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Un incontro in Ucraina per superare il blocco ungherese. Ecco il piano di Kyiv (e dell’Ue)

L’Ucraina prova a rilanciare il proprio percorso verso l’Unione europea ospitando a Lviv un incontro informale dei ministri per gli Affari europei dell’Ue. Il vertice mira a superare lo stallo creato dal veto ungherese e a mostrare continuità politica nei confronti delle riforme avviate da Kyiv

L’Ucraina cerca di rilanciare la sua adesione all’Ue, preparandosi ad accogliere il 10 e l’11 dicembre un incontro informale dei ministri per gli Affari europei nella città di Lviv. L’iniziativa, annunciata congiuntamente dalla presidenza danese del Consiglio dell’Ue e dal vice primo ministro ucraino Taras Kachka, nasce con l’obiettivo di mostrare sostegno politico al percorso di adesione di Kyiv, oltre che di fare il punto sui risultati ottenuti finora nei settori delle riforme economiche, giudiziarie e anticorruzione. La scelta di riunirsi direttamente in territorio ucraino è intesa come un messaggio chiaro di unità europea sul fatto che il futuro dell’Ucraina è all’interno dell’Unione, come scritto chiaramente nell’invito formale recapitato nelle varie capitali europee.

Il vertice arriva in un momento complesso. La candidatura di Kyiv, formalmente riconosciuta nel 2022, resta infatti bloccata dal veto del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che si oppone all’apertura dei negoziati di adesione e mantiene un atteggiamento ostile, impedendo il raggiungimento della richiesta unanimità (i tentativi di cambiare le regole e procedere con una maggioranza qualificata non hanno finora raccolto consenso). Ma alcuni funzionari europei interpellati da Politico spiegano che si sta valutando di perseguire un approccio definito di “frontloading”, che consentirebbe all’Ucraina (e alla Moldavia) di proseguire con il ciclo successivo di riforme senza attendere l’avvio formale dei negoziati. L’idea è di permettere a Kyiv di muoversi rapidamente quando l’attuale impasse sarà superata, considerando anche le elezioni parlamentari che attenderanno Orbán entro aprile 2026, con i sondaggi che danno il suo partito Fidesz in svantaggio rispetto alla coalizione filoeuropea guidata da Péter Magyar.

Parallelamente al tema dell’allargamento, l’Unione continua a incontrare difficoltà anche sul piano del sostegno finanziario all’Ucraina. Bruxelles non è ancora riuscita a sbloccare la proposta di un prestito da 140 miliardi di euro finanziato con gli interessi sugli asset russi congelati, a causa delle obiezioni del Belgio. Nonostante queste tensioni interne, la Commissione ha pubblicato un rapporto positivo sui progressi compiuti dall’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato che il Paese diventerà membro dell’Ue “in modo giusto” e che sta difendendo sé stesso mentre la guerra continua.


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