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Sulla sovranità digitale europea anche l’Italia dice la sua

Esulta il sottosegretario Butti dopo la firma del governo sulla Dichiarazione: “L’Europa afferma in modo chiaro che la sovranità digitale non vuol dire chiudersi al mondo, ma dotarsi degli strumenti necessari per scegliere in autonomia le proprie soluzioni tecnologiche, proteggere i dati più sensibili e rafforzare le infrastrutture critiche”. Il contributo italiano può arrivare grazie al suo approccio pragmatico e di mediazione sulla tecnologia

Il governo italiano ha firmato ieri a Berlino, insieme ai rappresentanti degli altri Stati membri dell’Unione europea, la “Declaration for European Digital Sovereignty” (Dichiarazione per la sovranità digitale europea). Una dichiarazione fondamentale per il futuro dell’Europa, chiamata ad avere un ruolo centrale all’interno della rivoluzione tecnologica. Un ruolo a cui anche l’Italia potrà dare il suo contributo, apportando una visione pragmatica, che funge da raccordo tra l’approccio europeo e quello americano. La Dichiarazione infatti definisce la sovranità digitale come la capacità dell’Unione europea di agire in modo autonomo nel mondo digitale, regolando infrastrutture, dati e tecnologie secondo le proprie leggi, i propri valori e interessi di sicurezza, senza indebite dipendenze da attori esterni, ma restando comunque aperti alla cooperazione con i partner internazionali che condividono i principi europei.

“Con la sottoscrizione di questa Dichiarazione fortemente voluta dal governo italiano”, sottolinea il sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti , “l’Europa afferma in modo chiaro che la sovranità digitale non vuol dire chiudersi al mondo, ma dotarsi degli strumenti necessari per scegliere in autonomia le proprie soluzioni tecnologiche, proteggere i dati più sensibili e rafforzare le infrastrutture critiche. Come dimostra anche il recente ruolo di promotrice del Digital Commons EDIC, l’Italia è pienamente impegnata in questo percorso”.

Il documento chiarisce che la sovranità digitale non identifica una forma di protezionismo o isolamento, ma un approccio comune europeo che rafforza la capacità di fare liberamente le proprie scelte tecnologiche. Ciò passa attraverso un clima favorevole agli investimenti, un quadro regolatorio chiaro e prevedibile e una forte attenzione alla competitività.

Per incentivare tutto questo però il nodo resta quello delle regole. La convinzione di molti – a partire da Francia e Germania i cui leader (Emmanuel Macron da una parte e Friedrich Merz dall’altra) si sono incontrati a Berlino proprio per discutere dei prossimi passi – è che troppe regole soffocano lo sviluppo e allontanano gli investitori. Una convinzione che sembra farsi largo. Oggi la Commissione europea ha presentato il pacchetto omnibus, che prevede proprio una semplificazione delle regole. “La proposta odierna rappresenta un primo passo importante nel nostro programma di semplificazione digitale, che mira a creare un contesto imprenditoriale più favorevole per le aziende europee”, afferma il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis. “Un Digital Fitness Check, anch’esso lanciato oggi e corredato da un’ampia consultazione pubblica, guiderà i nostri prossimi passi. Semplificando le norme, riducendo gli oneri amministrativi e introducendo norme più flessibili e proporzionate, continueremo a mantenere il nostro impegno a dare alle imprese dell’Ue più spazio per innovare e crescere”, aggiunge.

Un capitolo centrale della Dichiarazione è dedicato alla sovranità sui dati, considerati un asset strategico per l’Europa. Nel testo viene richiamata la necessità di proteggere in modo effettivo i dati più sensibili da interferenze esterne e da normative extra-europee, anche attraverso strumenti concreti come il Portafoglio europeo di identità digitale (European Digital Identity Wallet), il sistema “once only”, gli spazi di dati comuni e i sandbox regolatori. Il documento individua inoltre alcune aree tecnologiche strategiche su cui concentrare una visione di lungo periodo e gli investimenti, come il calcolo ad alte prestazioni (HPC) e semiconduttori, reti di comunicazione di nuova generazione e infrastrutture satellitari, tecnologie quantistiche e cybersicurezza, cloud e intelligenza artificiale.

In questo quadro, viene riconosciuto anche il ruolo delle soluzioni open source, purché rispettino elevati standard di sicurezza informatica e siano integrate, ove necessario, da tecnologie proprietarie affidabili. La Dichiarazione sottolinea, inoltre, che la sovranità digitale dipende non solo da tecnologie e infrastrutture, ma anche dalle persone: sono ritenuti indispensabili investimenti in formazione, competenze digitali, alfabetizzazione mediatica e digitale, ricerca e attrazione di talenti. Un’attenzione specifica è dedicata alla tutela della democrazia e della fiducia pubblica, di fronte a fenomeni come disinformazione, deepfake e l’aumento degli attacchi cyber, promuovendo integrità dell’informazione e un ecosistema mediatico online pluralista e servizi digitali indipendenti e affidabili.


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