L’annuncio recente dell’ammiraglio Naveed Ashraf, Capo di Stato Maggiore della Marina Pakistana, secondo cui i sottomarini d’attacco convenzionali, co-sviluppati da Cina e Pakistan, entreranno in servizio il prossimo anno, rappresenta un vero punto di svolta per la sicurezza dell’Indo-Mediterraneo, in particolare nel Mare Arabico settentrionale
La flotta di sottomarini della classe Hangor, basata sul collaudato progetto cinese Yuan Type 39B, segna una nuova generazione rispetto ai vecchi sottomarini pakistani delle classi Khalid e Hashmat. In base all’accordo firmato nel 2015, Islamabad ha ordinato otto sottomarini: quattro saranno costruiti in Cina e gli altri quattro presso i cantieri navali di Karachi (Ksew), nell’ambito di un vasto programma di trasferimento tecnologico. Valutato circa 5 miliardi di dollari, l’accordo resta tuttora il più grande contratto di esportazione di armamenti nella storia di Pechino.
Tre unità sono già state varate — una nel 2024 e due nel 2025 — e si trovano attualmente in fase di prove in mare. Tutti e otto i sottomarini dovrebbero entrare in servizio entro il 2028. L’Ammiraglio Ashraf ha descritto il programma come “un passo cruciale verso l’autosufficienza, attraverso il trasferimento di tecnologia e lo sviluppo di competenze”.
Tecnologia e capacità operative
I sottomarini Hangor sono dotati di propulsione indipendente dall’aria (AIP), che consente loro di restare immersi fino a tre settimane e di effettuare missioni della durata complessiva di circa 60 giorni. Secondo diverse fonti, i sottomarini pakistani utilizzerebbero un sistema AIP Stirling, simile a quello impiegato sui sottomarini svedesi della classe Gotland, noto per il funzionamento particolarmente silenzioso e le basse vibrazioni.
Ogni unità dispone di sei tubi lanciasiluri da 533 mm, capaci di lanciare sia siluri che missili antinave a lungo raggio (AShM). Sebbene il pacchetto d’armamento non sia stato ufficialmente rivelato, gli analisti ritengono probabile l’adozione dei missili cinesi YJ-18E o CM-708UNB, con una gittata fino a 157 miglia nautiche. Questi sistemi rafforzano le capacità di anti-access/area-denial (A2/AD) della Marina Pakistana, permettendole di colpire obiettivi indiani da distanze considerevoli.
Le qualità di furtività sono state particolarmente curate: lo scafo esterno è rivestito da piastrelle anecoiche che assorbono le onde sonar, mentre speciali ammortizzatori riducono il rumore interno a meno di 35 decibel, rendendo la rilevazione da parte dei sonar nemici estremamente difficile.
Un progetto strategico sino-pakistano
Oltre alla difesa nazionale, il programma Hangor è un pilastro della partnership strategica tra Cina e Pakistan, consolidando il ruolo di Islamabad come principale cliente militare di Pechino — responsabile del 63% delle esportazioni di armi cinesi tra il 2020 e il 2024. Secondo Liselotte Odgaard dell’Hudson Institute, i nuovi sottomarini non solo rafforzeranno la deterrenza pakistana, ma contribuiranno anche alla protezione dei corridoi marittimi cinesi verso il Medio Oriente, in particolare attraverso il porto di Gwadar, punto nevralgico del Cpec (China–Pakistan Economic Corridor).
Il progetto, basato sul design cinese Type 039A/039B, consente inoltre il lancio di missili da crociera, offrendo potenzialmente al Pakistan una capacità di secondo colpo in futuro.
Implicazioni geopolitiche
Sebbene le dottrine ufficiali di Cina e Pakistan restino di natura difensiva, questa nuova flotta sottomarina rafforza la postura di negazione d’area e aumenta i costi delle operazioni antisommergibile indiane nel Mare Arabico settentrionale. Allo stesso tempo, rappresenta una minaccia crescente per il braccio orientale del corridoio economico India–Medio Oriente–Europa (Imec), che Cina, Pakistan e vari attori statali e non statali dell’Indo-Mediterraneo cercano di ostacolare sin dal suo annuncio, nel settembre 2023.
L’arrivo dei sottomarini Hangor porta quindi il confronto India-Cina nel cuore del Mare Arabico, dove fino a poco tempo fa Nuova Delhi riusciva a bilanciare la presenza cinese a Gwadar con la propria posizione strategica nel porto iraniano di Chabahar. Quest’ultimo, nonostante le sanzioni contro l’Iran, aveva ottenuto un’esenzione speciale dalle amministrazioni statunitensi per consentire all’India di mantenere l’accesso all’Afghanistan e alle repubbliche dell’Asia Centrale. Tuttavia, la successiva amministrazione Trump ha reintrodotto sanzioni secondarie su Chabahar, riducendo il margine d’azione indiano, sebbene un’estensione di sei mesi concessa di recente garantisca solo una tregua temporanea.
Confronto con il programma indiano
Il Pakistan dispone già di tre sottomarini francesi Agosta-90B (Pns Khalid, Saad e Hamza), anch’essi dotati di AIP, mentre l’India sconta un certo ritardo nello sviluppo della propria tecnologia AIP. La Marina Indiana opera oggi 17 sottomarini convenzionali, ma la maggior parte ha oltre 30 anni di servizio. Solo sei sono di nuova generazione (classe Scorpène), recentemente entrati in linea.
Nel gennaio 2025, Nuova Delhi ha selezionato la società tedesca Thyssenkrupp Marine Systems (TkMS) per la costruzione di sei nuovi sottomarini in collaborazione con i cantieri indiani Mazagon Dock Limited (Mdl), nell’ambito del Progetto 75I, del valore di circa 8,2 miliardi di dollari. Le nuove unità, basate su una versione personalizzata della classe 214, integreranno celle a combustibile a idrogeno e batterie agli ioni di litio, una combinazione che consentirà maggiore autonomia in immersione e velocità più elevate. Tuttavia, la prima unità non è attesa prima di sette anni dalla firma del contratto.
La nuova profondità strategica cinese
Negli ultimi vent’anni, la Repubblica Popolare Cinese ha costruito un imponente sistema A2/AD nel Mar Cinese Orientale, nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan. L’introduzione dei sottomarini Hangor estende questa architettura fino all’Oceano Indiano, rafforzando la deterrenza del Pakistan e ampliando enormemente la profondità strategica di Pechino nel Mare Arabico.
Il programma Hangor rappresenta dunque non solo un salto tecnologico per la Marina Pakistana, ma anche un tassello fondamentale della proiezione marittima cinese nell’Indo-Mediterraneo — un’area in cui gli equilibri di potere stanno cambiando rapidamente e dove, per la prima volta, la supremazia navale indiana affronta una sfida concreta — e sottomarina.







