La partnership tra Anduril e Hyundai Heavy Industries accelera la corsa statunitense alle navi autonome, unendo software avanzato e capacità cantieristiche per rispondere alle nuove esigenze operative della US Navy. Il progetto punta su modularità, produzione rapida e cooperazione industriale tra Washington e Seoul, con implicazioni che superano la singola commessa e toccano equilibri geopolitici e tecnologici sempre più centrali
La crescente attenzione delle marine occidentali verso le piattaforme senza equipaggio sta aprendo nuovi spazi a collaborazioni che uniscono innovazione digitale e capacità cantieristiche tradizionali. In questo scenario si inserisce l’intesa tra Anduril e Hyundai Heavy Industries, decisa a spingere lo sviluppo di navi di superficie autonome (Avs) per il futuro programma della US Navy. La scelta mette insieme due mondi complementari e risponde alla ricerca americana di soluzioni più flessibili, modulari e rapidamente producibili, un obiettivo che riflette esigenze operative sempre più pressanti nei teatri marittimi.
Dalla Corea a Seattle, la filiera del progetto
La collaborazione si è rafforzata negli ultimi mesi attraverso un memorandum e una serie di impegni industriali che prevedono la costruzione del primo prototipo in Corea del Sud, utile per testare design, sistemi di autonomia e propulsione. Anduril sta intanto ristrutturando un cantiere a Seattle per avviare la produzione in territorio americano, un requisito chiave per inserirsi nelle forniture della Marina. Al centro del progetto c’è una nave modulare con scafo in acciaio, pensata per integrare payload intercambiabili e per sostenere missioni di sorveglianza, guerra elettronica e attacco.
Il riferimento è il programma della US Navy dedicato ai Modular attack surface craft, che punta a un modello scalabile e a una produzione più rapida rispetto ai tradizionali tempi dei grandi cantieri. Anduril parla della possibilità di assemblare dozzine di unità all’anno, un obiettivo ambizioso in un settore abituato a cicli lunghi e a volumi limitati.
Hyundai porta in dote una lunga esperienza nella costruzione di scafi, mentre l’azienda americana contribuisce con architetture aperte e sistemi autonomi già impiegati in altri domini. L’intesa beneficia inoltre della crescente cooperazione tecnologica tra Washington e Seoul, sostenuta da un contesto geopolitico che spinge per rafforzare la capacità di risposta marittima.
Un laboratorio che orienta le strategie marittime occidentali
La portata della partnership va oltre la singola commessa e si inserisce nel più ampio tentativo della US Navy di costruire una flotta distribuita, composta anche da piattaforme meno costose e sacrificabili. Il modello dual use immaginato dalle due aziende apre scenari commerciali nel settore civile, mentre per la Corea del Sud rappresenta un’opportunità per consolidare la propria presenza nella supply chain americana.
Anche l’Europa osserva con attenzione l’evoluzione di questa nuova generazione di sistemi navali che combina automazione, modularità e produzione accelerata. Il progetto Anduril Hyundai mostra come la competizione per le tecnologie marittime autonome diventi un banco di prova per l’integrazione tra innovazione software e capacità industriali mature, un punto di incontro che potrebbe influenzare il modo in cui le marine occidentali pianificano le flotte dei prossimi anni.
La sfida non riguarda solo la tecnologia ma la capacità di costruire in tempi brevi piattaforme affidabili e adattabili, un requisito destinato a pesare sempre più nelle strategie marittime globali.
















