Le confindustrie di Francia, Italia e Germania chiedono all’Europa di aprire gli occhi e mettere finalmente al centro del villaggio la crescita, l’autonomia e trasformare il mito della transizione in un’operazione realistica e costruttiva. E anche sulla Difesa serve una presa di coscienza
Un cambio di passo, altrimenti si rischia il declino dell’industria. A poche ore dall’intesa europea sul clima, che ha gettato le basi per una più strutturale revisione del Green new deal, le imprese delle tre principali economie del Vecchio continente, Italia, Francia e Germania, sono tornate ad alzare la voce. In occasione del settimo forum trilaterale, Confindustria, Medef e Bdi, le rispettive tre associazioni imprenditoriali, svoltosi a Roma con la partecipazione del vicepresidente esecutivo della Commissione europea Stéphane Séjourné e dei presidenti delle tre principali organizzazioni industriali europee, Emanuele Orsini, Peter Leibinger e Patrick Martin, è stata firmata una dichiarazione congiunta per sollecitare le istituzioni europee a un cambio di marcia nelle politiche industriali.
C’è, d’altronde, un filo rosso che lega i tre sistemi industriali. La consapevolezza che in Europa urge una sterzata. Troppo forte la pressione della Cina, troppo indigesto il Green new deal così come pensato anni fa dalla Commissione europea. “Oggi l’Europa si trova a un bivio. Il mondo sta cambiando e l’Europa non può restare a guardare. Ora più che mai, deve affermare la propria indipendenza, proteggere la sicurezza comune e assumere la leadership nello sviluppo delle tecnologie essenziali per i propri interessi strategici”, si legge nel testo sottoscritto dalle organizzazioni che rappresentano gli imprenditori delle prime tre economie dell’Unione europea. “La competitività deve diventare la bussola di ogni politica, regolamentazione e investimento europeo”, è l’indicazione che arriva dagli imprenditori francesi, tedeschi e italiani.
Nel documento firmato dalle tre associazioni in occasione del settimo trilaterale economico indicano le priorità. Che partono proprio dalla transizione. E dunque semplificare le regole e completare il mercato unico, fare della decarbonizzazione un motore di competitività, rafforzare la sovranità tecnologica, un bilancio europeo orientato alla crescita; una strategia europea per le scienze della vita, difesa e spazio: investire nell’autonomia strategica. Nel dettaglio, Confindustria, Bdi e Medef chiedono di dare piena attuazione all’agenda di semplificazione dell’Ue, avviata con i pacchetti omnibus, per ridurre oneri e tempi burocratici e armonizzare le norme su ambiente, digitale ed energia.
Per quanto riguarda la decarbonizzazione, la transizione verde deve rafforzare, e non indebolire, la base produttiva europea. Le tre confindustrie chiedono un approccio equilibrato e realistico alla neutralità climatica, che assicuri energia a costi sostenibili e un quadro normativo stabile. Tra le priorità: la riforma del sistema Ets per limitare volatilità e speculazioni. E ancora, per quanto riguarda la tecnologia, l’Europa, che oggi produce solo l’11% dei semiconduttori mondiali, deve ridurre le proprie dipendenze strategiche e consolidare la propria autonomia digitale.
La dichiarazione invita, in questo senso, a potenziare le infrastrutture e i cloud sovrani, rafforzare la cybersicurezza, tutelare le imprese dalle leggi extraterritoriali e investire in intelligenza artificiale e competenze digitali, pilastri della competitività futura. Infine Confindustria, Bdi e Medef sollecitano un deciso rafforzamento della base industriale europea della difesa e del settore spaziale, ancora troppo frammentati. È necessaria una strategia comune tra Francia, Germania e Italia, con risorse dedicate all’interno del Fondo europeo per la competitività e un coinvolgimento diretto dell’industria nella definizione delle priorità comuni.
















