Da un lato Zelensky non ha respinto categoricamente il piano, dall’altro l’Europa, che non vorrebbe solo prendere atto di una serie di punti siglati (o meno) dalle parti in causa, anche perché ci sono in ballo l’ingresso di Kyiv nell’Ue, la nuova infrastrutturazione di difesa della cintura orientale della Nato e dell’Ue, la questione degli asset russi, il dossier energetico. Tutti temi che non possono esulare da un coinvolgimento di Bruxelles. In questo senso si inserisce la dialettica, analitica e pragmatica, che Roma e Berlino stanno ponendo in essere
L’obiettivo è uno solo: riuscire ad ottenere una “pace giusta e duratura per l’Ucraina, nell’interesse dell’intera Europa”. Giorgia Meloni, in Sudafrica per il G20, ne ha parlato al telefono con il Cancelliere tedesco Friedrich Merz per un primo scambio di valutazioni sulla proposta di pace americana per l’Ucraina, mettendo in cima alle riflessioni il punto di caduta in Ue dell’accordo. Entrambi concordano nel perseguire gli sforzi negoziali in corso: il riferimento, spiegano fonti italiane, è all’accoglimento delle solide garanzie di sicurezza, che comprendano il più ampio quadro della stabilità europea e transatlantica, in linea con quanto da tempo proposto dall’Italia. Ovvero, senza l’Europa difficilmente si otterrà un piano completo e davvero funzionale alla chiusura della questione.
Altri temi sono stati considerati meritevoli di ulteriore approfondimento. Come i restanti elementi dei 28 punti che compongono il puzzle orchestrato dalla Casa Bianca che tocca le concessioni territoriali, le limitazioni alle dimensioni dell’esercito e nessuna adesione alla Nato per l’Ucraina. Un capitolo ad hoc merita il passaggio per la ricostruzione dell’Ucraina, che includa l’istituzione di un fondo di sviluppo ucraino, l’aiuto americano per ricostruire le infrastrutture del gas ucraino, lo sfruttamento dei minerali e delle risorse naturali e infine il sostegno operativo della Banca Mondiale.
I fautori del piano di pace statunitense mettono in evidenza che esso contempla importanti concessioni a Kyiv, mentre i critici sottolineano che molti punti sembrano ancora vagamente definiti. Stiamo parlando comunque di una bozza, dal momento che non esiste una versione ufficiale per cui anche gli altri soggetti in campo ragionano a grandi linee. Da un lato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha respinto categoricamente il piano, ma ha detto apertamente che l’Ucraina avrebbe collaborato con gli americani sulle “proposte”. Un’apertura, dopo le resistenze interne circa i territori contesi, ma anche la dimostrazione che, come sulla crisi a Gaza, lo sforzo della Casa Bianca deve essere elogiato per la complessiva sterzata che si intende dare alla guerra dopo quasi quattro anni di combattimenti. Dall’altro il ruolo dell’Europa, che non vorrebbe solo prendere atto di una serie di punti siglati (o meno) dalle parti in causa, anche perché ci sono in ballo l’ingresso di Kyiv nell’Unione Europea, la nuova infrastrutturazione di difesa della cintura orientale della Nato e dell’Ue, la questione degli asset russi, il dossier energetico. Tutti temi che non possono esulare da un coinvolgimento di Bruxelles. In questo senso si inserisce la dialettica, analitica e pragmatica, che Roma e Berlino stanno ponendo in essere.
Appare di tutta evidenza che l’occasione rappresentata dal G20 a Johannesburg verrà messa a frutto dal premier italiano per realizzare discussioni e approfondimenti con i principali leader interessati alla soluzione della crisi, anche se mancheranno gli interlocutori americani che, come è noto, non saranno presenti al vertice. Mancherà anche Vladimir Putin a causa del mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei suoi confronti per l’invasione dell’Ucraina, ma ci sarà il suo consigliere economico Maxim Oreshkin, e al posto di Xi Jinping ci sarà il premier Li Qiang.
















