.

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