Finanziato dall’Europa ma costruito da una società cinese, il ponte di Biserta è un tassello della competizione globale per il controllo delle rotte e dei dati nel Mediterraneo. Qui Pechino, Bruxelles e Roma giocano una partita di soft power, detterrenza e capacità di sovranità digitale
Il ponte di Biserta è un progetto infrastrutturale di rilievo strategico per la Tunisia settentrionale, che dovrebbe essere completato entro la metà del 2027. A confermare l’andamento dei lavori è l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese a Tunisi, Wan Li, come riportato da Nova.News, affermando che circa il 14 per cento delle fondamenta è stato realizzato, mentre la fase successiva riguarderà le strutture portanti e le infrastrutture sottomarine. Proprio quest’ultimo punto riguarda da vicino l’Europa e, ancora, l’Italia. Ma andiamo con ordine.
L’infrastruttura
L’opera, con un costo complessivo stimato di 250 milioni di euro, è finanziata in larga parte da istituzioni europee ma affidata a un consorzio cinese, configurandosi come un caso emblematico – ma non isolato – di cooperazione mista tra fonti di capitale occidentali e capacità operative asiatiche.
Il finanziamento del progetto poggia su tre punti principali: 123 milioni di euro concessi dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), con garanzia dell’Unione Europea; 122 milioni di euro dalla Banca africana di sviluppo (AfDB); 3 milioni di euro di donazione Ue per studi preliminari e progettazione, erogati nel 2016.
Se la matrice europea del sostegno finanziario è chiara, il contratto di costruzione, dal valore di circa 200 milioni di euro e pari al 79% dell’investimento totale, è successivamente stato aggiudicato, a seguito di gara internazionale, alla Sichuan Road and Bridge Group (Srbg), impresa statale cinese con esperienza nel settore delle grandi infrastrutture.
Il ponte, lungo 2,07 chilometri e con un’altezza massima di 56 metri, collegherà il centro urbano di Biserta con la zona industriale e il porto commerciale. L’obiettivo principale è quello di ridurre la congestione del traffico e migliorare la connettività logistica. Il progetto per la realizzazione degli obiettivi si muove su tre segmentii: il miglioramento della connettività a Sud; la relizzazione del Ponte principale e la realizzazione di un collegamento a Nord, con annesso svincolo di collegamento autostradale.
L’infrastruttura, una volta completata, potrà alleggerire la pressione sul ponte mobile esistente, attraversato da oltre 44.000 veicoli al giorno, e sosterrà lo sviluppo economico della regione favorendo gli scambi con il nord-est tunisino e la frontiera algerina.
La dimensione economica
La cooperazione economica tra Tunisia e Cina presenta un forte squilibrio strutturale. Nel 2024 il deficit commerciale tunisino con Pechino ha raggiunto circa 9 miliardi di dinari (2,7 miliardi di euro). Le importazioni cinesi, tra macchinari, apparecchiature e beni di consumo, superano di gran lunga le esportazioni tunisine, che rappresentano appena il 2 per cento del totale degli scambi. La Cina figura così tra i principali elementi di pressione sulla bilancia commerciale del Paese, insieme a Russia e Algeria.
In fondo al mar…di Biserta
L’interesse di Pechino dietro al porto di Biserta non rappresenta un singolo investimento imprenditoriale. Infatti, secondo il Center for Strategic and International Studies, tra il 2010 e il 2019 le compagnie cinesi avrebbero investito circa 11 miliardi di dollari – secondo AidData 29 miliardi, al 2021 – in infrastrutture portuali all’estero. Complessivamente, riporta lo Csis, 129 porti nel mondo risultano coinvolti in progetti finanziati o controllati da soggetti cinesi nell’ambito della Maritime Silk Road (Msr), la via marittima della Belt and Road Initiative.
Di questi, sono molti i progetti che ci riguardano e interessano da vicino. Tra loro, anche quello di Biserta. La cittadina, in particolare le sue acque, si sta affermando come uno dei punti cardine della connettività digitale del Mediterraneo. La sua posizione geografica, all’estremità settentrionale della Tunisia, di fronte alla Sicilia e lungo le principali rotte che uniscono Europa, Nord Africa e Medio Oriente, fa di Biserta una piattaforma ideale per l’approdo dei grandi cavi sottomarini in fibra ottica. Cavi che costituiscono lo scheletro fisico della connettività globale, e la presenza di più sistemi internazionali ne accresce la rilevanza strategica.
Sono infatti tre le dorsali principali che fanno capo o passeranno da Biserta: Sea-Me-We 4, Ifriqya e Medusa.
Il Sea-Me-We 4 (South-East Asia – Middle East – Western Europe 4) è operativo dal 2005 e rappresenta una delle infrastrutture più estese del mondo, connettendo l’Europa occidentale all’Asia sudorientale. Il cavo parte dalla Francia e attraversa l’Italia, la Tunisia e l’Egitto fino a Singapore. E la stazione di atterraggio di Biserta consente alla Tunisia di accedere direttamente al traffico intercontinentale, riducendo la dipendenza da infrastrutture europee e garantendo maggiore autonomia digitale.
C’è poi il cavo Ifriqya, una diramazione tunisina del sistema Peace (Pakistan and East Africa Connecting Europe), che collega l’Asia e l’Africa orientale al Mediterraneo, con una landing station presso Ain Meriem (nell’area di Biserta). L’obiettivo di questo è quello di rafforzare la resilienza e la ridondanza delle connessioni tunisine, diversificando le rotte rispetto ai percorsi tradizionali che passano per l’Egitto o per Marsiglia.
Il terzo e più recente – oltre che quello che ci riguarda da vicino – progetto è il Medusa Submarine Cable System, una nuova dorsale di circa 8.700 km che attraverserà l’intero Mediterraneo. Il sistema collegherà Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Egitto, Marocco, Algeria e Tunisia, con un totale di undici punti di approdo e una capacità progettuale fino a 480 Tbps. La Tunisia, attraverso Biserta, sarà l’unico punto di atterraggio nel Paese, gestito da Orange Tunisia.
Qui, l’Italia gioca un ruolo diretto. Mazara del Vallo, in Sicilia, è infatti uno dei principali nodi del sistema Medusa e rappresenta il punto europeo più vicino a Biserta. La tratta Mazara-Biserta diviene così una dorsale Sud-Nord di nuova generazione, capace di veicolare grandi volumi di dati tra Africa e Europa con tempi di latenza minimi. Questo collegamento rafforza il ruolo dell’Italia – anche grazie al Piano Mattei – come hub di interconnessione mediterranea, di diplomazia energetica ed economica, complementare a Marsiglia ma più vicino, non solamente in termini geografici, al continente africano.
Insieme, questi tre snodi fanno di Biserta un nodo strategico per la sovranità tecnologica tunisina e per la sicurezza dei flussi di dati nel Mediterraneo, rendendo la città e le installazioni portuali un punto di interesse per attori intenzionati ad estrarre informazioni sensibili, sabotare le infrastrutture, o più semplicemente, a proiettare soft power e capacità di deterrenza attraverso la propria prossimità fisica ai nodi nevralgici della comunicazione e dell’interconnessione europea, nonché alle sue infrastrutture critiche.
















