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Giappone, la sfida di Sanae Takaichi parte dall’economia

La premier giapponese Sanae Takaichi affronta il primo test del suo governo: salari reali in calo e inflazione persistente. Il piano di stimoli da 13,9 trilioni di yen su cui si basa il lancio della “Sanaenomics” rischia di compromettere la credibilità fiscale e politica dell’erede di Abe

A poche settimane dall’insediamento, la premier giapponese Sanae Takaichi si trova di fronte a un primo test politico ed economico: il calo dei salari reali per il nono mese consecutivo. I dati del ministero del Lavoro mostrano un aumento nominale dell’1,9% su base annua a settembre, ma un calo reale dell’1,4%. L’erosione del potere d’acquisto pesa sui consumi e alimenta il malcontento in un Paese dove l’inflazione è tornata a essere la principale preoccupazione dell’elettorato.

Takaichi, prima donna a guidare il Giappone, ha promesso di rilanciare lo spirito dell’Abenomics — la dottrina economica fondata da Shinzo Abe su stimolo fiscale, politica monetaria espansiva e riforme strutturali. Ma il contesto è mutato: dopo 41 mesi consecutivi sopra il 2%, l’inflazione non è più il sintomo della stagnazione, bensì un rischio politico.

Il governo prepara un pacchetto da 13,9 trilioni di yen (circa 92 miliardi di dollari) per sostenere famiglie e imprese, con sussidi a energia e pmi. Una misura che intende preservare il consenso, ma che rischia di alimentare la stessa inflazione che vuole contenere. Secondo Marcel Thieliant di Capital Economics, “misure populiste come i sussidi energetici o i trasferimenti diretti finirebbero per rafforzare le pressioni inflazionistiche”. Anche HSBC avverte che un piano di stimoli finanziato con nuovi bond potrebbe “compromettere la credibilità fiscale” di un Paese il cui debito pubblico sfiora il 250% del Pil.

La Banca del Giappone resta ferma. Il governatore Kazuo Ueda ha mantenuto il tasso di riferimento allo 0,5% per la sesta riunione consecutiva, sostenendo che l’istituto non è “in ritardo rispetto al ciclo”. Takaichi, che in passato aveva criticato il tightening, ora invita alla prudenza: secondo lei, l’inflazione giapponese non è ancora “sostenibile”. Ma il confine tra prudenza e immobilismo è sottile.

L’equilibrio tra politica fiscale e politica monetaria sarà la misura della leadership di Takaichi. Se l’inflazione resterà sopra il 2% nei prossimi mesi, avverte Jesper Koll del gruppo Monex, “la popolarità del governo crollerà”. Il Giappone rischia così di ritrovarsi intrappolato in una versione invertita del suo passato: non più la deflazione, ma l’incapacità di controllare la crescita dei prezzi. In entrambi i casi, la politica dovrà scegliere tra consenso immediato e credibilità di lungo periodo.


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