Skip to main content

Il passato che non ritornerà

Al termine della parabola storica berlusconiana i cattolici sono chiamati a misurarsi con la difficile ed esigente contemporaneità in vista della costruzione di prospettive di miglioramento per tutto il Paese. È utile ricordare che mai la Dc, neppure nel periodo aureo dal 1948 al 1953, ha rappresentato la totalità dei cattolici italiani. Nel contempo rilevanti componenti laiche e comunque esterne al mondo cattolico, si riconoscevano nelle indicazioni strategiche della Dc, specialmente sul terreno della politica economica e della politica estera. Nel corso degli anni i rapporti tra la Cei e la Dc hanno attraversato fasi assai alterne e diversificate con lo spartiacque storico del Concilio indetto da papa Giovanni xxiii.
 
Il blocco sociale di riferimento democratico-cristiano, ha subito vaste e incisive trasformazioni e lo stesso collateralismo che per lunghi anni aveva segnato le esperienze di organizzazioni quali Acli, Coldiretti, Cisl, Fuci e altre ancora è andato trasformandosi fino a scomparire quasi del tutto nelle ultime stagioni della quarantennale parabola storica della Dc. Presti quindi attenzione chi credesse con ingenuo semplicismo di rispolverare vecchie attrezzature pronte all’uso dopo alcuni ritocchi organizzativi. Non coltivi troppe illusioni neppure chi credesse all’efficacia di appelli pur autorevoli all’unità dei cattolici dopo una lunga stagione di diaspora e di particolarismi talora ai limiti di un corrosivo spirito settario. A partire dalla Settimana sociale tenutasi a Reggio Calabria, la Cei è impegnata in una meritoria opera di rivalutazione dell’attività politica intesa come servizio e come ricerca della giustizia sociale. L’impegno politico viene indicato alle giovani generazioni di credenti come nobile avventura umana per fare vivere qui e adesso i preziosi apporti dell’umanesimo cristiano nella società italiana investita da una crisi estesa e grave. In questo quadro quale può essere una prospettiva di ricomposizione della rappresentanza cattolica in politica? Ritengo del tutto irrealistica l’ipotesi di un soggetto unitario, inteso come ritorno all’ovile in steccati confessionali che cancellerebbero gli insegnamenti di Sturzo e di De Gasperi, e non possono avere futuro semplici sommatorie di sigle in assenza di progetti chiari e condivisi sul terreno istituzionale e sociale.
 
L’impegno prioritario dovrebbe chiamare tutti i cattolici alla difesa dei valori della Costituzione messi in discussione con toni aggressivi e pericolosi perfino contro l’unità nazionale. Restando ognuno nel partito in cui si riconosce, sarebbe molto positiva l’adesione libera e convinta ad un “appello patriottico” che riproponesse i temi di fondo e le idealità principali della tradizione popolaristica, liberale e democratica dei cattolici italiani. Questo appello sarà aperto anche a persone provenienti da altre tradizioni e diversi orientamenti, ma pronte a sostenere l’essenza di un umanesimo cristiano che secondo il magistero di Benedetto xvi si basa sul positivo e fecondo incontro tra fede e ragione. Le componenti di origine cattolica all’interno dei vari schieramenti e di altre formazioni potranno così rafforzare un ruolo di proposta e di indicazione strategica rivolta all’intero gruppo dirigente, ben oltre i limiti della politica attuale. Credo che il più grande impegno dei cattolici in politica sia oggi la costruzione di un nuovo umanesimo unito ad uno stile di vita sobrio ed etico. Fili che vanno riannodati in modi adatti ai tempi nuovi. Non è possibile alcun ritorno al passato.


×

Iscriviti alla newsletter